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Titolo: Eden Autore: Monica Sabolo Traduttore: Fabrizio Asca | #VentagliDiParole

Titolo: Eden
Autore: Monica Sabolo
Traduttore: Fabrizio Ascari
Editore: La Nave di Teseo
Genere: thriller psicologico
Data: 17.02.2022

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#recensione

Ritorno a leggere Monica Sabolo (scrittrice italiana che da anni vive in Francia, che scrive e pubblica in francese e che in Italia lèggiamo tradotta). La prima volta che ho letto un suo romanzo era nella traduzione di Sergio Claudio Perroni, Summer, e ne rimasi folgorata (credo anche per via della traduzione!).
La traduzione stavolta è di Fabrizio Ascari.

Questo thriller psicologico ha come protagonisti delle adolescenti che gravitano attorno a una foresta (non è precisato in che luogo sia ubicata). Questa foresta è avvolta da un fitto mistero: una forza oscura sembra attrarre verso il suo interno chi osa sfidarla.

“Le nostre vite si svolgono apparentemente in maniera casuale, caotica o monotona, siamo impegnati in un’attività, ricamiamo un cuscino bianco per giorni, settimane, un’intera esistenza, in una ripetizione scialba e priva di senso, ma all’improvviso, quando non ne abbiamo alcuna consapevolezza, presi dal punto croce, appare un motivo a chi guarda: una testa di cavallo, un villaggio sotto la neve, una donna nuda.”


Finché tutto precipita e la forza che si sprigiona dalla foresta sembra avere il sopravvento sulla “gang delle ragazze:

“La foresta bisbigliava i nostri nomi in una lingua senza parole, e una presenza inafferrabile, un’energia illimitata scorreva nelle nostre vene, sciogliendo i nostri gesti, riscaldando i nostri muscoli, e ci lanciava nella notte, in un impeto incontenibile. Non eravamo che impulso. Eravamo indistruttibili.”


Fin qui ero certa di dare tre stelle e poi nelle ultime pagine mi ha strappato la quarta stella, per il ritmo serrato degli eventi e per la poeticità del testo

“Non so bene che cosa mi abbia fermato quella notte, forse lo spazio e il tempo si erano invertiti, come un paesaggio in una sfera di vetro che si capovolge; forse era nata un’altra me stessa, che capiva, in una folgorazione triste, che il desiderio e la sua realizzazione non si pongono esattamente l’uno sull’altra, che tra loro rimane un vuoto, quello della inconsolabilità.”

La foresta è la metafora delle nostre paure e delle nostre emozioni più segrete che si scontrano e si congiungono.


“Qui dove c’è la possibilità di un rifugio, di un altrove, qui dove mormora la poesia, la nostra memoria. Qui dove sussurrano le voci degli scomparsi. Nulla si volatilizza, nulla scompare, adesso lo so. Assillerò coloro che ignorano la necessità del rifugio, della frontiera, dell’ombra. Sarò la custode del mondo oscuro della foresta. Veglierò su di lui, mi opporrò a coloro che vogliono distruggerlo. Rimarrò in piedi, minuscola sulla strada, innalzando barricate irrisorie. Sarò qui sul limitare, tra il caos e il silenzio; cercherò il segreto nascosto dietro il paesaggio, all’origine.”

Su Goodreads
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