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Mentre i due giovani erano lì, muti, a contemplare quei fiori, | Favole della buonanotte

Mentre i due giovani erano lì, muti, a contemplare quei fiori, ecco che a un tratto giunse al loro orecchio un canto flebile, ma soavissimo. Erano trilli tenui, delicati, vellutati, pieni più di dolcezza che di forza. Guardarono, e videro, sulla cima dell’alberello che serviva di sostegno alla pianta, un uccellino dalle penne grigie che si dondolava cantando. La principessa, pallida, con le mani giunte come dinanzi a un miracolo, ascoltava: il suo viso aveva un’espressione nuova, più gentile. Quel canto di una purità di cristallo, con note lievi, quasi soffocate in gola, che tuttavia sapevano elevarsi alle altezze sublimi di un’ineffabile armonia, era per lei una rivelazione che la trasfigurava. Le sue labbra ebbero un movimento quasi impercettibile, e qualcosa di nuovo e di stupendamente grazioso balenò nel suo bellissimo volto.
La principessa Splendore sorrideva per la prima volta in vita sua.
Discreto era luminoso di gioia.
— Questa pianta e questo uccellino sono entrambi del mio paese — disse il principe. — La pianta si chiama comunemente «la gioia del pellegrino », perché cresce vicino alle fresche sorgenti e par invitare i viandanti a una sosta: è la pianta del luppolo. E l’uccellino è l’usignuolo, certo venuto sin quaggiù dalla lontana Olanda, richiamato dal profumo tenuissimo di questa pianta.
— Altezza, — sussurrò Splendore, che per la prima volta in vita sua parlava con voce sommessa — come vorrei sentir questo canto per tutta la notte!
Discreto prese allora una mano della bella fanciulla e le disse:

— Se voi, Splendore, consentite a esser mia sposa e principessa ereditaria del Paese delle Acque, udrete cantar tutte le notti l’usignuolo e vedrete distese interminabili di questi fiori del luppolo. Volete?
La principessa non rispose. Lo guardò con occhi velati da lagrime di tenerezza, e capiva che quel silenzio diceva più di quel che avrebbero detto mille parole.
I due giovani quella sera tornarono fidanzati alla reggia. E qualche tempo dopo ebbero luogo le nozze.