2021-08-27 13:23:05
La fisica era la cosa più importante nella vita di Enrico Fermi, tutto il resto era secondario.
Laura Capon, quando lo sposò, lo sapeva benissimo, e se avesse nutrito dubbi in proposito questi si sarebbero dileguati durante la luna di miele, quando lui decise di sfruttare l'occasione per insegnarle le equazioni di Maxwell.
Laura, che aveva seguito corsi di scienza generale all’Università di Roma e che quindi conosceva perfettamente la fisica elementare, ascoltò paziente e volenterosa la spiegazione del marito senza esitare a contraddirlo quando riteneva che avesse torto, pur sapendo che lui era una delle menti più geniali della fisica.
Sistemati in uno chalet nel paesino valdostano di Champoluc, ecco come si svolsero le “lezioni” di elettromagnetismo nel racconto riportato da Laura Fermi nella biografia del marito, “Atomi in famiglia”.
“Pazientemente imparai tutti i teoremi necessari alla dimostrazione; ripassai diligentemente tutte le spiegazioni distogliendo lo sguardo dalla finestra e dal verde invitante delle pasture, al di là di essa. Come Dio volle arrivammo alla fine della dimostrazione: la velocità di propagazione della luce e quella delle onde elettromagnetiche erano espresse dallo stesso numero.
“E perciò” concluse Enrico “la luce e le onde elettromagnetiche sono la stessa cosa”.
“Sarà, ma non ne vedo il perché”.
“L’abbiamo appena dimostrato”.
“No. Abbiamo dimostrato solo che con un certo numero di passaggi matematici astratti hai ottenuto due numeri uguali. Ora mi vieni a parlare di due cose uguali. Se due cose hanno la stessa velocità, non ne consegue che siano la stessa cosa”.
Questa mia caparbietà segnò la fine del corso di fisica”.
Laura potè “vendicarsi” 16 anni dopo nel corso di un ricevimento organizzato dal fisico statunitense Geoffrey Chew.
Quest’ultimo propose un gioco di società che consisteva nel passarsi in cerchio un paio di forbici che andavano passate chiuse se si tenevano le gambe incrociate e aperte in caso contrario.
La regola segreta era nota solo ad alcune persone, mentre tutte le altre dovevano indovinarla.
Le forbici giravano e giravano e Fermi si agitava sempre di più, incapace di comprendere quale fosse la regola nascosta.
Percependo la frustrazione crescente del marito, Laura, che invece la regola era riuscita ad intuirla, alla fine gli si avvicinò e gliela sussurrò all’orecchio.
Enrico era talmente turbato e imbarazzato che i due si congedarono e lasciarono casa Chew in anticipo.
Fermi si dilettava in lavori di falegnameria in giro per la casa, che, tuttavia, erano alquanto disadorni, decisamente più funzionali che estetici.
Quando una volta Laura si lamentò della grossolanità di una di queste opere (si trattava di un intervento per il salotto di casa), Fermi osservò che restava nascosta dietro il divano e che quindi nessuno se ne sarebbe accorto.
Mentre la moglie si allontanava furente, il fisico si rivolse alla figlia Nella e, in un momento particolarmente significativo, le consigliò: “Non fare mai nulla con precisione maggiore dello stretto necessario”.
La medesima filosofia che lo guidava nella sua attività scientifica.
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