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il Vangelo del giorno

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Gli ultimi messaggi 5

2022-08-29 05:16:02 Letture #lezionario
1ª lettura: Ger 1,17-19
Salmo: Sal 71
2ª lettura: Eb 12,18-19.22-24
Vangelo: Mc 6,17-29
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Aprire / Come
2022-08-29 05:16:01 PRECURSORE ANCHE NELLA MORTE #vdg290822
11 views02:16
Aprire / Come
2022-08-28 05:15:41 Approfondimento #blogvangelo
Per leggere o ascoltare di più...
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Aprire / Come
2022-08-28 05:15:40 Vita #actio
Come Gesù riesce ad entrare nei nostri atteggiamenti quotidiani! Il brano evangelico tratto dall'evangelista di San Luca mette in rilievo un nostro modo di agire. In quante occasioni vogliamo primeggiare, vogliamo porci in primo piano! Non soltanto nei momenti importanti della vita e nelle decisioni fondamentali, ma anche, in tanti piccoli episodi quotidiani vogliamo dimostrare una nostra superiorità. Sembra quasi un modo di comportamento naturale, per quanto è diffuso. Eppure per Gesù, questo piccolo particolare della nostra vita, è lo spunto per un bellissimo insegnamento che dovremmo fare nostro, per valutare tutta la nostra vita. Gesù ci vuole vedere agli ultimi posti per portarci, con Lui, ai primi posti del banchetto celeste. L'umiliazione, alla quale siamo invitati, può essere letta in una duplice prospettiva. In direzione verticale, nel nostro rapporto con il Signore e in un'altra in senso temporale, perché è la promessa nella nostra ricompensa futura. L'unione di queste due prospettive allarga orizzontalmente della nostra vita nell'amore che dimostriamo verso i nostri fratelli. Gesù si è umiliato nella carne per diventare nostro fratello e renderci tutti fratelli nel suo nome e nel suo amore. Proprio l'esempio di Gesù è la nostra migliore indicazione di cosa significhi concretamente l'umiliazione, alla quale siamo invitati. Maria, la madre di Gesù, è ancora un esempio che possiamo fare nostro e che ci dimostra come da questo atteggiamento, rettamente compreso, nasce l'amore e la disponibilità per i fratelli; anzi, è proprio sul terreno dell'amore e della vera carità che possiamo dimostrare cosa significhi essere umili di fronte al Signore, perché possiamo poi essere esaltati nella gioia del Signore, che ora è seduto alla destra del Padre.
A cura dei giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)
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Aprire / Come
2022-08-28 05:15:39 Contemplazione #contemplatio
Resta in silenzio per un momento...
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Aprire / Come
2022-08-28 05:15:37 Preghiera #oratio
Padre nostro, che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.

Dio misericordioso, sempre attento alle situazioni della nostra vita, esaudisci le preghiere dei tuoi figli e aiutaci a riconoscere nella fede i segni del tuo premuroso intervento. Per Cristo nostro Signore. Amen
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Aprire / Come
2022-08-28 05:15:36 Meditazione #meditatio
Il Signore era stato invitato ad un banchetto di nozze. Osservati i convitati, ha notato che tutti sceglievano i primi posti(...), e ognuno voleva mettersi in prima fila ed essere più importante di tutti. Raccontò loro questa parabola (Lc 14,16ss) che, anche presa nel suo senso letterale, è molto utile e necessaria a coloro che godono della considerazione della gente e hanno paura di essere sminuiti. (...)
Ma siccome questa storia è una parabola, racchiude un significato che supera il senso letterale. Guardiamo dunque cosa sono queste nozze e chi sono gli invitati alle nozze. Esse si compiono ogni giorno nella Chiesa. Ogni giorno il Signore celebra delle nozze, perché ogni giorno si unisce alle anime fedeli, nel momento del loro battesimo o del loro passaggio da questo mondo al Regno celeste. E noi che abbiamo ricevuto la fede in Gesù Cristo e il sigillo del battesimo, siamo tutti invitati a queste nozze. Una tavola è stata imbandita per noi, di essa dice la Scrittura : « Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici » (Sal 23,5). Vi troviamo i pani dell'offerta, il vitello grasso, l'Agnello che toglie i peccati del mondo (Es 25,30; Lc 15,23; Gv 1,29). Qui ci vengono offerti il pane vivo disceso dal cielo e il calice dell'Alleanza nuova (Gv 6,51; 1Cor 11,25). Qui ci sono presentati i vangeli e le lettere degli Apostoli, i libri di Mosè e dei profeti che sono come pietanze piene di ogni delizia.
Cos'altro potremmo desiderare? Perché dovremmo scegliere i primi posti? Qualunque sia il posto che occupiamo, abbiamo tutto in abbondanza e non ci manca nulla.
Domenica 28 Agosto : San Bruno di Segni
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Aprire / Come
2022-08-28 05:15:35 A questo punto, Gesù rivolge “a colui che l’aveva invitato” (v. 12) parole sorprendenti e scandalose che gli suggeriscono di invitare a pranzo o a cena non amici e conoscenti ma “poveri, storpi, zoppi, ciechi” (v. 13): questo gesto infatti sarebbe totalmente gratuito perché i poveri non possono ricambiare, a differenza dei primi che se ne sentirebbero perfino obbligati. Dunque, anche parlando di un banchetto, Gesù riesce a parlare dell’agire sorprendente di Dio: nel banchetto del Regno sono i poveri ad avere i posti privilegiati e gli ultimi a essere i primi (cf. Lc 14,11). Per noi uomini è prassi usuale e sensata invitare a cena a casa nostra le persone amiche, quelle a cui siamo legati da vincoli di affetto e simpatia, quelle che ci inviteranno a loro volta. Oppure invitare persone potenti e autorevoli che interverranno in nostro favore nel momento del nostro bisogno obbedendo a una logica tacita e consolidata di contraccambio, di scambio di favori. Gesù dunque mette in guardia da logiche di do ut des che corrompono i rapporti facendoli uscire dalla gratuità rendendoli meri rapporti di potere e complicità. Con queste parole Gesù sta pertanto obbedendo alla logica
“strana”, “folle”, di Dio e del Regno. Il suo discorso è mosso da una “logica illogica”, se considerata a partire dal nostro buon senso che persegue reciprocità e si adagia in essa. Per Gesù tale reciprocità è estranea all’agire di Dio. E rivela che, per l’uomo, questa logica illogica diviene fonte di beatitudine: “sarai beato perché non hanno da ricambiarti” (Lc 14,14). La beatitudine consiste nella partecipazione alla sorte di Gesù che ha amato unilateralmente gli uomini nel loro peccato e nella loro inimicizia (cf. Rm 5,6 ss.), che non ha cercato ricompense terrene e non ha preteso di essere riamato in cambio del suo amore. La beatitudine è la gioia di amare in pura perdita, nella coscienza che l’amore basta all’amore e che è ricompensa per chi ama. È la beatitudine di chi è libero dalla paura di perdere qualcosa amando; è la beatitudine di chi spera e attende come unica ricompensa la comunione escatologica con Dio nel Regno (cf. Lc 14,14b); è la beatitudine di chi trova nel dono la propria gioia; è la beatitudine di chi non agisce in vista di un contraccambio, ma donandosi interamente in ciò che vive e che compie.
Enzo Bianchi, fondatore di Bose
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Aprire / Come
2022-08-28 05:15:33 Commento #lectio
Il vangelo di questa domenica ci pone di fronte a un contesto conviviale. In giorno di sabato, Gesù accetta l’invito di un fariseo autorevole (“uno dei capi dei farisei”: v.1) e si reca a casa sua per pranzare (lett.: “per mangiare pane”). Lì rivolgerà alcune parole prima agli invitati (vv. 7-11), quindi a colui che lo aveva invitato (vv. 12-14). Ai primi parlerà della scelta dei posti al banchetto e al secondo di chi invitare. Ponendo le parole di Gesù sotto il segno della “parabola” (“Diceva agli invitati una parabola”: v. 7), quando esse a prima vista non sono che lezioni di tipo sapienziale, Luca ne orienta la comprensione in senso rivelativo, dunque cristologico, escatologico ed ecclesiologico, mostrando che esse non riguardano semplicemente una questione di galateo conviviale e men che meno si riducono a una sorta di predica morale, il che stupirebbe alquanto in bocca a Gesù. È interessante anche l’annotazione che i commensali – che, pur non essendo specificato, sono con tutta probabilità dei farisei – “stavano ad osservarlo” (v. 1). Potremmo tradurre più brutalmente “lo spiavano”. Il verbo qui utilizzato (parateréo) lo troviamo in Lc 6,7 dove designa l’atteggiamento di scribi e farisei che, nella sinagoga, in giorno di sabato, osservavano attentamente Gesù per vedere se compisse una guarigione per poterlo poi accusare. La situazione è simile a quella di Lc 14,1-6 in cui Gesù effettivamente guarisce in giorno di sabato un idropico (14,2-6), mentre nella sinagoga guarisce un uomo dalla mano paralizzata (6,6-11). Analogo atteggiamento nei confronti di Gesù è registrato in Lc 20,20 da parte di scribi e capi dei sacerdoti. Gesù dunque accetta l’invito a pranzo di un fariseo, ma si viene a trovare in un contesto che nutre prevenzioni, sospetti e diffidenze nei suoi confronti. La cosa, del resto, era già avvenuta quando era stato invitato a mangiare a casa del fariseo Simone (Lc 7,36-50).
Pur essendo “sotto osservazione”, è Gesù stesso che fa attenzione e nota “come” gli invitati sceglievano i primi posti (v. 7). Le sue successive parole nascono da questo sguardo, dunque, dall’osservazione della realtà. E questo rapporto con l’esperienza, con il dato di realtà, spiega il carattere sapienziale delle parole di Gesù. Le sue indicazioni infatti sembrano ricalcare la tonalità di consigli analoghi che troviamo nella letteratura sapienziale, sempre molto attenta a regolare il comportamento di chi è ammesso a banchetti e a pranzi con persone autorevoli (Prv 23,1; Sir 31,12): “Non darti arie davanti al re e non metterti al posto dei grandi, perché è meglio sentirsi dire: ‘Sali quassù’, piuttosto che essere umiliato davanti a uno più importante” (Prv 25,6-7). Quali che fossero i “primi posti”, i “posti d’onore” in un banchetto (accanto al padrone di casa? Al centro della tavolata? In testa ad essa?), Gesù esprime un’osservazione di buon senso per evitare brutte figure. Meglio scegliere un posto defilato e vedersi magari chiamati dal padrone di casa a venire in un posto più in vista, piuttosto che piazzarsi in un posto di primo piano ed essere poi costretti a cederlo a un invitato più ragguardevole e dover occupare un posto marginale. Nel primo caso uno “riceve onore davanti a tutti i commensali” (v. 10), nel secondo invece viene svergognato (“dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto”: v. 9). La dialettica onore (dóxa) - vergogna (aischýne) è di
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