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Circola, anche tra persone di cui ho stima, l’idea che la stra | Gianpaolo Usai

Circola, anche tra persone di cui ho stima, l’idea che la strategia da adottare in queste elezioni sia quella del non-voto.
Una delle argomentazioni più elaborate che ho trovato a proposito sostiene che quando raggiungeremo una massa critica di astensionismo il “potere istituzionale” sarà costretto a venire a patti e ad accettare le richieste del popolo, richieste che riapriranno i giochi ed elimineranno l’attuale forma di partita truccata.
Confesso di avere considerevoli difficoltà nel seguire questo ragionamento.
Banalmente constato che in diversi paesi occidentali si è già arrivati ad affluenze sotto il 50%, e che ciò ha prodotto come massimo risultato qualche articolo pensoso sui quotidiani all’indomani delle elezioni; stop.
Constato inoltre che la dinamica per cui il “potere istituzionale” va a Canossa e chiede al popolo cosa vuole per tornare a votare è schietta fantapolitica, e lo è per mille motivi, a partire dal fatto che nessuno nel “popolo” avrebbe legittimazione a fare richieste a nome di tutti (mancherebbe di legittimazione democratica). Senza un’organizzazione democratica dell’opposizione a monte chi avrebbe titolo a sollevare quali proposte?
Detto questo, che si sia chiamati a giocare una partita truccata è fuor di dubbio.
La partita è truccata a monte in molteplici modi, dall’atteggiamento dei media alle regole di accesso ai finanziamenti per le forze politiche, fino alla scandalosa scelta della data delle elezioni e delle regole per parteciparvi.
Infatti magari non tutti sanno che tra le tre date tecnicamente possibili dopo lo scioglimento delle camere è stata scelta la più vicina (25 settembre), cioè casualmente quella che faceva cadere la raccolta firme a cavallo di Ferragosto. E magari non tutti sanno che sono state fatte nel corso della legislature modifiche normative per cui sono esentati dalla raccolta firme per poter accedere alle elezioni tutte le forze maggiori già presenti in parlamento (questo valeva già con legge precedente), + sono esentate anche le forze che hanno costituito un gruppo in almeno una camera prima del 31 dicembre 2021 (LeU, Italia Viva, Coraggio Italia) + è esentata Noi con l’Italia (Maurizio Lupi), perché ha contribuito all’attribuzione di seggi per i propri alleati in una coalizione avendo più dell’1% (anche se meno del 3%), + è esentata +Europa, perché si è presentata con il proprio contrassegno alle ultime elezioni politiche e ha ottenuto un seggio nella circoscrizione estera Europa, dove ha superato lo sbarramento, e dove non vale lo sbarramento nazionale.
Insomma, curiosamente, questa normativa è stata ritagliata in modo da lasciare il compito di cercare firme a ferragosto per potersi presentare alle elezioni a tutte e sole le forze “antisistema”, mentre esime da questo compito tutte le forze simpatetiche con il sistema, tutti quelli che hanno applaudito prima alla geniale strategia pandemica di Speranza e poi all’ancora più geniale strategia geopolitica verso la Russia.
Dunque, sì, la partita è truccata, non c’è dubbio.
Ciò che resta da capire è se la popolazione italiana deciderà che, dopo tutto, va bene così, che il sistema ha funzionato, che ci si può fidare di lasciarlo al comando senza opposizione, barricati in parlamento, ad imperversare sotto chiave per altri cinque anni.
Se sarà così vorrà dire che alla fin fine avranno avuto ragione i vari Letta, Brunetta, Pregliasco e Draghi: dopo tutto della democrazia gli italiani non sanno che farsene.
Una volta che siano di nuovo “pienamente legittimati dalle urne” per un altro cinquennio, quest’allegra compagnia potrà di nuovo occupare militarmente ogni ganglio del paese, dall’ISS ai giornali, dalle partecipate ai Talk Show.
Il sollievo per la caduta di Draghi sarà durato lo spazio di un mattino: si passerà dal governo Draghi al governo dell’agenda Draghi.
E di tutto quanto accade “nel sistema” non ci sarà modo neppure di sapere che accade. Già, perché a questo innanzitutto serve un’opposizione: a rendere consapevole il paese di cosa accade, a denunciarlo, a chiederne conto al governo.