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Il principe, al cospetto di tanta bellezza, si avanza turbato; | Fiabe per tutti

Il principe, al cospetto di tanta bellezza, si avanza turbato; ma al calpestio la fanciulla si volta, arrossisce, abbassa gli occhi pudica, con una dolcezza, una sincerità, un candore, di cui il principe credeva incapace il bel sesso.

Preso da insolito terrore, egli fa un passo e, più timido di lei, le dice con voce tremula di aver perduto la traccia dei suoi cacciatori e le chiede se mai gli avesse visti passare per il bosco.

— Niente è apparso in questa solitudine, risponde la fanciulla. Ma state pur tranquillo, vi rimetterò io sulla via.

— Io ringrazio il cielo, dice il principe, della mia sorte. Da molto tempo frequento questi posti, ma fino ad oggi ignoravo quel che essi hanno di più prezioso.

Così dicendo, si china per attingere nel ruscello un po' d'acqua.

— Aspettate, signore, dice la pastorella, e correndo verso la sua capanna, prende una tazza e la porge con grazia al cavaliere assetato.

I vasi più preziosi di cristallo e di agata, i più ricchi di oro e più artisticamente lavorati, non ebbero per lui mai tanta bellezza quanto quel rozzo vaso d'argilla.

Si avviarono insieme, traversarono boschi, rocce, torrenti. Il principe si guarda intorno, osserva, nota, cerca d'imprimersi in mente la via.

Arrivarono alla fine in una boscaglia scura e fresca; e là, di mezzo ai rami, scorse da lontano, in mezzo alla pianura, i tetti dorati del palazzo reale.

Accomiatatosi dalla sua compagna, si allontanò tutto lieto della bella avventura; ma il giorno appresso si sentì vinto dalla noia e dalla tristezza.

Non appena gli fu possibile, tornò alla caccia, si staccò dagli amici, si cacciò nel bosco, e poichè ben si ricordava tutto il labirinto dei sentieri percorsi, trovò senza molta fatica la casa della pastorella.

Seppe che si chiamava Griselda, che viveva sola col padre, che si nutrivano del latte delle loro pecorelle e che dalla lana di queste, da lei filata, si facevano i vestiti.

Più la guarda, più s'innamora di tanta bellezza e di tante virtù; si compiace di aver così ben collocato i suoi primi affetti e, senza perder tempo, fa convocare il suo consiglio ed annunzia di aver trovato una sposa, una ragazza del paese, bella, saggia, bennata.

La notizia si sparse in un baleno, e non si può dire con quanta allegrezza fu accolta. Il più contento fu l'oratore, che attribuì alla propria eloquenza la riuscita; e subito per tutta la città si vide un curioso spettacolo, perchè tutte le ragazze fecero a gara per mostrarsi pudiche e modeste e attirar così l'attenzione del principe, i cui gusti erano noti. Tutte mutarono di vestiti e di contegno; tossirono devotamente e raddolcirono la voce; le pettinature si abbassarono di mezzo palmo, i corpetti si abbottonarono fino alla gola; le maniche si allungarono.

Fervevano intanto per la città i preparativi per le nozze. Carri scolpiti e dorati, palchi, archi trionfali, fuochi d'artificio, balli, operette, musiche.

Arrivò alla fine il giorno sospirato.

Spuntata appena l'alba rosata, tutte le donne della città furono in piedi; il popolo accorre da tutte le parti, le guardie qua e là fanno far largo. Tutta la reggia rintrona di trombe, flauti, fagotti, cornamuse, tamburi.

Si mostra al fine il principe, circondato dalla sua corte, ed è salutato da un grido unanime di gioia; ma si rimane molto sorpresi nel vedere che, alla prima voltata, egli prende la via del bosco vicino, come tutti i giorni solea fare. "Siamo da capo, si diceva; eccolo che non sa resistere alla passione e torna a caccia".

Il principe traversa la pianura, entra nel bosco, passa per questo e per quel sentiero, arriva finalmente alla nota capanna.

Griselda, che aveva sentito parlar delle nozze, voleva anch'essa assistere allo spettacolo, e in quel punto stesso, con indosso gli abiti della festa, usciva sulla soglia.