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Titolo: Salvarsi a vanvera Autore: Paolo Colagrande Editore | #VentagliDiParole

Titolo: Salvarsi a vanvera
Autore: Paolo Colagrande
Editore: Einaudi
Genere: narrativa
Data: 01.03.2022

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#recensione


Tra verità e finzione, una storia famigliare: Paolo Colagrande mescola “pezzi di memoria domestica con fatti, luoghi, persone, nomi e soprannomi, ma anche macchine e animali, inventati a mio comodo. La storia vera, quella non replicabile, resta intatta e vergine fuori da queste pagine.”

Paolo Colagrande invita a non vedere le cose troppo da vicino e a preferire le scene in lontananza, “dove vedi già con l’occhio della memoria che ti tiene fuori dall’imbarazzo di te stesso e degli altri.”

Il romanzo è ambientato nell'autunno del 1943, nella pianura padana. Un ebreo di nome Mozenic Aràd è un commerciante di generi alimentari e coloniali; ha una moglie, due figlie gemelle e un figlio adottivo di quattro anni, di nome Cali. Per via delle leggi razziali, Aràd è preoccupato per le sorti della vita della sua famiglia e di quella sua teme per la sua vita e quella della propria famiglia. Decide quindi di modificare il suoi dati anagrafici, cambiandosi il cognome e nome in Mestolari Aride, per confondere un po' i nazisti, per evitare che loro potessero scoprire le loro origini, per concedersi l'occasione di "salvarsi a vanvera". Ma perché "a vanvera"?

“Diceva mio babbo Aràd che la vanvera è come la ridarola, un meccanismo autogenerato che riposa in un’area spirituale arcaica, veterotestamentaria, del cervello, e rovescia le sue onde sul mondo come un maremoto. Sotto l’effetto della vanvera – diceva sempre mio babbo Aràd, che come tutte le persone taciturne entrava spesso in questo meccanismo – tu parli con lo stesso flusso pedante di una radio o di una turbina.”

Aràd però non si limita solo a cambiarsi nome e cognome. Aiutato dalla buona sorte, grazie a Cali, scopre un giacimento di carbone. Decide così di assumere un centinaio di persone, quasi tutte ebree, spacciandole per tecnici minerari, addetti all'estrazione del carbone. Per ingannare di nuovo i tedeschi, si inventa l'esistenza di una terribile Salamandra Ignifera Gigante Cinese: “ La leggenda dice che questa particolare salamandra, considerata creatura spirituale del fuoco, cerca il suo sposo in qualunque cosa vivente o semovente passi di lí, che sia un uomo o un moscardino o una pernice o un ramo scosso dal vento, e siccome la salamandra può vivere in mezzo alla fiamma senza dolore, per riconoscerlo gli getta addosso la vampa infuocata. Questo spiegherebbe le morti per carbonizzazione, e anche il fatto che nessuno voglia passar davanti al cosiddetto gomito della salamandra.”

Paolo Colagrande, ricorrendo all'ironia, romanzando una storia vera, ci consegna un romanzo di grande umanità, una piccola Schindler's List, in uno dei periodi più neri della storia del Novecento: “Una cosa che narra il mondo tuo è piú sicura di una faccia o di una voce. L’importante è che quella cosa non ti abbandoni, perché è il tuo punto di equilibrio sul crinale.”

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