2023-09-27 18:23:47
Donbass - Nei punti più caldi sulla linea del fronte, dove ogni giorno le bombe cadono a pioggia, senza tregua, distruggendo tutto ciò che si trova nei paraggi e rendendo impossibile l’esistenza di qualsiasi forma di vita, in molti casi si trovano schierati gli “Shtorm Z”, squadre di militari russi formati da ex detenuti che hanno avuto la possibilità di scontare la loro pena in questo inferno. Si tratta di persone che già prima di partire per il fronte sono consapevoli del fatto che in guerra avranno un percorso più difficile degli altri.
Per gran parte di loro questa possibilità di riscatto coincide con l’inizio di una nuova vita. Ma non tutti riescono ad uscire da questo inferno: statisticamente negli “Shtorm Z” le perdite sono più altre rispetto ad altri reparti.
Nella caserma della “Dikaja Divisija”, (una divisione nata sulla base della brigata Pyatnashka) ho avuto l’occasione di incontrare questi ex detenuti, oggi guerrieri, che combattono alla pari degli altri commilitoni sul fronte attorno ad Avdeevka.
In una delle camerate, tra due letti a castello, seduto accanto ad un comodino più simile ad un altare in miniatura, zeppo di icone ortodosse, ho incontrato “Chaki”, uno di questi combattenti giunti dai penitenziari. Giovane, capelli e barba scura e lo sguardo pieno di speranza. La sua gamba destra è fasciata dal piede fino al ginocchio mentre entrambi gli arti inferiori sono ridotti ad un colabrodo, i numerosi piccoli ma profondi fori sulla pelle risalterebbero anche senza la “zelyonka”, il disinfettante verde attorno ad essi.
È finito al fronte quando il Ministero Della difesa russo ha iniziato a dare ai detenuti la possibilità di scegliere volontariamente di riscattarsi al fronte. Chaki ammette che aveva provato ad arruolarsi nella Wagner anche prima della condanna a 7 anni di carcere per produzione e detenzione di sostanze stupefacenti, quando era solamente indagato, ma gli uomini di Prigozhin gli dissero di ripassare una volta risoluti i guai con la legge.
Il 27enne di Orenburgo confida di aver deciso di andare al fronte per riscattarsi prima di tutto nei confronti dei suoi genitori, suo padre è un ufficiale dell’esercito in congedo.
Dopo una prima fase di addestramento il giovane è finito sul fronte di Avdeevka, a nord-ovest di Donetsk tra gli assaltatori, con il compito di conquistare le posizioni ucraine.
Il primo assalto, finito non troppo bene, lo ricorda dettagliatamente: “eravamo stati divisi in 3 squadre, noi eravamo in coda. Ci hanno riferito che nella squadra davanti a noi erano rimasti feriti dei commilitoni, quindi siamo accorsi a prestare aiuto, nonostante il fuoco dei cecchini. Poi un paio dei nostri sono rimasti uccisi, un mio amico è stato ferito da ben 7 proiettili. Siamo riusciti a tirarlo fuori. Lo hanno trasferito a Mosca e ora è fuori pericolo di vita, tra un anno e mezzo, dicono i dottori, tornerà a camminare”.
Dopo un paio di nuove missioni tra le linee avversarie, saltando all’interno di una trincea ucraina, è finito su una mina antiuomo “petalo”, riportando pensanti ferite alle gambe.
A Chaki hanno proposto un primo ricovero a Rostov sul Don, una buona assistenza durante il processo di riabilitazione e soprattutto la sicurezza delle retrovie. La sua guerra sarebbe potuta finire, eppure lui ha deciso di rimanere a Donetsk, vicino ai suoi commilitoni, affidandosi ai medici del battaglione per poter tornare il prima possibile al fronte.
15.5K views15:23