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L’ECONOMIA STA MIGLIORANDO? Se leggete i giornali o ascoltate | Fabrizio Cotza

L’ECONOMIA STA MIGLIORANDO?
Se leggete i giornali o ascoltate gli annunci dei politici vi parleranno di dati sul PIL addirittura migliori rispetto alle attese.
Il che, leggendo solo i numeri aggregati, è indubbiamente vero.

Peccato che:
1. Siamo in presenza di una preoccupante escalation dei costi delle commodities: dai dati più recenti di maggio sappiamo che prosegue una estesa crescita congiunturale dei prezzi alla produzione dell’industria, che su base annuale registra un’ulteriore accelerazione (+8,0%, da +6,8% di aprile), cui contribuiscono i forti rialzi tendenziali dei prezzi dei prodotti energetici (+26,6%, da 23,6% di aprile) e della metallurgia (+24,0%, era 19,0% ad aprile). Molte materie prime o semilavorati sono addirittura “introvabili” oppure con consegne minimo a 6 mesi (ovviamente a prezzi folli).

2. Interi settori sono “drogati” dagli incentivi statali. Basti pensare al superbonus del 110% nell’edilizia (che si ricollega, tra l’altro, alla crescita delle materie prime del punto 1).
Stiamo assistendo a dinamiche che poco hanno a che vedere con una sana e sostenibile crescita economica. E tutto questo prima o poi porterà a conseguenze che al momento si possono solo immaginare, e che si manifesteranno quando questi incentivi verranno tolti. Più a lungo dureranno, più il botto per molti (quelli meno strutturati) sarà insostenibile.

3. Questa crescita economica è equamente distribuita tra micro aziende e grandi aziende? Perché se poche multinazionali contribuiscono a quell’aumento di PIL in maniera sproporzionata rispetto a quello del 95% delle micro aziende italiane, capite bene che questo porta solo ad un maggiore accumulo di ricchezza nelle mani di pochi, a discapito di tutti gli altri. Quindi un dato aggregato è poco significativo, se non lo si declina al reale miglioramento che porta sull’intera popolazione. E i dati ci dicono che i ricchi stanno diventano sempre più ricchi, mentre i poveri più poveri (vedi il recente report di Oxfam). Quindi non serve un grande economista per intuire cosa sta accadendo...