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In sostanza la crescita nella domanda energetica meriterebbe d | GaiaPost

In sostanza la crescita nella domanda energetica meriterebbe di essere appagata e foraggiata, anche se questo volesse dire appoggiarsi ad una fonte energetica che, allo stato attuale, ci concederebbe un’autonomia che secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica, con le 4,7M di tonnellate di uranio ancora estraibili nel mondo ad un costo economicamente sensato, sarebbe compresa tra gli 85 e i 100 anni; un sostanziale incremento temporale (di svariati secoli) si avrebbe solo con i “reattori veloci” di IV generazione, gli unici a “sicurezza intrinseca”, i quali però, come la fusione nucleare (che è ancora più lontana), non esistono ancora, oppure con tecniche minerarie inedite che abbattano i costi di estrazione dell’uranio, anch’esse esclusivamente ancora nel campo speculativo.

E a proposito di autonomia, l’Italia e l’Europa in generale non svettano sicuramente tra le classifiche dei paesi con le maggiori riserve uranifere, lascando il primato ad Australia, Kazakistan, Canada, Russia, Sud Africa, Namibia, Brasile, Niger e USA.

E per quanto riguarda l’abbattimento del tempo di dimezzamento delle scorie nucleari per trasmutazione? Anche qui, senza quarta generazione si rimarrebbe nel campo della fantascienza.


Insomma la confusione propagandata è massima, anche trascurando per un momento il vero problema della corsa consumistica che spinge il nucleare civile e i problemi dell’approvvigionamento dell’uranio e dell’irrisolto stoccaggio delle scorie, risulta difficile sintonizzarsi con la frequenza d’onda dei simpatizzanti del nucleare.

Lo stesso ipcc sottolinea gli alti costi del nucleare civile a fronte di un impatto altamente secondario sulla decarbonizzazione, così come il World Nuclear Report, ma non mancano nemmeno organizzazioni di scienziati a ridimensionarne l’efficacia nonostante gli pseudo ecologisti dell’ultima ora non parlino d’altro.

L’impressione è che si stanno cavalcando i benefici promessi da una ipotetica IV generazione disponibile verosimilmente tra 15 anni usandola come cavallo di Troia per promuovere una tecnologia contemporanea praticamente già obsoleta nei tempi di costruzione di una centrale giocando proprio sulla confusione tra le generazioni

e in 15 anni il geotermico di nuova generazione ha tutto il tempo di maturare, così come tecnologie radicali per l’ottimizzazione dei consumi energetici e dello storage di energia.

E in ogni caso, per chi mostra il maggior grado di impermeabilità al dubbio e la totale indifferenza per i problemi ancora irrisolti dalla terza generazione, come correttamente appuntato da FFF resta completamente scoperto il fattore tempo, influenzato dall’assenza di know-how nostrano, ed è proprio in relazione alla roadmap energetica dell’Italia per il 2030 che il progetto nucleare, ampiamente in secondo piano anche secondo l’ipcc rispetto alle rinnovabili, cade completamente a pezzi

soprattutto in un paese come il nostro nel quale è stato stimato un potenziale di produzione fotovoltaica sul territorio già cementificato (al 2003, dunque sottostimato) di 125 TWh di energia annui, e una produzione di sola energia eolica di 410 TWh annui, a fronte di una richiesta energetica di 334 TWh annui lordi di cui solo 41 TWh prodotti da impianti eolici e solari installati sul territorio.


Insomma sembrerebbe scontato e invece è sempre importante ribadirlo: il nucleare non è una panacea esattamente come qualunque promessa tecnologica da sola non affronta la radice dei problemi partoriti da nodi politici irrisolti che noi stessi, come specie, ci provochiamo.

Chiunque non veda lo spessore politico delle questioni nascondendosi dietro tecnicismi rischia costantemente di sprofondare nello scientismo e nel velo di ingenuità che lo circonda
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