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LA NUOVA NORMALITÀ. In queste ultime settimane mi sono capitat | Fabrizio Cotza

LA NUOVA NORMALITÀ.
In queste ultime settimane mi sono capitate tre situazioni simili, che mi hanno fatto riflettere.
In tutti e tre i casi erano donne, che mi hanno contattato per avere consigli sulle loro attività. E fin qua niente di strano.
Per motivi diversi a due di loro ho detto subito che non le avrei potute aiutare, quindi era inutile che comprassero i miei servizi.
Mentre la terza sembrava avere le caratteristiche per essere seguita, ma a metà consulenza mi sono accorto che così non era, quindi ho interrotto e le ho detto che le avrei restituito l’intera somma già pagata. Cosa che ovviamente ho fatto.

Sinceramente a me è sembrato un comportamento normale, in tutti e tre i casi, mentre loro erano molto stupite e non finivano di ringraziarmi visto che in precedenza avevano già speso molti soldi con altri consulenti e formatori senza aver ottenuto risultati (ovviamente, visto che mancavano i presupposti per poterli ottenere).

Vi ho parlato di questi episodi personali perché le loro reazioni mi hanno confermato quanto la normalità (l’onestà intellettuale e professionale dovrebbe essere scontata) è vista ormai come eccezione.
Ed è talmente vero che anche io mi sorprendo per un cameriere particolarmente attento o un benzinaio che mi lava il vetro. Di un tassista educato e premuroso o di una commessa sorridente e gentile.

In un mondo che va al contrario la normalità è diventata sovversiva, perché ormai diamo per scontato di essere trattati freddamente o di non poterci fidare dell’estraneo che abbiamo di fronte.
E questo, se ci pensate, è veramente triste.
Perché significa che, seppur fisicamente ancora vivi, molti esseri umani sono in realtà morti dentro.
Ma questo non fa notizia. Nessun telegiornale ne parla, tanto meno gli “esperti”, concentrati a salvare unicamente il nostro corpo.

Di fatto siamo diventati oggetti, e l’unica preoccupazione è diventata non “rompersi” per poter continuare a essere efficienti nel meccanismo. Poi poco importa che uno sia allegro o triste, depresso o felice, onesto o disonesto, gentile o maleducato.

L’importante è che sia funzionante. E ovviamente non contagioso.