2018-08-20 02:00:30
Un sapere superiore ~
"Quanto è difficile?"
"Tanto." Mi rispondeva.
"Ma è possibile?"
"No."
Già, non è possibile comprendere. Pensavo, mentre attraversavo i corridoi adornati dagli antichi affreschi. Mi trovavo nella vecchia dimora ormai disabitata di mio padre, a cui era appartenuta prima di lui ai suoi antenati.
Un tempo dedita alle feste e alle baldorie, luogo di incontro per le celebrità e meta preferita di ogni avventuriero. Ora ridotta a polvere e macerie.
Il castello, a detta di mio padre, nascondeva un segreto. Ma non mi fu dato di comprendere quale.
Arrivai al salone dei banchetti. Le tavole impolverate. Le ampie finestre crepate, le impalcature pericolanti. Ogni cosa lasciava intendere l'abbandono.
Lo attraversai indifferente.
"Alcune cose non hanno bisogno di essere comprese." Così mi diceva...
Non ho mai capito a cosa si riferisse.
Le sale da letto. Uno spettacolo a dir poco rammaricante anch'esso. Lenzuola sgualcite, mobili marciti e mangiati dai tarli, ragnatele.. insetti..
La stanza di mio padre: vuota.
È tutto buio. Sono solo ma non ho paura. Molti anni sono passati da che non ci ho rimesso piede. Forse una vita. Ma per me è pur sempre un ritorno a casa. La stessa sensazione di quando, da fanciullo, dopo molti giorni in assenza dei genitori torni a casa dal babbo e dalla mamma... la mamma.
Quale madre ho mai avuto se non questa casa?
Percorsi la cucina. Era ampia esattamente come la ricordavo. Ovviamente anche quì dentro era tutto messo a soqquadro.
Qualche osso qua e la mangiucchiato dal tempo, qualche chiazza maleodorante.
Una persona esterna ne sarebbe stata solamente inorridita. Ma io concentrandomi potevo ancora sentire i vecchi aromi e profumi provenienti dalle pentole e che aleggiavano nell'aria, empiendomi di soddisfazione nel pensare che tutto quel ben di Dio era anche servito per me.
Poi il mio sguardo si posò sulla credenza. Luogo spesso dedicato alla riserva dei dolci.
Ogni volta che mi capitava qualcosa di brutto mio padre mi dava un dolce e mi chiedeva: "Non ti è tutto più chiaro adesso?".
"Per nulla." Gli rispondevo. Ma lui sorrideva.
Poi ricordai improvvisamente. A papà piaceva una cosa in particolare. Un quadro appeso nell'atrio, in un punto poco visibile da chi passava per quelle vie. Nascosto dietro una colonna. Raggiunsi il luogo dove speravo di trovarlo ma non trovai nulla.
Ora che ci penso mi raccontava sempre un sacco di scemenze.
Non esisteva nessun quadro, era lui che mi diceva che ce ne sarebbe stato bene uno in quel punto, e mi descriveva bene come se lo immaginava.
Poi decisi di andare al salone degli ospiti, ma non riuscii a trovarlo, giravo e giravo ma a nulla valse. Fino a che mi convinsi che non dovesse esserci nemmeno quello.
Dopo un attenta riflessione riguardo al prossimo itinerario mi indusse a percorrere la scalinata che porta in cima alla torre. Mentre la percorrevo la trovai stranamente molto più piccola e breve di quello che pensassi, in poco tempo ero già in cima. Dovetti rimanere sbalordito nel constatare quanto fossi in realtà poco distaccato dal suolo, mi sarei aspettato la vista di un ampio paesaggio e un'altezza guardando in basso da capogiro. Invece, buffamente, mi pareva quasi fossi pochi metri sopra la terra.
"Nemmeno tu comprendi, ma almeno tu hai più immaginazione..."
Uno strano sentore pervase il mio cuore, le immagini dell'infanzia si succedevano davanti ai miei occhi sempre più nitide, eppure ciò che ricordavo non riusciva a corrispondere per nulla a ciò che vedevo.
Così, non mi fu difficile comprendere, che in quel castello, nemmeno una sala da ballo esisteva, ne una da pranzo. Gli atri erano anfratti, le scalinate dei gradini.
Non ci fu alcun ballo, nessun evento o festa ebbe mai luogo, nessuna celebrità venne. Nulla di nulla...
E io...
Ma mi misi a ridere, in quanto, non aveva alcuna importanza questo.
E fu così che mi resi conto di trovarmi nudo, steso in una vecchia sperduta capannetta di legno. Con una strana sensazione al petto.
"Non potremo mai sapere perché proviamo questo bruciore."
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