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Titolo: Lessico famigliare Autore: Natalie Ginzburg Pubbl | #VentagliDiParole

Titolo: Lessico famigliare
Autore: Natalie Ginzburg
Pubblicazione: 1963
Genere: Romanzo autobiografico
Edizione: Einaudi
Pagine : 152

#recensione gentilmente offerta da Francesca

“Ma basta, fra noi, una parola. Basta una parola, una frase: una di quelle frasi antiche, sentite e ripetute infinite volte, nel tempo della nostra infanzia. […] Quelle frasi sono il fondamento della nostra unità familiare, che sussisterà finché saremo al mondo, ricreandosi e risuscitando nei punti più diversi della terra.“

A quasi un anno dalla scomparsa di mia mamma, leggere questo libro è stato un delicato cadere in una iperbole di ricordi, di delicati e teneri momenti vissuti e ritrovati in tutta la prima parte del testo. La famiglia del racconto autobiografico della Ginzburg è simile ad ogni altra famiglia , ancora oggi molti nuclei familiari hanno una loro modo dì colloquiare , con aneddoti ed espressioni particolari che ogni figlio, ogni genitore sente suo e ne serba ricordo. Così è stato nella mia famiglia di origine e mia madre ricopriva lo stesso ruolo del prof. Levi papà della Ginzburg, nel tramandare detti, modi di dire e di fare di quello che lei chiamava il “mondo antico”.

Già dalla prefazione, che l’autrice intitola avvertenze, si intuisce una narrazione secca, cruda, teneramente essenziale, orfana di fronzoli e orpelli solitamente femminili nelle descrizioni più intime della sua realtà familiare. È un racconto autobiografico con voce narrante, che non scende mai né di tono, né di tensione narrativa. È esilarante nella descrizione dei termini che il prof. Levi usa, inventa e nomina, per ogni cosa od evento che succede in casa sua. È lui quello che più di tutti caratterizza la storia. Esilaranti i termini che usa come “potacci o sbrodeghezzi” o, “negrigure .

Ambientato a Torino percorre un arco temporale tra gli anni Trenta e Cinquanta, pre e post fascismo. Natalie racconta dapprima con voce da bambina e poi da adulta gli evento storici e familiari. I genitori di Natalia diversi tra loro, sono Giuseppe professore di chimica ebreo, e la madre Lidia cattolica artista, incostante, eterea e un po’ superficiale ma che sarà capace di grandi gesti di altruismo nello scorrere delle vicissitudini durante il periodo buio delle leggi razziali, durante il fascismo e durante la guerra.

I fratelli saranno cospiratori antifascisti, la sorella Paola intreccia la sua vita con un uomo che diventerà un grande imprenditore italiano nel dopo guerra: Adriano Olivetti. Bellissima la descrizione che Natalie ne fa quando nonostante il divorzio da sua sorella Adriano andrà a casa sua per metterla in salvo dopo l’arresto del marito Leone Ginzburg per attività sovversiva: “e ricorderò sempre la sua schiena china a raccogliere, per le stanze, i nostri indumenti sparsi, le scarpe dei bambini, con gesti di bontà umile, pietosa e paziente.”

Lessico famigliare è la storia della nascita dell’ Einaudi. La Ginzburg con il marito Leone ucciso per le sue idee antifasciste, il grande Cesare Pavese del quale l’autrice ne delinea il carattere, ed i Balbo saranno il cuore pulsante della nascita della piccola casa editrice che diventerà un colosso nella editoria italiana. Quando la Ginzburg si trasferisce a Roma con il secondo marito si rende conto che lavorare nella succursale romana non le da la stessa identità: “ Quella che amavo, era la casa editrice che s'apriva sul corso re Umberto, a pochi metri dal caffè Platti, a pochi metri dalla casa dove stavano i Balbo, quando abitavano ancora a Torino; e a pochi metri da quell'albergo sotto i portici, dov'era morto Pavese.
Amavo, nella casa editrice, i miei compagni di lavoro: quelli, e non altri.”

È vivo il racconto, è intimo ma aperto agli altri. È vissuto e sentito. È storia italiana. È di Natalie la famiglia ma lei la rende nostra, riflessa nello specchio della vita quotidiana che noi tutti viviamo.

Felice lettura