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MEDGAR, ATTIVISTA E REDUCE DELLA GUERRA, VENNE FREDDATO CON UN | Cronache Ribelli

MEDGAR, ATTIVISTA E REDUCE DELLA GUERRA, VENNE FREDDATO CON UN COLPO ALLA SCHIENA. MA IL GOVERNATORE DEL MISSISSIPPI FECE VISITA AL SUO ASSASSINO E NON ALLA FAMIGLIA

22 chilometri.
Era questa la distanza che, ogni giorno, il giovane Medgar Evers percorreva per andare a scuola. Lo voleva fortemente, Medgar, quel diploma. Voleva dimostrare che gli afroamericani come lui non erano cittadini di seconda classe. E allora percorreva ogni giorno quei 22 chilometri che lo separavano dalla scuola per i ragazzi "di colore", la norma per il Mississippi degli anni '30.
Poi arrivò la guerra.
Medgar non ci pensò un attimo e partì per l'Europa, dove combatté fino al 1945, quando venne congedato con il grado di sergente. Tornato negli USA si rese presto conto che c'era una nuova guerra da combattere: quella contro il razzismo e la segregazione.
Un impegno che portò avanti fino al 12 giugno del 1963.
Era stata una giornata intensa per Medgar Evers. L'attivismo nella NAACP (l'associazione per i diritti civili degli afroamericani), d'altro canto, occupava sempre più tempo nella sua vita. Recentemente Medgar stava tentando di indagare sulla morte di Emmet Till, il ragazzino di quattordici anni barbaramente ucciso nove anni prima per aver rivolto la parola ad una donna bianca.
Fare l'attivista per i diritti degli afroamericani negli Stati Uniti era ancora un mestiere pericoloso, ma Medgar era ottimista. "Il vento sta cambiando".
Era una bella serata, almeno fino al momento in cui un colpo di fucile raggiunse Medgar alle spalle. Morì un'ora dopo.
Eppure non bastarono i due anni di guerra e l'impegno civile a garantire a Medgar il rispetto del suo paese e soprattutto del suo stato, il Mississippi. Venne immediatamente accusato dell'omicidio un simpatizzante del Ku Klux Klan, Byron De La Beckwith, che, in segno di solidarietà, ricevette la visita di un colonnello dell'esercito e del governatore del Mississippi. Non c'è da stupirsi, dunque, che la giuria (formata esclusivamente da bianchi) giudicò innocente Byron, che ai raduni del Klan si vantava di aver sparato a "quel neg*o". Ci vorrà un nuovo processo (con una giuria "mista") ben 30 anni più tardi, nel 1994, per giungere alla condanna di Byron, che morirà in carcere nel 2001.

Questa è una delle storie che raccontiamo nel secondo volume di Cronache Ribelli.
Lo trovate qui: https://bit.ly/3s1JtNE