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-EPISODIO 2- A Butrecchio era una giornata dal clima fiabesc | Soffi d'amore, cuori infranti

-EPISODIO 2-

A Butrecchio era una giornata dal clima fiabesco: la luce del sole splendeva proprio come il bagliore di un mefisto nella curva sud del Chievo Verona, e i ragazzi giocavano per strada a Guardie e Ultras con sassi e spranghe metalliche.
L'immagine del padre agonizzante a terra era impressa nella memoria di Primiera, impedendo alla sua piccola mente di vedere ciò che realmente stava succedendo. Quali trame oscure stava tessendo il maestro della schedina, il tenebroso duca del quartiere a luci rosse, il terribile Signor YoGotti?
Via della crusca 69, quello era il suo prossimo obiettivo. Sarebbe stato un lungo viaggio per coprire quegli 800 metri con le sue scoordinate zampe. "Devo prepararmi delle provviste" disse ad alta voce la giovane come se qualcuno potesse sentirla. Avendo vissuto senza una madre e con un padre assente e silenzioso, era ormai solita iniziare dialoghi con sé stessa che spesso si trasformano in accorate discussioni e magniloquenti soliloqui.
Con la gavetta piena di salsa olandese e pasta di acciughe e un sacchetto di capperi sotto sale (le sue caramelle preferite) legato alla cintura, Primiera si avviò zoppicando distrattamente per le tortuose vie di quel quartiere dimenticato da Dio.
“Che fame” pensò alla vista di un piccione investito, e il suo stomaco iniziò a contrarsi facendole risalire succhi gastrici in bocca e suscitando rutti fragorosi e delicati. “Oddio ma sono le 18.30!!” si rese conto sorpresa, e si ficcò in bocca una manciata di capperi, mandandoli giù aiutata da qualche sorso di rinfrescante salsa olandese; il capperitivo era sempre stato il suo momento preferito della giornata: era di buon umore.
Per via della fretta non aveva avuto il tempo di pensare al suo outfit e l’unica cosa che indossava era un vecchio sacchetto della spazzatura con dei buchi per le braccia e per le gambe, e mezza noce di cocco mordicchiata come berretto per coprirsi da quel tiepido sole tipico dell’agosto emiliano. Suo padre le aveva insegnato ad arrangiarsi con quelle poche cose che si possono trovare a portata di mano, perchè “a riciclare si guadagna: è come vomitare e rimangiare tutto di nuovo”.
Il navigatore, ovvero il tatuaggio della piantina di Butrecchio che si era fatta fare sul dorso della mano, le indicava che era arrivata a destinazione: l’indirizzo coincideva con un piccolo negozio di cover cinesi dalle grandi vetrate opache. Sopra la porta ergeva l’enorme insegna “Mr Lobot”. Senza esitare, la giovane emiliana spalancò la porta e inserì lentamente lo scimmiesco grugno all’interno. Un signore anziano stava seduto su una sedia all’angolo del locale cantando a squarciagola la sigla di Naruto con una karaoke station.
-Buongiorno?
-Io credo in me, nel cuore mio, Naruuuto, Naruuuto...
-Ehm, salve?
Nessuna risposta da parte del vecchio commesso, nessun cenno di volerla ascoltare.
-Buongiorno, mi chiamo Primiera Johnson…
All’improvviso il piccolo uomo si voltò con un’espressione sospettosa e la interruppe con un cenno alzandosi dalla sedia.
-Lo so bene chi sei. Hai gli stessi denti storti di tuo padre e i biondi baffi di tua madre.
La ragazza era senza parole. Erano anni che non pensava alla sua genitrice e quest’uomo aveva appena risvegliato sentimenti assopiti e offuscati dal tempo, come quando ti ricordi di farti la doccia il primo lunedì del mese.
-Mio padre è morto. Questa mattina giaceva a terra con uno stiletto dorato nel petto, e prima di spegnersi mi ha lasciato questo recapito.
La ragazza si sentiva tremendamente confusa, sentiva il cuore battere come quando aveva preso 2 numeri al dieci e lotto la prima volta. Come poteva quell’uomo conoscere così bene i suoi genitori? E quali latenti verità celava dietro quell’ispido pizzetto da motociclista?
Il vecchio le lanciava delle occhiate cariche d’odio e rancore, come se di fronte a lui si trovasse Adolf Hitler in persona.
-Ci sono molte cose che non sai di me. Ci sono molte cose che non vuoi sapere. Seguimi.