2021-07-12 23:07:13
dal minuto 5
«A chi giova il coronavirus? Chi ci guadagna? Ce lo siamo domandati allertati da una serie di stranezze. Abbiamo individuato dei settori specifici che in Italia possono trarre vantaggio dal
far passare l'idea di una situazione di emergenza.
I
l 5 marzo il National Center for Information Technology ha pubblicato uno studio firmato da 9 medici che dice che i tamponi nell'80,33% dei casi fanno registrare dei falsi positivi, cioè degli errori che portano a una diagnosi di coronavirus quando in realtà non c'è. Quello che stupisce è che tutti continuano a fare allarmismo ma nessuno si preoccupa di menzionare uno studio che da solo potrebbe ridimensionare le proporzioni di questa presunta pandemia».Era SOLO il
12 marzo del
2020, quasi un anno e mezzo fa.
Parlavo così nel corso della trasmissione Potere al Popolo, certa, già allora, che l'emergenza proclamata (ma non conclamata) fosse un
pretesto per fare dell'altro.
Mentre il (finto) anti-mainstream faceva le "radiografie" al virus, Rec News smontava - assieme a qualche collega isolato più centrato sulla politica internazionale -
tutta la narrazione di sistema.Dalle oltre 400 analisi documentate, articoli di cronaca e opinioni pubblicati sull'argomento dal 28 gennaio del 2020 ad oggi, hanno attinto a piene mani
siti che si rifiutano di citare il lavoro degli altri ma molto bravi a fare la questua, professionisti e molti cittadini che hanno avuto modo di difendersi grazie alla sola conoscenza.
Nel corso di quell'intervista suggerivo la pubblicazione di dati suddivisi regione per regione, cosa che è avvenuta poco dopo e che ha permesso
la vitale distinzione tra morti per il coronavirus e morti con il coronavirus. Anche se Borrelli per comodità li buttava tutti nello stesso calderone.
Questo per rispondere a chi mi chiede via mail spiegazioni sul perché Rec News non parli
"come prima" di coronavirus. Lo spiego qui nel caso in cui il quesito sia passato di mente anche ad altri.
Abbiamo scritto tanto sulla illogicità delle misure imposte in questi mesi e sulla loro
incostituzionalità. Abbiamo parlato - derisi dagli increduli che oggi piangono qualche familiare vittima del "vaccino" - anche per mezzo di interviste esclusive.
Abbiamo presentato
documenti, studi, fiumi di dati e detto, anche questa volta, che "il re è nudo". Abbiamo parlato delle forme di
controllo che gli italiani hanno subìto spesso inconsapevolmente.
Abbiamo scritto di
tutte le cure anti-covid di cui siamo venuti a conoscenza, a partire dalla lista di 30 farmaci generici messa a disposizione dall'epidemiologo russo Gennady Oniscenko a inizio "pandemia".
Ovviamente non abbiamo finito ma, a causa del lavorío sotterraneo di molti gatekeepers, in noi si sta facendo strada l'idea che
continuare a parlare del virus possa equivalere in qualche modo a tenerlo in vita nella coscienza collettiva. La gente e i lettori, invece, hanno bisogno di tornare con serenità alle loro occupazioni e ai loro svaghi estivi. In altre parole, di
dimenticare il trauma psicologico e il terrorismo mediatico, e di guarire dai loro effetti. La cosa più importante è
il ritorno alla normalità, quella che non piace ai vari
profeti di sventura che si agitano da un lato e dall'altro.
Lo stato di emergenza sta per finire (salvo rinnovi di stampo dittatoriale), ma a cessare deve essere anche il
sentimento dell'emergenza. Tolto il secondo, sarà più facile far crollare il primo.
https://bit.ly/3ecJ3iV
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