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Rojava Resiste

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Canale di informazione sul Vicino e Medio Oriente e solidarietà con la rivoluzione confederale in Siria del Nord

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Gli ultimi messaggi 2

2021-11-04 11:04:43 Siamo alla vigilia di una terza invasione turco-jihadista del #Rojava?
Continuano a intensificarsi gli attacchi della #Turchia al Rojava. Il co-presidente del Consiglio Esecutivo della regione dell'Eufrate ha dichiarato come gli attacchi non si siano mai fermati dall'ultima invasione, ma che negli ultimi tempi stanno aumentando, unendosi ad attacchi alla popolazione civile attraverso il blocco dell'acqua, l'embargo economico, assassini e rapimenti mirati.

Potremmo dunque essere alla vigilia di una terza invasione della #Siria del Nord-Est da parte di Ankara, dopo quelle di marzo 2018 ad #Afrin e ottobre 2019. Erdogan si è recato al #G20 di Roma con questo obiettivo: ottenere il permesso (soprattutto dalla Russia di Putin) di attaccare di nuovo le Forze Siriane Democratiche, le Ypj e le Ypg a Tell Tamir e Kobane.

L’offensiva che Putin e il presidente siriano #Assad si preparano a sferrare sull’area di #Idlib, controllata da bande jihadiste filoturche, infatti, creerà nuovi flussi di profughi. Erdogan, quindi, ha comunicato a Putin, Biden, e soprattutto ai leader dell’UE, di aver bisogno di maggiori fette di territorio in Siria per collocarli affinchè non raggiungano la Turchia e, quindi, l’Europa (compito per il quale il "Sultano" turco riceve, da anni, miliardi di euro dall’UE).

A corollario, la scorsa settimana il parlamento turco ha approvato il rinnovo delle operazioni militari in Siria e in #Iraq per altri due anni. Solo l'#HDP (partito democratico dei popoli, sinistra filo-curda e anti-nazionalista) e il CHP (partito repubblicano kemalista) hanno votato contro.

Un componente della Commissione dei diritti umani del Parlamento iracheno ha denunciato pubblicamente l'utilizzo da parte della Turchia di armi chimiche sul territorio del Kurdistan iracheno.
1.1K views08:04
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2021-10-25 13:30:02 Aggiornamenti da Rojava e Turchia
Sulle recenti minacce di guerra di #Erdoğan contro il Nord-est della #Siria, un portavoce delle #YPG ha dichiarato che negli ultimi 6 mesi ci sono stati 306 attacchi, aerei e di terra, che hanno ucciso 8 civili, nonostante vi sia ancora il cessate il fuoco dell’ottobre del 2019. Tutto questo riconduce all’obiettivo del presidente turco di destabilizzare l’area, acquisire potere e dare vita al sogno di una #Turchia neo-ottomana.

Gli ultimi attacchi in #Rojava si sono registrati nella notte di venerdì e sabato. Venerdì la Turchia ha bombardato i villaggi di Eyn Deqnê e Belûniyê, vicino Tel Rifat, che si trova a nord di Aleppo ed è il presunto obiettivo della prossima invasione. Attacchi via terra sono stati registrati invece nel villaggio di Til Şenan, vicino Tel Tamir. Mentre sabato un drone ha colpito una macchina sulla strada fra Kobane e Aleppo, uccidendo tre persone.

Dal 5 ottobre a Semalka (in Rojava, vicino al confine con il #Bashur) sta andando avanti una protesta del Consiglio delle Famiglie dei Martiri del cantone di Cizre: chiedono al Bashur la restituzione dei corpi dei martiri Tolhildan Raman e Serdem Cûdî, membri dell’HPG (braccio armato del #PKK) e dell’YJA-Star (milizia femminile vicina al PKK) uccisi in un’imboscata del KDP (il Partito-clan della famiglia Barzani che domina il Kurdistan iracheno) a fine agosto assieme ad altri/e guerriglieri/e. Fino ad ora nessun cenno da parte del KDP.

Sabato #Erdogan ha ordinato al Ministro degli Esteri di dichiarare 10 ambasciatori presenti nel paese "persone non grate" e quindi sulla via dell'espulsione. Si tratta di 10 ambasciatori che si erano mobilitati per liberare Osman Kavala, imprenditore e filantropo turco in prigione dal 2017.

Nel frattempo, in Turchia, la sigla “The Children of Fire Initiative” ha reclamato in un comunicato stampa la responsabilità di alcune azioni: ha dato fuoco ad uno youth-club, ad un autobus appartenente alla Istanbul Electric Tramway and Tunnel Establishments, ad una fabbrica di imballaggi, ad una struttura per il riciclo e ad una macchina. Si trattava in tutti i casi di cose o strutture legate all’AKP o a gruppi fascisti.
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2021-10-12 12:43:11 La repressione in #Turchia colpisce quotidianamente ogni forma di opposizione
Ad #Amed (#Diyarbakir), numerose abitazioni sono state prese d’assalto dalla polizia e 13 persone sono state arrestate, le persone colpite sono accusate di aver pianificato azioni per celebrare l’anniversario delle rivolte di #Kobane dal 6 all’8 ottobre 2014.

Già martedì 12 persone erano state arrestate nell’ambito della repressione politica dell’opposizione curda, tra loro i politici di #HDP Aziz Başboğa e Ihsan Deniz. Di cosa siano accusati non è chiaro. Il fascicolo è riservato e agli arrestati viene negato l’accesso agli avvocati.

Per quanto riguarda la stampa, al momento sono 63 i giornalisti in carcere in Turchia: le ultime condanne sono state pronunciate a settembre quando 6 reporter sono stati condannati complessivamente a 27 anni di carcere. Inoltre 50 giornalisti al momento si trovano sotto processo: in totale, spiega il sindacato turco della stampa DFJ, rischiano due ergastoli aggravati e pene detentive da un minimo di 266 anni a un massimo di 649.

Nello stesso mese la macchina della censura gestita dal Rtuk, il Consiglio supremo per la Radio e la Televisione, ha comminato multe contro sei canali tv e 28 siti per reati politici.

Anche il cinema è sotto attacco: il regista curdo Veysi Altay è stato condannato al carcere per il suo documentario "Nû Jîn" che racconta la resistenza a Kobane. L'accusa è di "propaganda terroristica". Condannato insieme a lui anche Dicle Anter, l'ex direttore del cinema in cui è stato proiettato il film.

Numeri su numeri che descrivono un clima di repressione sempre più soffocante, che sembra proporzionale alle crisi interne vissute dal governo turco: da quella economica (svalutazione della lira, inflazione, effetti della pandemia) a quella sociale (rispetto alle recenti proteste per il diritto alla casa degli studenti in tutto il paese).
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2021-10-08 14:35:48 Sabato 9 alle 15:00 da San Babila, a Milano, si terrà un corteo per chiedere la liberazione di Abdullah Öcalan e delle e dei prigionierə politichə detenutə illegittimamente nelle carceri turche.
https://fb.me/e/1dBvfpK5l?ti=wa

Da oltre 20 anni Abdullah Öcalan, leader del popolo curdo e teorico del confederalismo democratico, si trova in una condizione di detenzione e tortura nel carcere di Imrali, in Turchia. In questi due decenni diritti fondamentali come la possibilità di parlare con i propri avvocati, di poter effettuare chiamate e incontri gli sono stati riconosciuti solo in rarissime occasioni. Questo inoltre è successo solo in seguito ad alcune partecipate mobilitazioni, o come dopo il grande e collettivo sciopero della fame iniziato da Layla Güven, deputata dell’HDP, il Partito democratico dei popoli, nel 2018.

Dai pochi incontri concessi e dai testi scritti da Öcalan in carcere è sempre emersa una posizione di ricerca di una soluzione di pace e democrazia non solo per la questione curda ma per tutto il Medio-Oriente. Proposte concrete per la costruzione di una società democratica, ecologica e con al centro la liberazione della donna, sono state un faro per molte persone nel mondo e un’ ulteriore minaccia per la dittatura turca, che perciò continua a portare avanti la detenzione di quest’uomo simbolo di un movimento, di un pensiero e di un popolo.

La condizione di Abdullah Öcalan e delle e dei prigionierə politichə detenutə in Turchia non può rimanere un elemento taciuto dalle potenze e dagli stati che con essa continuano ad intrattenere rapporti diplomatici ed economici.
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2021-08-21 11:30:01 Sull'orrore annunciato in #Afghanistan e la lotta che non si è mai interrotta
Non c'è molto da aggiungere alle molte analisi e agli appelli che, dalla nostra parte, sono state già prodotte negli anni e che continuano tutt'ora.

Metà fallimento ideologico e storico della egemonia euroccidentale, metà risultato dell'accordo voluto da USA/NATO con i talebani in perfetta coerenza con la loro logica di "stabilizzazione per procura" delegata a poteri autoritari locali, questi 20 anni di occupazione hanno solo replicato le modalità occidentali di gestione di guerre e conflitti - dai Balcani in avanti.

A noi gli ultimi 11 anni di rivoluzioni e guerre in Medio Oriente hanno insegnato che l'unica via di uscita - lcome altrove - viene dall'autodeterminazione dei settori oppressi di quelle società, che si sono dimostrate molto più ricche e capaci di rompere gli equilibri tradizionali di noi.

Per questo ora, come hanno dichiarato le Comunità delle donne curde, è nostro dovere sostenere quelle organizzazioni che da quarant'anni lottano contro ingerenze esterne (sovietiche e USA) e fondamentalismi interni.

Sosteniamo RAWA - Revolutionary Association of the Women of Afghanistan (movimento femminile, fondato nel 1977 a Kabul dalla studentessa universitaria ventunenne, Meena Keshwar Kamal, in seguito assassinata per la sua opposizione sia ai capi tribali jihadisti foraggiati dagli USA e dal Pakistan, sia al governo filo-URSS) e il partito Hambastagi ("della Solidarietà", di Selay Ghaffar). In Italia, sosteniamo il CISDA - Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane, che da sempre sostiene la resistenza necessaria nel paese e le comunità di esuli all'estero.
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2021-07-19 14:41:31 9 anni fa iniziava la rivoluzione del Rojava
È la notte tra 18 e il 19 Luglio 2012. Nel contesto post-sollevazioni popolari del marzo 2011, il nord-est della Siria si trova in una situazione particolare di vuoto di potere, dove le forze del regime di Assad sono poche e isolate. I movimenti a maggioranza curda, che già da anni agivano in clandestinità, proclamano l'insurrezione e l'autogoverno.

Grazie alla creazione, sempre in clandestinità, delle Unità di difesa delle donne e del popolo, forti del sostegno popolare, la presa di Kobane e dei territori limitrofi avviene senza spargimenti di sangue. Da quel momento su quei territori cessava di esistere la Stato siriano e le sue istituzioni mentre venivano formate le prime assemblee e consigli popolari che si dovranno, d'ora in poi, occupare della gestione politica e sociale del Kurdistan occidentale.

La rivoluzione è però contagiosa e ben presto iniziative simili vengono presi anche dai movimenti fratelli in Turchia, Iraq (entrambe culle del confederalismo democratico) e Iran, mentre alla causa confederalista si uniscono anche le popolazioni arabe, armene, yazide in un moto trans-nazionale e che abbatte confini già in frantumi.

La storia della Rivoluzione del Rojava è purtroppo una storia di sangue. Infatti, ben presto, le forze jihadiste nate nel caos della guerra civile siriana, misero Kobane e la rivoluzione confederale e femminista nel proprio mirino. La storia della Rivoluzione del Rojava è però storia di resistenza. Lo spirito e la volontà di un cambiamento radicale fece sì che le migliaia di donne e uomini che decisero di imbracciare un'arma diedero vita a una dei più forti Eserciti popolari della lunga storia dei movimenti rivoluzionari.

Nel mezzo di una delle guerre più crudeli dei nostri tempi, centinaia di migliaia di persone stanno conquistando e difendendo dall'aggressione turca e dall'insorgenza jihadista, insieme a istituzioni basate sulla democrazia consigliare, l'eguaglianza sociale e di genere, l'ecologia politica, meccanismi di convivenza pacifica tra tutti popoli e gli orientamenti religiosi del Medio Oriente.
Bijî şoreşa Rojava!
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2021-06-29 13:24:04 KURDISTAN BAŞÛR: CAPIAMO IL PANORAMA POLITICO

Il Kurdistan Democratic Party (KDP), partito maggioritario nel governo di coalizione del Kurdish Regional Government (KRG) della regione del Başûr, sta facilitando l'invasione turca del suo territorio in seguito a un accordo economico con Erdogan.

Il KDP fa capo alla famiglia Barzani e controlla le zone di Hewlêr (Erbil) e Duhok. Ufficialmente, il KDP ha adottato la storica retorica turca per cui il motivo dell'invasione è la presenza in Başûr del Kurdistan Worker's Party (PKK), che da 40 anni nella zona di Qendîl resiste al tentativo di genocidio del popolo curdo a opera dello Stato turco. Il leader del PKK Abdullah Öcalan, imprigionato in isolamento in Turchia da oltre 20 anni, è il teorico del confederalismo democratico, su cui si basa la rivoluzione della Siria del Nord Est.

Il governo di coalizione del KRG vede come secondo partito il Patriotic Union of Kurdistan (PUK), legato alla famiglia Talabani, che controlla la zona di Sulemania.

Finora lo Stato turco ha stabilito decine di basi militari nel nord del Başûr con l'aiuto del KDP e sta utilizzando armi chimiche contro la guerriglia del PKK.

Il Başûr (Sud Kurdistan) corrisponde al Nord dell'Iraq. Dopo un secolo di lotte tra i vari attori della zona (tra cui KDP, PDK, governo centrale iracheno e Iran), l'autonomia della regione si stabilizza in seguito alla rivolta dei vari gruppi curdi contro il regime baatista di Saddam Hussein durante la Seconda Guerra del Golfo (2003). Sconfitto il regime, la regione viene ufficialmente riconosciuta come autonoma nella costituzione irachena (2005).

Nel 2014 la presenza sempre più massiccia dello Stato Islamico (ISIS) ha visto i peshmerga del KDP e del PUK riconquistare la città di Kirkuk, ma abbandonare al massacro la città di Şengal e il popolo ezida, successivamente assistito dal PKK. In un referendum del 2017 la popolazione del Başûr ha espresso la volontà di rendersi totalmente autonoma dall'Iraq, ma in seguito alle pressioni di Baghdad e allo scontro con milizie sciite la richiesta è stata messa da parte e i peshmerga hanno restituito al governo centrale la città di Kirkuk.
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2021-06-24 10:56:25 ARRESTATI IN GERMANIA MEMBRI DELLA DELEGAZIONE INTERNAZIONALE PER LA PACE

6 membri della Delegazione Internazionale per la Pace e la Libertà in Kurdistan sono stati arrestati ieri all'aeroporto di Francoforte. In viaggio da Sulemania, gli attivisti sono tutti cittadini tedeschi.

Al momento 5 di loro sono sotto interrogatorio da parte della polizia federale tedesca, mentre una persona è stata rilasciata.

La Germania continua la sua politica di connivenza nei confronti della dittatura turca, portando avanti repressione sui suoi stessi cittadini in missione diplomatica di pace in #Kurdistan Başur, zona che attualmente sta subendo una pesante occupazione da parte dello Stato Turco, con il benestare del governo #Barzani del Governo regionale del Kurdistan iracheno

#DefendKurdistan
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2021-06-22 12:29:38 ERBIL: SPARITI RAPPRESENTANTI FERMATI IN AEROPORTO
Riceviamo ulteriori aggiornamenti dalla Delegazione Internazionale attualmente in Başur.

Il 13.06 la polizia del #KRG (Kurdish Regional Government) ha arrestato 3 rappresentanti dell'amministrazione autonoma del Nord Est della Siria, recatisi in aeroporto a Erbil per accogliere un gruppo della Delegazione Internazionale (poi arrestato e rimpatriato). Da ormai 10 giorni non si hanno loro notizie.

Ieri 21.06 alla delegazione e a decine di altre persone è stato impedito dalla security del KRG di raggiungere Qandil, zona sotto il controllo del #PKK.

In seguito a una protesta pacifica e spontanea dei presenti, la security ha sparato sulla folla, ferendo un manifestante.

Nei giorni precedenti alla delegazione è stato negato l'accesso anche al campo di #Mexmûr (uno dei centri più importanti del movimento di liberazione curdo e del confederalismo democratico) e a #Şengal (a oggi autogovernata dalle milizie autonome yezide).
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2021-06-20 18:39:54 STATO TURCO UCCIDE ALTRI CIVILI E ATTIVISTI
Riceviamo altri aggiornamenti dalla Delegazione Internazionale attualmente in Kurdistan Başur (Iraq).

Ieri 19/06 alle 19 un drone turco ha attaccato il villaggio di Galala, fuori Sulemania (Başur), uccidendo due persone e ferendone gravemente una terza.

Oggi a Sulemania si terrà un'altra manifestazione cittadina di protesta contro l'invasione turca del Kurdistan iracheno.

Nei giorni scorsi in diverse città curde ed europee si sono svolte manifestazioni in seguito al femminicidio di Deniz Poyraz, membro del partito democratico HDP. L'assassinio è avvenuto il 17.06 nell'ufficio HDP di Izmir per mano della coalizione del governo turco AKP-MHP.

Nella stessa giornata del 17 all'aeroporto di Erbil venivano fermat* tre attivist*. Finora non si hanno loro notizie.

Segui gli aggiornamenti dalla Delegazione Internazionale e sulla campagna Defend Kurdistan sul profilo Twitter ufficiale: https://mobile.twitter.com/DefendKurd

#DefendKurdistan
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