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Gli ultimi messaggi 5

2023-06-28 18:57:08 BATTERIE CARICHE E PRONTI AL VIA 

L’India accende le batterie 
Il governo indiano sta discutendo il lancio di un sussidio per far crescere nel paese l’industria delle batterie. Il programma di incentivi sul tavolo del premier Narendra Modi prevede uno stanziamento di circa 2,6 miliardi di dollari da qui al 2030 per tutte le aziende che apriranno in India impianti manifatturieri che producano celle per batterie. 
Questa misura potrebbe offrire un grosso aiuto ai piani indiani di transizione energetica e climatica. Modi ha infatti posto come obiettivo la soglia dei 500 gigawatt di energia elettrica da fonti rinnovabili entro la fine del decennio. Per garantire un flusso costante, però, una rete che voglia appoggiarsi a rinnovabili come eolico e solare ha bisogno di molta capacità di stoccaggio. Ed è qui che entrano in gioco le batterie. 

La dinamo cinese 
La corsa alle batterie sta prendendo slancio un po’ ovunque, ma l’osservato speciale non può che essere la Cina. Le aziende del gigante asiatico che hanno investito in progetti di stoccaggio di energia sono più che raddoppiate negli ultimi 3 anni, arrivando a sfiorare quota 109mila secondo alcuni dei dati disponibili. 
Pechino sta puntando molto sul settore. I fondi stanziati dal governo per sostenere la transizione energetica fanno decisamente gola alle aziende cinesi: per raggiungere i propri obiettivi entro il 2030, la Cina avrà bisogno di almeno 410 gigawatt di batterie da collegare alla rete elettrica (circa 70 volte la capacità disponibile nel 2021) e la determinazione di Pechino nel sostenere l’industria ha convinto molte società cinesi a scommettere sul settore.  

L’Asia verso la decarbonizzazione 
La transizione energetica è una questione di necessità per l’Asia. Ad oggi, l’aumento dei consumi di elettricità dell’India è tra i più alti al mondo, con ricadute ambientali disastrose. Circa tre quarti dell’energia prodotta nel paese provengono dal carbone, che tra i combustibili fossili è il più inquinante. Percentuali simili riguardano anche la Cina. 
Ma la transizione è anche un affare economico. Secondo uno studio realizzato da Deloitte, la decarbonizzazione dell’economia potrebbe generare fino a 47mila miliardi di dollari nei prossimi cinquant’anni, creando circa 180 milioni di nuovi posti di lavoro. A beneficiare maggiormente di questa opportunità dovrebbero essere proprio Cina e India, ma la corsa è appena cominciata e le batterie sono appena state messe in carica.  

Quali conseguenze avrà la rivolta del leader del gruppo Wagner Yevgeny Prigozhin sulla Russia e sulla leadership di Putin? Ne parliamo oggi alle 18:00 nella nostra tavola rotonda settimanale: https://www.ispionline.it/it/evento/rivolta-wagner-cosa-cambia-in-russia-ora
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2023-06-27 19:26:03
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2023-06-27 19:25:57 MATERIE PRIME IN EUROPA: ACCORDI CRITICI

Un passo avanti...
Per una volta sono tutti d’accordo. I ministri dell’economia e dell’industria di Germania, Francia e Italia si sono incontrati ieri a Berlino per discutere su come rafforzare la capacità europea di garantirsi l’approvvigionamento di materie prime “critiche”, ovvero quelle indispensabili alla transizione energetica e digitale.
Sulla scia del Critical Raw Material Act, proposto dalla Commissione europea a marzo, i ministri e alcuni leader industriali si sono impegnati a definire progetti strategici comuni e a costituire le prime scorte strategiche europee.
Cosa c’è dietro quello che il ministro dell’economia tedesco, Robert Habeck, ha definito un “importante primo passo”?

… o indietro?
Per decenni, l’Ue è stata l’alfiere della globalizzazione e del libero commercio come canali di pace e prosperità. Ora, però, l’invasione russa ha rimescolato le carte. Vero, le forniture da Mosca (il 40% dei consumi europei, prima dell’invasione) hanno permesso di tenere basso il prezzo del gas naturale in Europa per oltre un decennio. Ma nel 2022 è stata proprio quell’interdipendenza a permettere al Cremlino di mettere l’Europa spalle al muro, tagliando fino al 75% delle forniture di gas e al contempo triplicando gli incassi dalle vendite del gas residuo.
È dunque normale che i Paesi europei spostino lo sguardo verso la Cina. Già, perché su alcuni mercati di materie prime critiche essenziali per la transizione, Pechino esercita un quasi monopolio: il 95% delle terre rare consumate dall’UE viene dalla Cina. E anche se il litio arriva in Europa da Australia e Cile, Pechino ne controlla il 70% dell’offerta mondiale.

Il “motore” d’Europa è tornato?
La proposta di marzo della Commissione europea per ridurre la dipendenza dall’estero pone degli obiettivi sulle materie prime critiche: estrarne in UE il 10% dei consumi, e lavorarne il 40%. La Commissione non ha esposto il cartellino del prezzo, evitando di stimare i costi di questa maggiore autonomia.
Così ieri Italia, Francia e Germania si sono impegnati a investire 2,5 miliardi di euro. Cifre non esattamente entusiasmanti: basterebbero a coprire i consumi europei del solo litio per meno di due anni. Ma si tratta, appunto, di un primo passo.
E poi, dopo le molte tensioni tra i tre “grandi” d’Europa (sui migranti tra Francia e Italia, su nucleare e industria della difesa tra Francia e Germania), potrebbe essere il momento giusto per spingere sul pulsante del “reset”.

Quali conseguenze avrà la rivolta del leader del gruppo Wagner Yevgeny Prigozhin sulla Russia e sulla leadership di Putin? Ne parliamo domani alle 18.00 nella nostra tavola rotonda settimanale: https://www.ispionline.it/it/evento/rivolta-wagner-cosa-cambia-in-russia-ora
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2023-06-26 19:33:10
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2023-06-26 19:33:03 LA GRECIA SEMPRE PIÙ A DESTRA  

Lascia e raddoppia 
40,6% dei voti e 158 seggi su 300. Ieri il Primo Ministro greco, Kyriakos Mitsotakis, si è aggiudicato la maggioranza assoluta alle elezioni seconde elezioni legislative nel giro di un mese. Il suo partito, Nuova Democrazia (ND) riconferma il centro-destra alla guida del paese
Era stato lo stesso Mitsotakis a sciogliere il Parlamento malgrado la vittoria (ma non assoluta) di maggio, per approfittare dell’entrata in vigore della nuova legge elettorale (che “regala” 50 seggi al primo partito). Non ha aiutato, anche stavolta, la frammentazione dell’opposizione di sinistra, guidata da Syriza, che si è fermata al 18%, perdendo ben 23 seggi, e i socialisti di PASOK, al 12%. A sorprendere è stato però l’exploit dell’estrema destra con Spartani, Soluzione Greca e Niki complessivamente oltre il 12%.  

È l’economia, bellezza? 
Insomma, gli eventi che hanno toccato la Grecia negli ultimi mesi, tra cui il tragico naufragio di una imbarcazione di migranti al largo di Pylos lo scorso 13 giugno, non hanno intaccato la performance di Mitsotakis: in un voto che conferma gli equilibri del primo turno, i greci hanno scelto la stabilità, con l’economia come priorità. Non è un caso che Mitsotakis abbia promesso di far riguadagnare ad Atene lo status di Paese investment grade nel 2023, dopo 12 anni durante i quali il suo debito è stato classificato “spazzatura”
I risultati delle elezioni danno al governo di Atene un mandato “forte” e, ha detto Mitsotakis, “ND è il partito di centrodestra più forte in Europa”. Il premier greco ha annunciato una riforma della pubblica amministrazione e interventi sulla giustizia, sanità e istruzione. Ma se le premesse sono buone, Mitsotakis dovrà dimostrare di saper gestire il mix di forze nel suo parlamento, dai partiti di sinistra in difficoltà, a quelli in crescita alla sua destra.  

Destre europee in marcia 
La vittoria della destra in Grecia si inserisce in un più ampio spostamento a destra del baricentro dell’Unione europea. Lo si è visto nelle elezioni nazionali in Svezia e Finlandia, e in quelle amministrative in Spagna, che potrebbero preannunciare i risultati delle imminenti elezioni legislative di luglio. Poche sorprese attendono le parlamentari polacche di fine anno, mentre in Germania l’estrema destra di AfD vola al 18%. 
Anche la premier Meloni, alla guida di un’Italia solidamente a destra dall’anno scorso, è sempre più attiva in Europa. Solo la settimana scorsa ha incontrato Macron, forse cercando una sponda “moderata” per le elezioni europee del 2024, che si avvicinano rapidamente. Il voto di questo weekend rafforza il vento che porta l’Europa a destra. Continuerà a soffiare da qui a giugno 2024?   

L’Intelligenza artificiale cambierà il mondo? E che impatto avrà sulla geopolitica? Scoprilo nel secondo incontro del nostro Summer Festival, in diretta oggi dalle 18.30. Collegati qui per seguire la tavola rotonda: https://www.ispionline.it/it/evento/summer-festival-intelligenza-artificiale  

La rivolta di Prigozhin ha il potere di una rivelazione devastante: su Putin, sull’esercito russo e su un paese in cui lo Stato è ridotto a scontro tra fazioni. Ne parliamo nell’ISPI Daily Focus di oggi: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/russia-cosa-resta-della-rivolta-wagner-133638
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2023-06-23 19:43:39
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2023-06-23 19:43:34 Turchia: è la fine di Erdoğanomics?

Inversione a U
Da 8,5 a 15 punti percentuali. È del 6,5% l’aumento dei tassi di interesse deciso ieri dalla Banca centrale turca. Ankara inverte di colpo la rotta segnata dalla “Erdoğanomics”. La poco ortodossa dottrina di Erdoğan, che ha mantenuto i tassi d’interesse bassi per combattere l’inflazione galoppante e stimolare la crescita economica, in contrasto con le teorie economiche tradizionali e in controtendenza rispetto alle decisioni prese dalle maggiori banche centrali dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, non ha pagato. L'inflazione ha toccato il picco dell’85,5% nell’ottobre scorso, mentre da inizio anno la lira turca si è svalutata di oltre il 30% rispetto al dollaro. Con la mossa di ieri, la Banca di Ankara opta per un più rassicurante percorso di deflazione sostenibile. Ma con un innalzamento dei tassi più timido del previsto, la strada non è ancora del tutto tracciata.

L’economia prima di tutto
La svolta in politica monetaria non arriva in un momento casuale. Poco meno di un mese fa, Erdoğan è stato rieletto per il terzo mandato (il secondo da quando è entrato in vigore il sistema presidenziale nel 2018) con il 52% delle preferenze. Dati elettorali alla mano, ha mantenuto un supporto abbastanza trasversale nel paese, ma l’economia rimane la prima fonte di malcontento per i turchi. E l’Erdoğanomics è il principale imputato. La crescita annua del Pil è precipitata a 2,7% nel 2023 dopo il picco post-pandemico. Il tasso di disoccupazione è in crescita e tocca l’11%, gli investitori esteri latitano e le casse dello stato sono in difficoltà. Solo nel 2023 sono stati spesi più di 26 miliardi di dollari per sostenere la propria moneta, drenando le riserve di valuta estera. Mentre il terremoto a febbraio ha ulteriormente aggravato la situazione.

Nomine cuscinetto
Con la sfida economica, la presidenza Erdoğan riparte in quarta. Lo ha mostrato con le nomine di due figure investor-friendly: il nuovo ministro della Finanze, Mehmet Şimşek (che aveva già ricoperto il ruolo nel segno dell’ortodossia economica tra il 2015 e il 2018) e la neo governatrice della Banca centrale, Hafize Gaye Erkan. Più che un cambio di rotta, potrebbe essere una scelta strategica per rassicurare gli investitori, assorbendo il peso di politiche monetarie e fiscali impopolari. Ma se questo nuovo corso sarà affidabile, sarà solo il tempo a dirlo. “Il cambiamento sarà graduale” avvertono e rassicurano Erkan e Şimşek, ma i mercati non sono del tutto convinti: è davvero la fine di Erdoğanomics?

La Sierra Leone va al voto pensando alla crisi economica. Ma a contendersi la presidenza sono gli stessi nomi del 2018: Maada Bio e Samura Kamara. Ne parliamo nell’ISPI Daily Focus di oggi: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/sierra-leone-al-voto-ma-la-sfida-e-leconomia-133440
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2023-06-22 20:06:05
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2023-06-22 20:05:56 SUMMIT DI PARIGI: UNA NUOVA FINANZA GLOBALE?  

Bell’atmosfera? 
Circa 50 capi di stato, oltre 100 nazioni rappresentate, per un totale di quasi 300 rappresentanti di enti pubblici e privati, Ong e istituzioni finanziarie. Sono i numeri del “Summit for a New Global Financial Pact”, in programma oggi e domani a Parigi. Che riunisce, tra gli altri, i leader di Francia, Germania, Brasile, Sudafrica, Egitto e altri paesi del Global South. 
Stando alle parole di Macron, il Summit punta a raggiungere un “nuovo consenso globale” su temi che spaziano dalla finanza allo sviluppo sostenibile, dal cambiamento climatico alle disuguaglianze. Non a caso sono stati invitati esponenti di diversi paesi in via di sviluppo: l’ambizione è quella di creare un clima di collaborazione tra Nord e Sud del mondo. Un’intenzione lodevole... che deve tuttavia fare i conti con una situazione finanziaria preoccupante

A tempo di debito 
La crisi del debito estero costituisce infatti una seria minaccia per molti Paesi in via di sviluppo. Nel 2023, per gli stati a reddito basso e medio-basso, il peso del servizio del debito estero (cioè il pagamento di interessi e capitale) raggiungerà un picco che non si toccava dal 1998, superando in media il 16% delle entrate pubbliche. Ed è dal 2011 che questa percentuale continua a crescere. Un trend di lunga data che, esacerbato dalle recenti criticità, ha fatto sì che dal 2020 ad oggi si siano verificati ben 14 default – contro i 19 del periodo 2000-2019. 
Insomma, una situazione finanziaria sempre più grave, che ostacola il perseguimento di importanti obiettivi, dalla transizione energetica alla lotta al climate change. E che ha conseguenze economiche molto profonde per i cittadini degli stati interessati. 

Parigi val bene una messa 
In questo scenario, la Cina gioca un ruolo cruciale. Già, perché Pechino è il maggior creditore dei paesi in via di sviluppo, con oltre 110 miliardi di crediti in essere. E, a fronte di un recente aumento del numero di coloro che hanno chiesto una rinegoziazione del debito, l’atteggiamento cinese non è stato collaborativo. In altri termini: la Cina si è spesso dimostrata riluttante a rinegoziare, trascinando le trattative per le lunghe e concedendo dilazioni anziché vere e proprie cancellazioni. 
Ecco quindi che la presenza a Parigi del primo ministro cinese Li Qiang (reduce dalla visita a Berlino di martedì) assume un’importanza fondamentale. La sua partecipazione al forum odierno è già di per sé un’ottima notizia, considerando le recenti tensioni. La speranza è che il Summit sia un’occasione per rinnovare la collaborazione multilaterale, come dimostra l’annuncio del Fondo monetario internazionale di aver raggiunto il suo obiettivo di stanziare 100 miliardi di dollari per “Paesi vulnerabili”. Resta però il timore che l’incontro non produca altro che parole e promesse a vuoto. 

Lunedì 26 giugno alle 18.30 l’ISPI apre le porte di Palazzo Clerici a Milano per il secondo incontro del suo Summer Festival. Si parlerà intelligenza artificiale e del suo impatto globale. Registrati qui: https://www.ispionline.it/it/evento/summer-festival-intelligenza-artificiale 

Washington accoglie il primo ministro indiano Narendra Modi con tutti gli onori. La sua visita è un messaggio alla Cina, ma quella tra India e Stati Uniti più che alleanza è convenienza. Ne parliamo nell’ISPI Daily Focus di oggi: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/modi-biden-e-il-nemico-del-mio-nemico-133315
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2023-06-21 18:53:38
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