2022-06-24 13:30:02
6 gennaio: diversi Rappresentanti repubblicani che hanno collaborato con Donald Trump nel tentativo di sovvertire l’esito elettorale delle elezioni del 2020 chiesero all’ex Presidente il perdono presidenziale dopo i fatti del Campidoglio.
Tra loro anche i noti Marjorie Taylor Greene, Matt Gaetz e Mo Brooks che aveva addirittura chiesto il perdono generale per tutti i parlamentari che si erano opposti alla certificazione dei risultati elettorali della Pennsylvania e dell’Arizona.
Il Rappresentante Jim Jordan, invece, non aveva chiesto alcun perdono ma si sarebbe informato per sapere a che punto fosse la procedura di perdono nei confronti dei propri colleghi.
Nessuno di loro ha ottenuto il perdono presidenziale.
È quanto emerge dalle udienze della Commissione d’Inchiesta sui fatti del 6 gennaio, dopo aver sentito Cassidy Hutchinson – consigliera dell’allora Capo dello Staff Mark Meadows – e Johnny McEntee – un consigliere –.
I diretti interessati hanno immediatamente negato ogni affermazione, accusando anche che la Commissione sta lavorando con le voci di corridoio piuttosto che con i fatti. Tra questi Greene e Gaetz che non hanno risposto alla domanda se hanno cercato o meno il perdono presidenziale da parte di Trump.
L’unico a confermare è Mo Brooks, che ha specificato che lo ha fatto per il timore che i democratici potessero perseguire penalmente i repubblicani che avevano espresso la propria opposizione alla certificazione dei voti elettorali. La richiesta di avere una mail scritta fu proprio del Presidente Trump, secondo Brooks.
Dalle udienze di ieri è stato inoltre messo in evidenza come Trump abbia chiesto ripetutamente ai propri membri di gabinetto di indagare sulle accuse di brogli elettorali e che quando queste venivano smentite, il Presidente aveva sottomano nuove teorie trovate su internet.
“You guys may not be following the internet the way I do,” avrebbe detto il Presidente in uno di questi incontri. Una di queste teorie riguardava l’uso di satelliti italiani per dirottare i voti da Trump a Biden. Una teoria su cui si era messo al lavoro anche il Segretario alla Difesa facente funzioni Chris Miller, che aveva chiamato funzionari in Italia per indagare su quanto affermato dal Presidente.
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