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Il 15 gennaio 2018 il Parlamento Europeo ha pubblicato un docu | .

Il 15 gennaio 2018 il Parlamento Europeo ha pubblicato un documento in cui si discute l'impianto di chip sotto la pelle da impiegare principalmente sul posto di lavoro, ma utilizzabile anche altrove.

L'idea è quella di includere al suo interno tutte le informazioni personali, comprese quelle mediche, ma i problemi - scrivono - sono principalmente legati ai diritti umani (soprattutto per quanto riguarda gli articoli 1 e 3 della Carta dei diritti fondamentali dell'UE che parlano di dignità e inviolabilità del corpo) e alla protezione dei dati.

Questo - dicono - anche qualora l'installazione di questo chip sottocutaneo fosse volontaria, specialmente se ci sono differenze in termini di vantaggi e svantaggi nei confronti di chi non cel'ha o se vengono esercitate pressioni a chi non vuole farselo impiantare.

Nel documento si discute anche il fatto che non ci sono studi relativi all'impatto sulla salute dell'uomo: gli unici attualmente esistenti sono stati portati a termine su alcuni topi e si evidenziano numerose segnalazioni di effetti cancerogeni, visto che si tratta di chip che vanno poi scansionati con apposita attrezzatura.

La soluzione - si legge - è quella di impiantare questi chip nel flusso sanguigno attraverso un'iniezione nella parte alta del braccio, in modo tale da ridurre la quantità di sostanza esposta durante la scansione (e qui, se abbiamo tradotto bene, ci sarebbe da aprire una parentesi medica perché non riusciamo a capire come un chip possa diluirsi, ma soprattutto come farebbe a circolare nel flusso sanguigno se l'iniezione non viene praticata endovena ma viene fatta sotto pelle o per via intramuscolare).

Ci sono comunque altri problemi legati alla tecnologia RFID utilizzata da questi chip, specialmente per quanto riguarda le intercettazioni, la clonazione e la modifica non autorizzata dei dati in essi contenuti, per cui è ancora oggetto di studio e non ci è dato sapere se e quando una tecnologia di questo tipo sarà pronta per l'uso umano.

La parte più interessante emerge comunque quando scrivono che è possibile giustificare l'autorizzazione all'impianto obbligatorio soltanto se ci sono forti esigenze, come ad esempio motivi di sicurezza nazionale, dimostrando al contempo che non esiste un'alternativa altrettanto efficace.

Déjà vu.

@nonsolocovid catalogato in #disinformazione