2022-07-25 12:17:37
Bentrovati con l’
aggiornamento settimanale che in via straordinaria oggi arriva di lunedì mattina e non di domenica, e che in via ancora più straordinaria vi scrivo dalla meravigliosa
Sicilia! Abbiamo molti argomenti da affrontare ma iniziamo con le
buone notizie sulla pandemia: l’ipotesi che vi avevo anticipato nelle scorse settimane, cioè che stessimo superando il picco prende sempre più forza,
anche nella scorsa settimana i casi sono diminuiti rispetto a quella precedente (-23,80%). Ricoveri, terapie intensive e decessi purtroppo ancora non diminuiscono, ma come sappiamo hanno un ritardo temporale rispetto ai contagi. I ricoveri hanno raggiunto il picco e ora dovremmo vederli diminuire, mentre per i decessi ci vorrà sicuramente del tempo (purtroppo!).
È bene ricordare però che i contagi sono ancora molti, la circolazione del virus è alta e non è difficile incontrare un positivo e rischiare di infettarsi, quindi ricordiamo di proteggerci al meglio! Il vaiolo delle scimmie è diventato un’emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale. Un po’ di storia delle emergenze di sanità pubblica: l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato ben sei volte lo stato di PHEIC a partire dal 2009, anno della pandemia da virus influenzale H1N1, seguita nel 2014 dalla poliomielite (mancata eradicazione a causa della persistenza di focolai in alcuni stati asiatici) e dall’emergere di casi di Ebola in Africa centrale, nel 2015/16 dalla diffusione di Zika, e nel 2018-20 ancora a causa dell’epidemia di Ebola in tre stati dell’Africa occidentale, per finire con la pandemia da COVID-19. In diversi casi si è trattato di crisi localizzate, in altri di eventi globali, ma sempre di fenomeni ritenuti «straordinari», che hanno richiesto perciò una risposta internazionale coordinata.
Ma perché? Vi scopiazzo alcune riflessioni di Gianni Rezza, epidemiologo e Direttore della Prevenzione del Ministero della Salute che sul Corriere ha spiegato che “
Di fatto, il monkeypox (il nome non fa giustizia del ruolo marginale giocato dalle scimmie nella circolazione del virus), per decenni confinato nell’Africa tropicale, a partire dal mese di maggio ha iniziato a diffondersi in Europa (oltre 10mila casi dall’inizio della sua comparsa). Fortunatamente, il ceppo virale che sta circolando anche da noi (in Italia sono stati sinora segnalati al Ministero della Salute, che ha da tempo attivato un apposito sistema di sorveglianza, 407 casi, di cui solo 2 in persone di sesso femminile) è simile a quello endemico in Africa occidentale, e causa forme cliniche meno aggressive rispetto a quello presente in Africa centrale. In Africa, i casi di monkeypox sono aumentati nel tempo a seguito della fine delle campagne vaccinali e della conseguente eradicazione del vaiolo, un parente stretto ma ben più virulento del vaiolo delle scimmie. Infatti, il vaccino contro il vaiolo è in grado di prevenire anche il monkeypox in circa l’85% dei casi. Fino allo scorso anno, in Europa erano stati segnalati casi sporadici da importazione, finché qualcosa è cambiato, e il virus – una volta introdotto nel nostro continente- è stato amplificato da alcuni eventi, di cui il principale rappresentato dal «pride» tenutosi a maggio alle Canarie. L’infezione, trasmessa attraverso il contatto diretto (incluso quello sessuale), non si è più fermata, ed eliminarla è diventato ormai difficile. È per questo che l’OMS ritiene necessario puntare l’attenzione su una infezione virale che non sembra essere né altamente trasmissibile né particolarmente aggressiva dal punto di vista clinico e viene ora dichiarata PHEIC.”
“Insomma,
non siamo di fronte a un nuovo COVID-19 e non sappiamo ancora se diventerà un fenomeno globale, ma - in un mondo già pieno di problemi - del vaiolo delle scimmie ne avremmo fatto volentieri a meno!” ha detto il Prof. Rezza.
Ma
cosa possiamo fare noi per proteggerci dal Vaiolo delle Scimmie? Ecco un prontuario di cose da tenere a mente: 1.
NO STIGMA, lo stigma aiuta solo a ritardare le diagnosi e a perdere occasioni di essere curati.
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