2022-04-17 08:40:05
Discorso di Padre Pio nel giorno della Santa Pasqua
21 aprile 2019 Telegram.me/padrepiosanto
... "Dopo la giusta, doverosa e santa mestizia degli scorsi giorni sacri alla passione di Gesù Cristo, spunta la letizia di questa pasqua, anniversario della resurrezione di Cristo, ed eccita tutti noi, suoi seguaci, a sorgere spiritualmente alla grazia.
Resurrexit! Ecco il grido di giubilo che la Chiesa innalza in questo giorno da ogni angolo della terra e tutti i popoli cristiani, affratellandosi insieme, solennizzano in modo speciale questa santo giorno, rispondendo
all’invito della Chiesa con le parole dell’apostolo San Paolo.
«Ita et nos in novitate vitae ambulemus»: risorgiamo noi pure in vita nuova, morigerata e santa.
E noi, signori miei, che abbiamo avuto questa grazia di essere una porzione di questo immenso stuolo di popoli, festeggiamo solennemente questo giorno. Ed io, vostro fratello in Gesù Cristo, prego tutti in questo giorno a porgere orecchio alle esortazioni ed auguri che sto per farvi.
La nostra Chiesa festeggia dunque, quest’oggi, la Risurrezione di Gesù Cristo, suo sposo e nostro Redentore, e lo festeggia non coi sentimenti del mondo, ma con quelli degni di una sposa santissima, la quale vuole rimunerati i sacrifici che il suo sposo divino ha fatto per tutta l’umanità.
Perché Gesù Cristo si sacrificò alla morte?
Per espiare le nostre colpe, mi risponda la fede.
Perché risuscitò con tanto strepito di prodigi?
Per testimoniarci il conseguimento della nostra redenzione.
Nella morte lui ci rammenta che eravamo morti nel peccato, nella sua risurrezione abbiamo invece un perfettissimo modello del nostro risorgimento alla grazia.
Siccome Gesù Cristo è risorto immortale alla vita di gloria, cosi, a dire con lo stesso S. Paolo, dobbiamo noi pure risorgere immortali alla vita di grazia, con fermo proposito di non voler mai più, per l’avvenire, soggiacere alla morte spirituale dell’anima.
E veramente la vita di grazia, a cui siamo risorti, è di sua natura immortale, siccome immortale di sua natura è la vita di gloria, a cui Cristo è risorto: con questo solo divario che, se Cristo non può più morire alla sua vita di gloria, ciò è frutto di beata necessità; ma se noi non moriamo più alla vita di grazia, dev’essere merito d’elezione e del nostro studio costante.
Volevano le regole di una rigorosa giustizia che, risorto, Cristo salisse subito glorioso alla destra del suo celeste Padre nel possesso dell’eterno gaudio, come proposto si era nel sostenere l’acerbissima morte di croce. E, nondimeno, noi sappiamo benissimo che, per lo spazio di quaranta giorni, volle comparire risorto
Surrexit Dominus vere, et apparuit. E per che mai?
Per stabilire, come dice San Leone, con si eccelso mistero le massime tutte della novella sua Fede.
Riputò, quindi, non aver fatto abbastanza per la nostra edificazione se, dopo esser risorto, non fosse comparso. Dico questo per la nostra edificazione, perché non basta a noi il risorgere ad imitazione di Cristo, se, a sua imitazione, non compariamo risorti, cambiati, e rinnovati nello spirito.
Questo pertanto, fratelli miei, è il sincero augurio che in questo giorno v’indirizzo. Iddio benedica e confermi i nostri buoni propositi, affinché il giorno della presente solennità perduri nella gioia delle vostre buone coscienze, nelle soddisfazioni dei vostri doveri, nella santificazione di voi stessi.
Questo studio, questo sforzo di perseverare possa riuscire di sacrifizio, non ci parrà troppo lungo. Passeranno anche per noi questi quaranta giorni che mancano alla nostra salita al cielo.
Non saranno giorni poi, ma saranno mesi, saranno forse ani: io vi auguro, o fratelli, una vita lunga e prosperosa, piena di benedizioni celesti e terrene. Ma, finalmente, questa vita finirà! Ed allora felici noi, se ci saremo assicurati la gioia di un felice passaggio all’eternità.
1.8K views05:40