2021-12-24 12:21:29
Vanno nella tettoia e ne escono poco dopo chi con delle fiaschette di latte, chi con delle reticelle di sparto intrecciato con dentro tondi formaggini, chi con delle ceste in cui vi è un agnellino belante, e chi con delle pelli di pecora conciate.
«Io porto una pecora. Ha figliato da un mese. Il latte lo ha buono. Potrà loro servire se la Donna non ha latte. Mi pareva una bambina, e così bianca!... Un viso di gelsomino sotto la luna» dice il pastore del latte. E li guida.
Vanno alla luce della luna e delle torce dopo aver chiuso tettoia e recinto. Vanno per sentieri campestri, fra siepi di pruni spogliati dall'inverno.
Girano dietro Betlemme. Raggiungono la stalla venendo non dalla parte da cui venne Maria, ma dall'opposta, di modo che non passano davanti alle stalle più belle, ma trovano questa per prima. Si accostano al pertugio.
«Entra!».
«Io non oso».
«Entra tu».
«No».
«Guarda, almeno ».
«Tu, Levi, che hai visto l'angelo per primo, segno che sei buono più di noi, guarda». Veramente prima gli hanno dato del pazzo... ma ora fa loro comodo che egli osi ciò che loro non osano.
Il fanciullo tituba, ma poi si decide. Si accosta al pertugio, scosta un pochino il mantello, guarda... e resta estatico.
«Che vedi?» lo interrogano ansiosi a bassa voce.
«Vedo una donna giovane e bella e un uomo curvi su una mangiatoia e sento..., sento piangere un piccolo bambino, e la donna gli parla con una voce... oh! che voce! ».
«Che dice? ».
«Dice: "Gesù, piccolino! Gesù, amore della tua Mamma! Non piangere, piccolo figlio! ". Dice: "Oh! potessi dirti: 'Prendi il latte, piccolino! .Ma non ce l'ho ancora! ". Dice: "Hai tanto freddo, amore mio! E ti punge il fieno. Che dolore per la tua Mamma sentirti piangere così e non poterti dare conforto!"
Dice: "Dormi, anima mia! ché mi si spacca il cuore a sentirti piangere e a vederti lacrimare! ", e lo bacia e gli scalda certo i piedini con le sue mani, perché sta curva con le braccia giù nella mangiatoia».
«Chiama! Fàtti sentire! ».
«Io no. Tu, che ci hai condotti e la conosci ».
Il pastore apre la bocca e poi si limita a fare un mugolio.
Giuseppe si volge e viene alla porta. « Chi siete? ».
«Pastori. Vi portiamo cibo e lana. Veniamo ad adorare il Salvatore».
«Entrate ».
Entrano e la stalla si fa più chiara per il lume delle torce. I vecchi spingono i bambini davanti a loro.
Maria si volge e sorride. «Venite » dice. «Venite! » e li invita con la mano e col sorriso, e prende quello che ha visto l'angelo e lo attira a sé, fin contro la greppia. E il fanciullo guarda beato.
Gli altri, invitati anche da Giuseppe, si avanzano coi loro doni e li mettono tutti, con brevi, commosse parole, ai piedi di Maria. E poi guardano il Bambinello, che piange piano, e sorridono commossi e beati.
E uno, più ardito, dice:«Prendi, o Madre. È soffice e pulita. L'avevo preparata per il bambino che mi sta per nascere. Ma te la dono. Metti il Figlio tuo fra questa lana, sarà morbida e calda». E offre la pelle di una pecora, una bellissima pelle ricca di lana candida e lunga.
Maria solleva Gesù e ve lo avvolge. E lo mostra ai pastori, che in ginocchio sul fieno del suolo lo guardano estatici.
Si fanno più arditi e uno propone: «Bisognerebbe dargli un sorso di latte, meglio acqua e miele. Ma non abbiamo miele. Si dà ai piccolini. Ho sette figli e so... ».
«Qui c'è il latte. Prendi, o Donna ».
«Ma è freddo. Caldo ci vuole. Dove è Elia? Egli ha la pecora».
Elia deve essere quello del latte. Ma non c'è. Si è fermato fuori e guarda dalla fessura, e nel buio della notte si perde.
«Chi vi ha guidati?».
«Un angelo ci ha detto di venire, e Elia ci ha guidati qui. Ma dove è ora? ».
La pecora lo denuncia con un belato.
«Vieni avanti, ti si vuole».
Entra con la sua pecora, vergognoso di esser il più notato.
«Tu sei?» dice Giuseppe che lo riconosce, e Maria gli sorride dicendo: «Sei buono».
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