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ME TIME, MAKE TIME, MEET TIME Graham Jenkin è attualmente CEO | Organizzazione Digitale | A lume di fare

ME TIME, MAKE TIME, MEET TIME

Graham Jenkin è attualmente CEO di CoinList. In passato COO di AngelList e, prima ancora, alla guida del reparto UX di Google che rivoluzionò l’interfaccia di Google Ads.

Si è talmente distinto per le sue qualità di manager in Google, tanto da ricevere un premio.

Perché te ne parlo? Ma ovviamente per la sua agenda, altro che premio

Ho pescato dal web questo articolo del 2010 in cui Graham ha mostrato la sua pianificazione settimanale. A prima vista potrebbe sembrare una classica agenda incasinata di un manager, ma ci sono alcuni elementi importanti da considerare.

Cosa ci portiamo a casa? La pianificazione mista che lo ha portato a gestire la sua agenda in questo modo:

Inserire come prima cosa gli obiettivi personali per evitare di finire in continui vortici creati da altre persone (ha scritto gli obiettivi anche in Evernote per non perdere di vista il suo perché).

Inserire i blocchi da “maker”: nonostante il passaggio a manager, Graham ha continuato in parte a fare il suo lavoro di prima per capire meglio le esigenze della squadra.

Nel suo caso ci sono tre aree principali:

ME TIME: tempo per sé da dedicare agli interessi extra lavorativi.

MAKE TIME: tempo trascorso come maker (attività che può svolgere da solo).

MEET TIME: tempo trascorso come manager e dedicato alle riunioni (a loro volta divise in sezioni).

“Alcuni incontri fanno perdere tempo [...] ma se vuoi ottenere qualcosa di significativo, devi farlo con un team di persone.”

La difficoltà che ha riscontrato? Proteggere il tempo... (che strano )

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Debora Montoli
@DeboraAV

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P.S.: tenere a mente le differenze tra le agende, in termini di pianificazione, è fondamentale. Un manager è più abituato ad avere in agenda diversi blocchi di tempo brevi per riunioni 1:1, riunioni della squadra, punti della situazione, verifiche varie... Un professionista inteso come “maker” (chi crea, chi programma, chi scrive, chi progetta, chi disegna, chi fotografa...) di solito ha la necessità di avere dei blocchi di tempo ininterrotti molto più lunghi da dedicare a un progetto o al suo lavoro, deve entrare nel flusso e ci vuole più tempo.

Non si possono gestire queste differenze con lo stesso approccio organizzativo, soprattutto in termini di riunioni o interruzioni che possono danneggiare il lavoro di un “maker”.

E questa differenza va considerata anche quando si sceglie un metodo di lavoro. Con una persona creativa che, quando è “dentro” la sua opera, non vuole saperne di smettere, il timer della tecnica del Pomodoro farà una brutta fine... Al contrario, con uno studente che si distrae ogni cinque minuti usare dei limiti di tempo predefiniti può essere di aiuto.