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Iniziazione e Tradizione

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2023-01-06 21:57:44 #tradizione
Roberto Zamperini, Le leggi occulte dell'Energia Sottile e i 7 Raggi - Come sviluppare la capacità di percepire le energie, pagina 21-22, La natura energetica dei numeri pari e dei numeri dispari. Macro Edizioni.
Leggi la parte precedente.

Come sappiamo, i numeri naturali sono divisi in due grandi classi: i numeri pari e i numeri dispari. Per l'uomo moderno, la differenza tra queste due classi può essere solo di natura personale e basata sul gusto: c'è chi ama di più i numeri pari e chi quelli dispari. Magari, perché si è convinti che gli uni o gli altri portino fortuna o sfortuna. L'uomo antico, invece, aveva, da un lato, una netta percezione dell'energia racchiusa negli oggetti, nelle parole, nelle frasi, nelle persone e per no nei concetti astratti, come appunto è quello di numero, e, dall'altro, era erede di un'antica Scienza Sacra dei numeri, che era ancora ben presente e viva nelle tradizioni. L'uomo antico aveva scoperto – o, più semplicemente, sapeva per conoscenza interiore – che c'è una differenza sostanziale tra i numeri pari e quelli dispari; una differenza, che va ben al di là degli aspetti matematici o basati semplicemente sul puro gusto personale.
Queste conoscenze erano tenute in gran conto e utilizzate nei riti sacri e profani, nei culti, nelle costruzioni degli edifici e per no nei riti di fondazione della città. Non si può affermare di avere una sia pur vaga idea della portata della Scienza Sacra, senza conoscere lo straordinario fenomeno che è quello connesso all'energia sprigionata dai numeri. Prima di parlare direttamente di questo, voglio dare una definizione: supponiamo di ripetere un certo fatto, una certa azione, che comporti una sia pur minima manifestazione di energia nei riguardi di un certo obiettivo, sia esso un oggetto, un chakra, o per no un'idea, un desiderio, una forma-pensiero. L'azione di cui parlo deve comportare anche il manifestarsi di una qualsiasi forma di energia densa, come l'energia cinetica, l'energia elettrica, l'energia magnetica, la luce, il suono. Ecco: questo è per l'appunto ciò che io, nella presente sede, chiamo "evento". In sintesi:

definiamo "evento" una determinata azione in cui si manifesti una qualche forma di energia densa.

Semplificando, possiamo dire che esistono due tipi di eventi:

— gli eventi naturali, come la scissione dell'uranio radioattivo, le fasi lunari, le migrazioni degli uccelli, lo sbocciare dei fiori eccetera;

— gli eventi generati dall'uomo, come costruire una casa, ripetere una preghiera, sfogliare le pagine di un libro, cantare una canzone, recitare la tabella pitagorica, contare le pecore prima di addormentarsi eccetera.
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2023-01-03 01:36:32
#illustrazioni #alchimia
Solomon Trismosin, Splendor Solis, Figura X: Sesta Parabola.

«Ti ho ucciso, affinché tu possa ricevere una vita sovrabbondante, ma il tuo capo nasconderò accuratamente, affinché i lascivi del mondo non ti trovino e distruggano la terra, e seppellirò il corpo, perché possa marcire, e crescere e portare innumerevoli frutti.»

Iniziazione e Tradizione
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2023-01-02 21:53:50 Nel Cristianesimo, le feste solstiziali di Giano sono divenute quelle dei due San Giovanni (Giovanni Battista e Giovanni Evangelista) che si celebrano sempre alle medesime epoche, cioè in prossimità dei due solstizi. Tra le tante immagini che rappresentano Giano, la più interessante, è quella dove Giano appare incoronato con metà viso maschile di un anziano che impugna uno scettro e meta di un giovane dai lineamenti effeminati che impugna una chiave. Il viso anziano è legato al tempo ed è rivolto verso il passato, quello giovane, al contrario, è rivolto verso ciò che ancora deve nascere, quindi verso il futuro. Il primo volto, riguarda il Solstizio d’estate ed è collegato a San Giovanni Battista, la cui testa decapitata vuole alludere alla fase discendente del sole. Egli, come narrato nei vangeli è colui che prepara la via al Cristo, al Sole. Per tale motivo nel Vangelo è scritto: "occorre che io diminuisca affinché Lui (il Sole) cresca". Il carattere energico del Battista, di colui che grida nel deserto, rappresenta la forza del sole in estate prima del suo declino. Il secondo volto di Giano corrisponde al solstizio d’inverno, ed è collegato a San Giovanni Evangelista. Questo volto, come dicemmo, è rivolto verso il futuro e non a caso San Giovanni Evangelista scrisse l’Apocalisse, che è il libro della rivelazione delle cose avvenire e della seconda venuta definitiva del Cristo. San Giovanni Evangelista ci appare nell’immagine di un giovane imberbe e quasi femmineo, spesso raffigurato con in mano una coppa all’altezza della testa (sede dell’intelletto), dalla quale esce una serpe. Questa serpe, oltre a simboleggiare la conoscenza, rappresenta le prove che l’iniziato deve superare per acquisirla. Le stesse che ritroviamo in Enea, che lotta con mostri e serpenti all’entrata della porta degli uomini o Solstizio d’inverno.
I due volti dei Santi non sono che un solo volto, quello di Giano o del Cristo, poiché sia Giano che il Cristo, con il quale Giano in alcuni casi viene associato, sono entrambi un simbolo solare. Lo scettro e la chiave rappresentano un duplice potere, regale il primo sacerdotale il secondo, i due procedono da un potere unico simboleggiato dalla corona. Giano, appare anche con in mano due chiavi, queste sono le stesse che ritroviamo in San Pietro e nello stemma papale, simbolo del potere temporale e spirituale. Le chiavi papali, quella d’argento e quella d’oro, sono anche le chiavi che aprono o chiudono ai fedeli la porta del paradiso terrestre e del paradiso celeste.
I due paradisi, in analogia, li ritroviamo nella Gerusalemme terrestre e celeste, a quest'ultima si accede solo tramite la prima, che rappresenta l'opera di purificazione, che ogni iniziato deve necessariamente compiere, per giungere al divino.

Iniziazione e Tradizione
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2023-01-02 21:53:47 #tradizione
Raffaele B., post su fb.

GIANO

Uno dei Re più antichi di Roma fu Giano (Janus Bifrons) che dopo morto divenne una divinità. Il suo nome deriva dal latino Janus e da lui prendeva nome il primo mese dell'anno: Januarius, Gennaio. Sovrintendeva con l'epiteto di matutinus. All'inizio d'ogni giorno ogni invocazione iniziava con il suo nome. Giano, era il dio degli inizi e dei passaggi, sia in senso reale che figurato. A lui era sacra la porta di casa (ianua) e la strada (viarum), infatti era detto il signore delle strade (rector viarum). Si dice, che quando si passava dalla pace alla guerra nel foro si aprivano le porte del suo tempio principale. Esse restavano aperte per tutta la durata della guerra, sentita come una fase transitoria, come un travagliato passaggio a una nuova condizione. Giano inoltre, era il dio che schiudeva ai romani ogni sviluppo storico e quindi la sua bifrontalità, serviva a vedere da una parte il passato, dall'altra il futuro. Il sacerdote di Giano era il re sacrale (rex sacrorum), il cui compito era quello di condurre senza rischi i romani per le vie della storia. L'importanza di Giano era tale che i suoi ritratti erano riportati sulle monete e a lui venivano innalzate molte statue. Secondo antiche credenze, Giano prima di essere divinizzato regnò insieme a Saturno su uno dei colli di Roma, il Gianicolo, che da lui prese il nome e sul quale avrebbe fondato una città il cui regno avrebbe avuto come caratteristica peculiare, il mantenimento della sospirata pace. Saturno in quell’era di pace, chiamata età dell’oro, insegnò a Giano ogni tipo di arte. Giano, era considerato il padre di tutti gli dei, ed era posto a guardia dei Solstizi, i quali erano chiamati "porte".
Omero ci insegna che Enea (l’eroe, l’iniziato), entra da mortale al Solstizio d’inverno (chiamato Borea: Nord-Settentrione) ed esce dopo aver conosciuto i misteri, da quello d’estate (chiamato Noto: Sud-Meridione) detta anche porta Eburnea, cioè splendente come l’avorio. Interessante notare che le due prime lettere della parola inverno “in” indicano, etimologicamente, un movimento verso l’interno, come le prime della parola estate “es” indicano un movimento verso l’esterno. Tutti questi miti, non sono altro che un tentativo di un linguaggio che vuole spiegare un evento spirituale.
La radice del bifrontismo è da ricercarsi assai indietro nel tempo, addirittura si sono trovate statue bifronti risalenti al periodo postpaleolitico, circa 11.000 anni fa, dopo l’ultima glaciazione. Questo per dire, che se anche il dio Giano non ha riscontro con le divinità greche, il culto di una divinità a due teste, a volte a tre o a quattro, è assai primitivo.
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2022-02-28 21:33:22 #magia
Cornelio Enrico Agrippa, La Filosofia Occulta o la Magia, Libro Secondo: Magia Celeste, Capitolo LX (ultimo).
In qual modo le imprecazioni umane imprimano naturalmente le loro forze nelle cose esteriori e come lo spirito umano, attraverso i vari gradi di dipendenza, pervenga sino al mondo intelligibile e divenga simile agli spiriti e alle intelligenze pii sublimi.

Le anime dei corpi celesti comunicano le loro virtù ai propri corpi, i quali a loro volta le trasmettono a questo mondo sensibile; ne, in effetti, le virtù del globo terrestre hanno altra origine fuor che la celeste. Perciò il mago che voglia operare pel potere di tali anime, invoca gli esseri superiori con acconce parole misteriose, disposte in formule efficaci per una certa convenienza mutua tra esse, le quali formule costringono a intervenire in modo naturale le forze occulte. Il che fa dire ad Aristotile nel sesto libro della Filosofia Mistica che quando s’invoca il sole e altre stelle pregandoli a cooperare all’operazione desiderata, l’astro non intende la preghiera ma agisce in virtù d’un certo legame naturale e mutuo che collega tutte le parti dell’universo e le disciplina. Così in un corpo umano un membro è messo in moto dall’impulso d’un altro membro e un istrumento a corda che vibri ne fa risuonare un altro simile.
Imprimendo un moto al alcuna parte del mondo, le altre parti ricevono un impulso che similmente le obbliga ad agire e per conseguenza la conoscenza della dipendenza reciproca e coordinata dalle cose è la base di ogni operazione meravigliosa ed è indispensabile per fare agire la forza capace d’attrarre le virtù celesti. La parola è urna forza naturale, perché le varie parti del mondo si attirano naturalmente a vicenda e reagiscono scambievolmente le une sulle altre e il mago, invocando per mezzo delle parole, opera per mezzo delle forze atte della natura, conducendo certe cose per l’amore dell’una all’altra, o attirandole a causa del susseguirsi di una cosa con l’altra, o respingendole a causa dell’antipatia dell’una con l’altra, seguendo in contrarietà e differenza delle cose e la moltitudine delle virtù, le quali reagiscono operano e forzano le cose mercé gli effluvi celesti.
Pertanto se alcuno risente gli effetti di qualche legatura o fascino, ciò non avviene secondo l’anima razionale, ma secondo la sensitiva e la sofferenza è percepita secondo l’anima animale. Perché le parole non hanno il potere di soggiogare l’anima, che trae la conoscenza dalla ragione e che ha l’intendimento, ma che nondimeno concepisce questa impressione e questa forza mercé i sensi, quando per l’influsso degli astri e cooperazione delle casse terrene, lo Spirito animale dell’uomo sia premuto al di là della originaria e naturale disposizione. Proprio nello stesso modo con cui un figlio obbliga il padre inconsciamente a lavorare per nutrirlo e conservarlo in vita, sebbene stanco; o come la sete di dominio ci sospinge a date attività; o come il timore della povertà fa desiderare le ricchezze; o come la venustà feminile è un pungolo alla concupiscenza; o come la valentia d’un abile musicista suscita inconsciamente passioni e emozioni diverse negli ascoltatori.
Ma il volgo non ammira questa specie di fascinazioni e di legamenti, come non le detesta, perché sono comuni, e ne ammira invece altre pure fisiche perché l’ignora e perché non vi è accostumato. Perciò s’ingannano quelli che le stimano al di sopra della natura o contro natura, mentre provengono dalla natura e sono fatte secondo natura.
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2022-02-21 12:28:01
#iniziazione
Joannes Yrpekh, Il Cammino di Maat - Luci sull'Antica Sapienza Egizia, pp. 159-161, Il contatto con il divino.

Iniziazione e Tradizione
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2022-02-07 13:11:01 #tradizione
Apuleio, Le Metamorfosi (o L'Asino d'Oro), Libro Undicesimo.

Tale e così maestosa, spirante i profumi felici d'Arabia, si degnò di parlarmi la dea.

V

«Eccomi o Lucio, mossa alle tue preghiere, io la madre della natura, la signora di tutti gli elementi, l'origine e il principio di tutte le età, la più grande di tutte le divinità, la regina dei morti, là prima dei celesti, colei che in sé riassume l'immagine di tutti gli dei e di tutte le dee, che col suo cenno governa le altezze luminose del cielo, i salubri venti del mare, i desolati silenzi dell'oltretomba, la cui potenza, unica, tutto il mondo onora sotto varie forme, con diversi riti e differenti nomi.
«Per questo i Frigi, i primi abitatori della terra, mi chiamano
Pessinunzia, Madre degli dei, gli Autoctoni Attici Minerva Cecropia, i Ciprioti circondati dal mare Venere Pafia, i Cretesi arcieri famosi Diana Dittinna, i Siculi trilingui Proserpina Stigia, gli antichi abitatori di Eleusi Gerere Attica, altri Giunone, altri Bellona, altri Ecate, altri ancora Ramnusia, ma i due popoli degli Etiopi, che il dio sole illumina coi suoi raggi quando sorge e quando tramonta e gli Egizi, così grandi per la loro antica sapienza, venerandomi con quelle cerimonie che a me si addicono, mi chiamano con il mio vero nome, Iside regina.
«Eccomi, sono qui, pietosa delle tue sventure, eccomi a te, soccorrevole e benigna.
«Cessa di piangere e di lamentarti, scaccia il dolore, grazie ai miei
favori ormai già brilla per te il giorno della salvezza.
«Sta' ben attento, invece, agli ordini che ti do: il giorno che sta per nascere da questa notte, come vuole un'antica tradizione, è consacrato a me. In questo giorno cessano le tempeste dell'universo, si placano i procellosi flutti del mare, i miei sacerdoti, ora che la navigazione è propizia, mi dedicano una nave nuova e mi offrono le primizie del carico.
«Dunque, con animo puro e sgombro da timore, tu devi attendere questo giorno a me sacro.

VI

«Infatti ci sarà un sacerdote. in testa alla processione, che per mio volere porterà intrecciata al sistro una corona di rose. Senza esitare tu fatti largo tra la folla e segui la processione, confidando in me, poi avvicinati a lui come per baciargli devotamente la mano e afferrargli le rose. Vedrai che in un attimo ti cadrà questa brutta pelle d'animale che anch'io già da tempo detesto.
«Non aver paura, ciò che ti dico di fare non è difficile, perché in questo stesso istante in cui ti sono davanti, sono presente anche altrove e al mio sacerdote sto dicendo in sogno le cose che deve fare.
«Per mio comando la folla assiepata ti farà largo e a nessuno, in questa lieta ricorrenza e nell'allegria della festa, ripugnerà quest'orribile aspetto che hai o giudicherà male la tua metamorfosi interpretandola addirittura come un fatto sinistro.
«Ma ricordalo e tienlo bene a mente una volta per tutte, che la tua vita, fino all'ultimo giorno, è ormai consacrata a me.
«Del resto mi pare sia giusto che tu dedichi la tua esistenza a colei che per sua grazia ti ha fatto tornare uomo fra gli uomini. E tu vivrai felice, vivrai glorioso sotto la mia protezione, e quando il tempo della tua vita sarà compiuto e scenderai agli Inferi, anche allora, in quel mondo sotterraneo, nei campi Elisi, dove tu abiterai, vedrai me, come in questo momento, risplendere fra le tenebre dell'Acheronte, regina delle dimore Stigie e continuerai ad adorare il mio nume benigno.
«Che se poi con l'assidua devozione, lo zelo religioso, la castità
rigorosa tu avrai ben meritato della mia protezione, sappi che a me è anche possibile prolungarti la vita di là del tempo stabilito dal tuo destino.»

VII

Posto fine all'augusta profezia l'invitta divinità scomparve.

Iniziazione e Tradizione
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2022-02-04 08:45:35
#illustrazioni #alchimia
Solomon Trismosin, Splendor Solis, Figura I: Splendor Solis.

Questo libro ha per nome Splendor Solis o Splendore del Sole,

ed è diviso in sette parti, nelle quali è descritto il mistero nascosto dei vecchi filosofi, così come tutto ciò che la natura richiede per compiere chiaramente l'intera opera, comprese tutte le cose aggiunte; dopo il quale a nessuno sarà consigliato di affrontare il mistero della nobile arte con i propri sensi.

Io sono la via e anche la strada, chi passa qui senza sosta, troverà una buona dimora della vita, e alla fine sarà sempre benedetto.

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2022-02-02 07:31:32 E adesso, amico mio, non mi parlare d’imperativo categorico! Questa parola fa il solletico al mio orecchio, ed io son costretto a ridere, nonostante la tua presenza così seria: mi ricorda il vecchio Kant che per aver carpito «la cosa in sé» – un’altra cosa ridicolissima – fu condannato ad essere a sua volta afferrato subdolamente dall’«imperativo categorico» e con questo nel cuore a smarrirsi di nuovo dietro a «Dio», «anima», «libertà» e «immortalità», come una volpe che finisce per rientrare nella gabbia, dopo che la sua forza e la sua astuzia l’avevano infranta! – Come? Tu ammiri in te l’imperativo categorico? Questa «saldezza» del tuo così detto giudizio morale? Questa assolutezza per cui dici: «così come giudico io, debbono tutti giudicare»? Che cecità, che puerilità, che mancanza di pretese nel tuo egoismo! E egoismo infatti sentire il giudizio proprio come legge generale, ed è poi anche egoismo cieco, meschino e senza pretese, perché rivela che non hai ancora scoperto te stesso, che non ti sei ancora foggiato un ideale tuo, proprio tuo: questo non potendo mai esser d’un altro, e meno che mai di tutti, di tutti!...
E chi giudica ancora: «così in questo caso dovrebbero agire tutti», costui non ha fatto ancor molta strada nella conoscenza di se stesso, altrimenti saprebbe che non esistono, né possono esistere azioni uguali, che ogni azione che fu compiuta, lo fu in un modo unico e irriproducibile, che così sarà sempre d’ogni azione futura, che le prescrizioni (perfino quelle più intime e sottili di tutte le morali fino ad oggi) si riferiscono all’aspetto esteriore e grezzo dell’azione, che con esse si potrà magari ottenere un’apparenza d’uguaglianza, ma proprio soltanto un’apparenza, che ogni azione, guardata e riguardata, è e rimane impenetrabile, che le nostre idee del «bene», del «nobile», del «grande» non possono venir dimostrate per mezzo delle nostre azioni, dato che ogni azione è inconoscibile, che indubbiamente le nostre opinioni, le nostre valutazioni, le nostre tavole di valori costituiscono le leve più potenti del meccanismo delle nostre azioni, che però la legge di quel meccanismo non è dimostrabile per mezzo di nessun caso singolo.
Limitiamoci dunque a ripulire le nostre opinioni e le nostre valutazioni e alla costruzione di nuove tavole di valori che siano nostre: ma smettiamo di almanaccare ancora sul «valore morale delle nostre azioni». Sì, amici miei, ormai non ne possiamo più di tutto questo pettegolezzo morale degli uni contro gli altri! Ci deve ripugnare questo impancarci a giudici morali! Abbandoniamo queste chiacchiere e questo cattivo gusto a coloro i quali non hanno più niente altro da fare che trascinare ancor per un poco il passato attraverso il tempo, non essendo mai essi attuali; e dunque ai molti, alla grande maggioranza! Noi però vogliamo diventar quelli che siamo, i nuovi, i sicuri, gli incomparabili, i legislatori e i creatori di noi stessi! E perciò dobbiamo diventare i migliori nell’apprendere e nell’inventare tutto quello che nel mondo sia legge e necessità: dobbiamo esser dei fisici, per poter in questo senso diventare creatori, quando invece finora tutte le valutazioni e gli ideali furono costruiti sull’ignoranza della fisica o in contrasto con essa. E dunque: Viva la fisica! E viva ancor di più colei che ce l’impone: la nostra lealtà!

Iniziazione e Tradizione
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2022-01-22 11:11:01
#alchimia
Jack Lindsay, Le Origini dell'Alchimia nell'Egitto Greco-Romano, pp. 81-88, Il nome alchimia.
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