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Titolo: Il peso della farfalla Autore: Erri De Luca Pubbli | #VentagliDiParole

Titolo: Il peso della farfalla
Autore: Erri De Luca
Pubblicazione: 2009
Genere: Narrativa Racconto
Edizione: Feltrinelli
Pagine : 60

#recensione gentilmente offerta da da Francesca

“Le bestie sanno il tempo in tempo, quando serve saperlo. Pensarci prima è rovina di uomini e non prepara alla prontezza.”

Il peso della farfalla è stato virtualmente indicato sui social come uno dei compiti da svolgere dagli studenti durante le vacanze estive 2022. La curiosità mi ha spinto a leggerlo.

È l’incontro tra un vecchio camoscio e un vecchio bracconiere narrato magistralmente da Erri De Luca, autore napoletano nato sul mare ma con il cuore in montagna.
Terra inospitale la montagna che l’autore definisce come “l’ultimo paragrafo della geografia”, scenario della storia tra due esseri solitari: il vecchio re camoscio e il vecchio bracconiere. Erri De Luca scrive “Entrambi sono vecchi, in fine di carriera, si portano appresso una stanchezza assaporata, sanno che non ce ne è ancora, che non ne vogliono ancora.”
Sentono la fine vicina, forse la cercano, una fine dignitosa, il vecchio che lascia spazio al nuovo.

La storia lentamente si dipana tra i pensieri del vecchio re camoscio sopravvissuto alla morte della madre uccisa dall’uomo e del bracconiere che ha ucciso più di 300 camosci ma cerca lui, il re dei camosci.
Il camoscio per salvarsi ha soltanto il suo fiuto e l’aria di novembre, che denuncia l’uomo a tutta la montagna, “i suoi zoccoli, come le quattro dita di un violinista, giocolieri in salita e acrobati in discesa, quattro assi in tasca a un baro, che gli consentono quello che l’uomo non può.” E’ cresciuto senza regole e divenuto re in un giorno, ha imparato a mangiare radici e ciuffi di larici, a riconoscere il fulmine, ad avvertire la fine dei suoi giorni.

Il cacciatore di frodo vive ormai in cima al bosco, in compagnia di una solitudine aspra. Resta titubante all’invito di una giornalista donna che vuole intervistarlo. Non vede donna da anni, e lui stesso ammette che “Un uomo che non frequenta donne è un uomo senza.” Scende in paese una volta al mese, per caricare lo zaino di patate, cipolle, riso, lenticchie. Un rivoluzionario di città ritiratosi in montagna.

Il duello tra i due è sottile, tra menti superiori , quella del camoscio che “sa” e quello del bracconiere che “valuta” . Il destino li unirà fatalmente in un'unica figura immortale dove “il peso della farfalla” metafora della vita avrà avuto il suo infelice compito.

L’approccio alla lettura deve essere lento, “ruminato”. Le parole, i pensieri, i profumi della montagna, pervadono intimamente il lettore in tutta la loro potenza. I sensi sono presi. Lo scenario si apre, il re camoscio è li. Gli zoccoli del branco scalpitano, il tributo riservato al re è chiaro. Il salto, tra le rocce e il precipizio, è perfetto. Nulla in confronto alla ruvidezza e alla durezza del bracconiere. Metafora di una perfezione profanata dall’uomo.
Il peso della farfalla può essere “compito assegnato” per le vacanze estive perché in poche pagine inevitabilmente fa riflettere, dolcemente rasserena. Un racconto che ha la delicatezza di una poesia.

Appendice è Visita ad un albero, incontro tra l’autore e un cirmolo “parente dell’abete, ma più folto di rami e solitario”. È un albero solitario per questo piace all’autore, racconta di vento e di fulmini sulla Tofana di Mezzo. L’Autore spesso si reca da solo verso il cirmolo solitario, perché “La solitudine è un albume, la parte migliore dell’uovo. Per la scrittura è una proteina.” È un albero eroe e prima di andare via lo monta a cavallo del suo braccio sul vuoto. I piedi scalzi ricevono il solletico dell’aria aperta sopra centinaia di metri. Lo abbraccia e lo ringrazia di durare.

Lettura dolcissima
F. C.