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ASSOLTO con formula piena. Il fatto non sussiste. 2 anni di in | Giorgio Bianchi Photojournalist

ASSOLTO con formula piena. Il fatto non sussiste.
2 anni di inferno, 2 anni di calunnie, 2 anni di umiliazione pubblica.
Non avevo fatto nulla di male a nessuno, avevo solo messo fine ad una frequentazione con una ragazza che aveva sviluppato un'ossessione tossica e morbosa per me.
Eppure una mattina mi arrivano 6 carabinieri a casa come fossi un narcos. Non capivo. Ti prende una sorta di panico.
Mi sequestrano tutti i dispositivi, elettronici, mi ribaltano casa.
Scopro l'accusa infamante, la più infamante.
Finisco sui giornali, anche nazionali. Chi ha fatto uscire la notizia e gli stralci della querela, violando il segreto istruttorio, ha aspettato l'8 marzo. Essere additato come uno stupratore il giorno della festa della donna fa più effetto se vuoi distruggere la reputazione di qualcuno. Eppure non ero ancora accusato di nulla. La procura di Bologna prende molto sul serio la querela scritta presentata scientemente dall'avvocato della mia ex e mi indaga pesantemente. Mi controllano in ogni angolo violando la mia privacy, telefono contatti foto qualsiasi cosa. Non ho più uno smart phone, non ho più i computer, anche quelli aziendali. Non riesco neanche a gestire la mia azienda, pagamenti effetti bancari etc etc.
Resto calmo, l'accusante mi tratteggia come fossi Jack lo squartatore. Inserisce nella querela spezzoni di chat tagliate ad arte. Scrive tutto il male possibile. Inventa dal nulla. Quando la leggo mi viene un conato di vomito. Come può un essere umano fare un'azione così meschina, vile, perfida?
Conscio della mia correttezza inizio, riga per riga a smontare le bugie. Mi tocca anche andare a Milano, tagliarmi due ciocche di capelli dal centro della testa ed esporle agli esami tossicologici per dimostrare che non facevo uso di droghe, come lei inventando aveva scritto. E tanto altro su cui ora non voglio soffermarmi ma che vi racconterò in futuro. Ho tutto.
Quello che voglio dirvi è che può succedere a chiunque.
Le persone non sempre sono come ti si presentano.
La cosa che mi fa arrabbiare di più è come lei abbia utilizzato gli strumenti messi a disposizione delle vere vittime per vestirsi da carnefice e compiere un reato nei miei confronti con l'unico scopo di rovinarmi la vita. E lei oggi non ha perso, perchè per due anni il suo obiettivo lo ha raggiunto.
Io oggi non ho nulla da festeggiare. Non dovevo essere qui. Mi sento come quando ti svegli tutto sudato da un brutto, bruttissimo incubo. E' finito, ma non stai certo bene.
Nei prossimi giorni mi toglierò qualche sassolino dalla scarpa; quando un animale è ferito arrivano gli sciacalli per divorargli la carcassa. E parlo di politici ed amministratori locali.
Chiudo ringraziando la mia famiglia, il mio avvocato e i colleghi di studio, i miei amici e tutti voi che online mi siete stati vicino. Mi ha aiutato moltissimo.
In ultimo non posso non citare mia figlia dodicenne, la più grande vittima incolpevole di questa storia, con cui ho parlato di questo fatto solo poche settimane fa. Ma purtroppo ho scoperto che lo aveva già saputo dall'inizio per vie traverse quando di anni ne aveva dieci. Si è tenuta tutto questo dentro, soffrendo e senza dire nulla. Scoprirlo mi ha fatto stare davvero male.
Ora vorrei solo che chi mi ha fatto tutto questo possa essere giudicato e processato come è successo a me.
Perchè se mentendo si accusa qualcuno di un reato che può portarlo a farsi sei anni di carcere, quantomeno il calunniatore dovrebbe ricevere la stessa pena. Dovrebbe. Ma dubito che avrò mai giustizia.

Giovanni Favia.