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Vivere in ossequio di Gesù Cristo

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《Vivere in ossequi di Gesù Criso》,
offre quotidianamente ai suoi lettori spunti di meditazione e di preghiera.
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Gli ultimi messaggi 8

2022-06-15 22:13:20
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2022-06-15 22:13:17
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2022-06-15 22:13:12 SIGNORE, SEI FOLLE DAMORE?

"Mi sembra che quando parlo dell'Eucaristia senta qualche cosa di straordinario in me perché non posso né pensare, né fare nulla. Sono come paralizzata e so che se in quel momento mi venissero degli slanci di amore, non potrei resistere. Mio Gesù, mi anniento, davanti al tuo amore! Tu Dio del cielo, della terra, dei mari, delle montagne, del firmamento costellato di stelle; tu, Signore, che sei adorato dagli angeli in estasi d'amore; tu, Gesù - Uomo; tu, Pane! Annientarsi, niente è abbastanza! Se ci avessero lasciato una reliquia di te, ciò sarebbe una prova d'amore degna della nostra venerazione, ma rimanere tu stesso sapendo che sarai oggetto di profanazione, di sacrilegio, di ingratitudine, di abbandono, Signore, sei tu folle d'amore? Non solo in un luogo della terra, ma in tutti i Tabernacoli della Terra. Signore, quanto sei buono, il tuo amore è così grande che tu vai giusto a sembrare un nulla! Ancora di più, tu sparisci per lasciar vedere <>".

"Vivere unita a lui. L'amo! Nessuno è simile a lui! Egli è eterno e le creature muoiono. Egli è immutabile, e le creature cambiano. Egli è onnipotente e le creature impotenti. Egli è saggio. Egli conosce il passato, il presente ed il futuro, e le creature conoscono appena qualche scienza".

Santa Teresa di Gesù di los Andes (Solar), Carmelitana Scalza, "Diario", Ritiro del 1918.

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@paginacarmelitana
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2022-06-15 19:02:18
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2022-06-15 19:02:14
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2022-06-15 15:43:31
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2022-06-15 15:43:25 Ma esse il più delle volte si scoraggiano e non perseverano, poiché non trovano la suddetta dolcezza nelle loro buone opere […].

Il sesto danno consiste nel fatto che tali anime generalmente s’ingannano quando giudicano le cose e le opere che piacciono a loro come migliori di quelle che non amano; lodano e stimano le une mentre disprezzano le altre […]. Questo deriva dal fatto che nelle loro azioni cercano la propria soddisfazione, non di piacere unicamente a Dio […]. Il settimo danno consiste in questo: fin quando l’uomo non ha soffocato in sé la vana compiacenza proveniente dai beni d’ordine morale, si rifiuta sempre di ricevere buoni consigli e saggi suggerimenti sulle opere che dovrà compiere […]. Queste persone diventano molto deboli nell’amore per Dio e per il prossimo, perché l’amor proprio che nutrono per le loro opere li raffredda nella carità”.

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@paginacarmelitana
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2022-06-15 15:43:25 HANNO GIA’ RICEVUTO LA LORO RICOMPENSA (Mt 6,2)
Da “Salita al Monte Carmelo” di San Giovanni della Croce, Dottore della Chiesa (III,28):

“I danni principali che l’uomo può subire per la vana compiacenza nelle sue opere buone o nel suo comportamento sono sette e molto perniciosi, proprio perché spirituali. Di essi parlerò ora brevemente. Il primo danno è la vanità, la superbia, la vanagloria e la presunzione. Difatti non ci si rallegra delle proprie azioni senza stimarle. Da qui nascono la millanteria e gli altri difetti di cui parla il vangelo a proposito del fariseo che pregava e ringraziava Dio, vantandosi di digiunare e di fare altre opere buone (Lc 18,12). Il secondo danno normalmente è unito al precedente. Consiste nel giudicare gli altri cattivi e imperfetti in confronto a se stessi. Sembra che gli altri non agiscano e non si comportino così bene come noi; si ha poca stima di loro nel nostro cuore e talora la si esprime anche con le parole. Il fariseo della parabola aveva questo difetto, perché nelle sue preghiere diceva: O Dio, ti ringrazio che sono come gli altri uomini: ladri, ingiusti, adulteri (Lc 18,11). Con un sol gesto cadeva nei due difetti: sopravvalutava se stesso e disprezzava gli altri […].

Il terzo danno consiste in questo: poiché tali persone nelle opere cercano solo la loro soddisfazione, solitamente le compiono quando vedono che da esse può derivare piacere o lode, proprio come dice il Signore: fanno tutto ut videantur ab hominibus, per essere visti dagli uomini (Mt 23,5), non per il solo amore di Dio. Il quarto danno deriva dal precedente. Consiste nella mancata ricompensa da parte di Dio, perché l’hanno voluta ricevere sin da questa vita: nella gioia, nelle consolazioni, negli onori o altri interessi che hanno cercato nelle loro opere. Per questo motivo il Salvatore dice che hanno già ricevuto la loro ricompensa (Mt 6,2). Così costoro rimangono soltanto con la fatica delle loro opere e confusi, senza ricompensa alcuna. Grande è la miseria che da questo danno si riversa sui figli degli uomini! Sono convinto che la maggior parte delle opere che fanno in pubblico sono viziate, inutili o imperfette agli occhi di Dio, perché non sono immuni da interessi e calcoli umani […].

Alcune, per esse, vogliono essere lodate, altre preferiscono la riconoscenza; altre, ancora, vogliono che si raccontino le loro opere e hanno piacere che le sappia Tizio e Caio e tutto il mondo; a volte fanno sì che le elemosine o altre opere buone passino attraverso terze persone, perché vengano conosciute; altri infine voglio tutte queste cose insieme. Ciò equivale a suonare la tromba, come dice il Signore nel vangelo; i vanitosi si comportano così, e per questo non riceveranno da Dio la ricompensa per le loro opere (Mt 6,2). Per evitare un danno simile, essi devono nascondere le loro opere, affinché le veda solo Dio, non altri. Non soltanto devono nasconderle agli altri, ma anche a se stessi, cioè non devono compiacersene, né stimarle come se valessero qualcosa, né ricavarne la più piccola gioia. È in questo senso spirituale che va inteso quanto dice il Signore a tale proposito: Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra (Mt 6,3), il che equivale a dire: non valutare con l’occhio terreno e carnale l’opera spirituale che fai. In questo modo la forza della volontà si concentra in Dio e l’opera che compie ha valore ai suoi occhi. Se non si agisce in questo modo, oltre a perdere il frutto delle buone opere, non se ne ricava alcun merito […].

Il quinto danno di queste persone consiste nel non fare progressi nel cammino della perfezione. Difatti si attaccano al gusto e alla consolazione derivanti dalle opere buone. Poiché nelle loro azioni e negli esercizi di pietà non trovano gusto e consolazione, come ordinariamente avviene quando Dio le vuol far progredire, ma dà loro il pane duro destinato ai perfetti e strappa loro il latte dei bambini, mette con ciò a prova le loro forze e purifica i loro desideri smodati ancora deboli. In breve, le vuole rendere capaci di gustare il cibo dei grandi.
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2022-06-15 14:32:49
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2022-06-11 23:11:02
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