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Carlos Fonseca, la tentazione del fuoco Tommaso Pincio Alias | #VentagliDiParole

Carlos Fonseca, la tentazione del fuoco
Tommaso Pincio
Alias Domenica ~ Il manifesto
24.07.2022

#DiVisteERiviste

I romanzi, inclusi i più audaci e sperimentali, hanno questo limite: che le loro storie sono sempre storie di uomini e la loro prospettiva temporale è perciò sempre quella di uomini che ragionano in termini di giovinezza o vecchiaia, amori e tradimenti, padri e figli, vivi e morti. Esistono esempi, tentativi anche molto riusciti e perfino dei classici in cui il protagonista è qualcosa di diverso, comunque una creatura vivente, un animale come il cane del Richiamo della foresta, o oggetti inanimati che aspirano a vivere o a possedere una qualche forma di pensiero e consapevolezza che li renda di fatto umani: su tutti il ciocco di legno della nota favola. Immancabilmente poi, questi personaggi, che siano animali o oggetti assurti alla vita, devono vedersela con noi sapiens, il che relativizza fatalmente la loro alterità.

L’obiezione più ovvia è perché mai tutto ciò debba essere considerato un limite. Non è forse questo che si chiede alla letteratura: occuparsi di noi? E comunque: di cosa dovrebbe parlare un romanzo, se non della condizione umana? Una deviazione dalla norma è in Museo Animale di Carlos Fonseca (Sellerio, traduzione di Gina Maneri, pp. 465, € 17,00), dove un personaggio ragiona per anni sul fuoco e vagheggia «un romanzo sulla storia del fuoco: un romanzo in cui il fuoco fosse il vero protagonista, che cominciasse con l’equazione chimica della combustione per poi abbracciare tutti i continenti e tutte le epoche, che attraversasse la storia come una prateria in fiamme» . Malgrado la ritenga un’idea con i «controcazzi», il personaggio in questione si vede costretto ad ammettere di non essere riuscito a metterla in pratica e questo perché non sa che forma dare a un’opera del genere. Pensandoci bene però, una forma già esiste e molti sono i libri di questo tipo, solo che non sono romanzi ma libri di storia naturale.

Riferimenti a Sebald e Piglia
Natural History è peraltro anche il titolo della traduzione inglese del romanzo di Fonseca; non rende alla lettera l’originale Museo animal ma non ne tradisce lo spirito e ha inoltre il vantaggio di richiamare un altro titolo, Storia naturale della distruzione di W. G. Sebald, e indicare quali siano i riferimenti di questo autore costaricano, cresciuto a Puerto Rico e formatosi a Princeton, trovando tra i docenti Ricardo Piglia, a cui è dedicato il romanzo.
Oggi Fonseca vive a Londra e insegna a Cambridge, un dettaglio che ha senso menzionare visto che affianca alla narrativa una produzione saggistica in cui affronta gli stessi temi: in The Literature of Catastrophe, per esempio, studia le tormentate conseguenze delle tante guerre d’indipendenza combattute in America latina. Fonseca le analizza in parallelo alla rappresentazione di vulcani, terremoti ed epidemie, il tutto al fine di mostrare la violenza di certi processi politici e sociali. Museo animale si pone obiettivi altrettanto ambiziosi; muovendosi sul doppio e insidioso crinale di un romanzo speculativo costruito su più livelli, intreccia storie e personaggi diversi in un ardito gioco di incastri. Il fuoco è appunto tra i motivi ricorrenti. Divora dipinti, carte geografiche, monaci che si immolano nelle strade, arde nel sottosuolo di una cittadina mineraria, dà il nome a un angolo di terra alla fine del mondo, è fissato da occhi pensosi. E poi i libri naturalmente. Vengono evocati scenari alla Fahrenheit 451, la distruzione della biblioteca di Alessandria, i manoscritti arabi andati persi tra le fiamme nel 1501 per ordine del cardinale Cisneros e roghi meno noti, meno storici, ma non per questo meno devastanti, come «quello dei libri durante il colpo di stato del 1973 in Cile, quando si dice che furono bruciate più di quindicimila copie di un romanzo di García Márquez».