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La donna che decise il suo destino. Vita controcorrente di Cristina di Belgioioso di Pier Luigi Vercesi

Neri Pozza, 2021 - Vercesi ricostruisce con maestria l’esistenza di una figura femminile che non fu un’eroina ma che seguì l’istinto e la passione.

La donna che decise il suo destino. Vita controcorrente di Cristina di Belgioioso (Neri Pozza 2021) di Pier Luigi Vercesi rievoca la storia autentica di Cristina Trivulzio di Belgiojoso (Milano, 28 giugno 1808 – 5 luglio 1871) nobildonna, patriota, giornalista e scrittrice, che partecipò attivamente al Risorgimento.

Lo sguardo curioso e ardito di Cristina Trivulzio di Belgiojoso osserva il lettore dalla copertina del testo, particolare del ritratto che il celebre pittore Francesco Hayez fece alla nobildonna nel 1832. Famosissima in vita e non solo in Italia, celebrata anche dopo morta per decenni, grazie al suo apporto alla causa dell’Unità d’Italia, Cristina è oggi quasi sconosciuta. Ed è un peccato, proprio ora che il concetto di “Patria” è finalmente entrato nel cuore degli italiani, grazie anche a uomini come gli ex Presidenti della Repubblica Sandro Pertini, Carlo Azeglio Ciampi e l’attuale Presidente Sergio Mattarella. Ecco perché tra i grandi personaggi del Risorgimento e in tutte quelle storie di uomini e donne che contribuirono al sogno di un’Italia unita, Cristina occupa un posto di rilievo.
La “prima donna d’Italia”, come la immortalò Carlo Cattaneo, era nata in una famiglia nobile e ricca, figlia di Gerolamo Trivulzio, discendente di una delle famiglie storiche dell’aristocrazia milanese, e di Vittoria dei marchesi Gherardini. Il padre di Cristina morì quando lei aveva solo quattro anni e la madre si risposò con Alessandro Visconti d’Aragona, dal quale ebbe altri quattro figli. Nel frattempo Cristina cresceva, educata a casa da Ernesta Bisi, che instillò nella mente ricettiva della sua allieva idee nuove.

A 16 anni, il colpo di testa, Cristina, nonostante il parere contrario di familiari e amici, volle sposare il principe Emilio di Belgiojoso, dalla cattiva reputazione. Cristina era la più ricca ereditiera d’Italia, che vantava una dote di 400mila lire austriache. La passione era scomparsa presto, come il matrimonio, anche se i coniugi rimasero sempre in buoni rapporti di amicizia. Verso la fine degli anni Venti dell’Ottocento, Cristina, intuito che il vento reazionario stava per cambiare, cominciò a frequentare i patrioti, a motivo di ciò, inseguita dalla polizia di Milano, scappò prima in Svizzera e poi in Francia. Ospite di un amico notaio, la Belgiojoso conobbe lo storico francese Augustin Thierry, che le rimase vicino per tutta la vita. Thierry, come tanti altri prima e dopo di lui, si era innamorato della testa, della vitalità, dell’intraprendenza di una donna straordinaria, fiera e indomabile, dalla bellezza ingombrante.