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I Distesi Claudicante, atrofico il corpo dei distesi, Inveent | Il Ladro Di Fuoco

I Distesi

Claudicante, atrofico il corpo dei distesi,
Inveente l'urlo che si leva sotto le fronde d'alloro che coprono i loro fumanti capi.
Passanti inermi, tessitori di novelle di buon auspicio.

Goderecce arie s'inalzano nell'ormai primizia opera di Persefone.
Cuori distesi ancora,
impotenti e rinchiusi in carceri chiare.
Sol accecante, che non vivono, non più sentono accarezzar loro pelle.

Sofferenti, passioni distrutte da nere sonanti scatole,
nel lor ripetersi come filastrocche agli orfani pargoli.
Offese le virtù dei distesi che giaciono nei pensieri.

Ad intrecciar parole e rabbia, rivolti a guardar dall'alto giardini dipinti.
Volti oscuri, sorridenti, che volgon lo sguardo e crepati soffiti.
Distesi, distesi ancor, nei giorni sacri del ricordo del morto profeta.
Pagana la visione nel loro io, rivendicano tal libertà negata.

Nefaste congiure, non han più voglia di subire da stolti lor simili,
creduli di ogni boccata d'aria infetta.
Salzan'ora, grattando sui muri i segni di vita persa, giorni che non san più di profumi plurali,
monotonali muffe son stanche di sentir le moventi delicate narici.

Rivoluzionarie rimembranze, scrosciano cascate di nuova vita.
L'ora é tarda, tempi maturi, tempo più non scorre.
Crono si scansa, lasciando passar gli stanchi distesi come folla in furor.

Vertici cadenti, fuggiaschi nella paura, cuor non v'é nei loro petti vuoti.
Frantumante ossa saranno i suoni del nuovo inno gioioso.
Riempite i vostri occhi di nova luce, ancor voi distesi, ad aspettar noi drenati ribelli.

Or ora di pace, di amor natante nell'etere.