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-EPISODIO 4- Primiera sfrecciò per le vie di Butrecchio per ar | Soffi d'amore, cuori infranti

-EPISODIO 4-
Primiera sfrecciò per le vie di Butrecchio per arrivare alla famosissima Pinacoteca, celebrata a livello internazionale per possedere i quadri più sporchi e peggio conservati del mondo.
Ansimante come un cane rabbioso, arrivò all’edificio principale del museo, un capannone industriale abbandonato. Si trovava situato tra il distretto industriale di Butrecchio e la più grande discarica della bassa emilia, destinazione finale di tutti gli scarti delle industrie locali. Le esalazioni tossiche di quell’immenso agglomerato di prosciutto e parmigiano permeavano l’aria rendendola quasi irrespirabile. Una montagna di pneumatici incendiati segnalava l’entrata.
Guidata dal suo sensibilissimo olfatto e dalla sua passione per le muffe, Primiera varcò la soglia del derelitto edificio: un colossale atrio in marmo di Salsomaggiore si apriva davanti a lei, con le alte pareti costellate di imponenti e deformi sculture in bronzo. Prim attraversò la sala zoppicando, accompagnata dalla strana sensazione che quelle sagome silenziose la seguissero con lo sguardo. Arrivata in fondo, notò un vecchio addetto alle pulizie con un sombrero ed un lungo baffo incrostato di sugo che stava lucidando il pavimento. Stava quasi per oltrepassarlo ed entrare nel cuore del museo, quando questo le rivolse la parola:
-Aj no no no, necesitas que tener el billete para entrar-
-Mi scusi signore non capisco cosa dice, non conosco bene l’elfico-
-Lo siento, no llega mucha gente aqì, tienes que comprar el billete para entrar-
-Ah mi scusi, è affamato! Provvedo subito- rispose Primiera lanciandogli tutti gli spiccioli di rame che teneva in tasca, cercando di non avvicinarsi troppo a quel lurido individuo.
“Brava Prim, anche oggi hai fatto una buona azione” pensò tra sè e sè la giovane.
L’anziano signore la guardò torvo per qualche istante, sputò nella sua direzione scuotendo la testa per poi riprendere a pulire il lurido pavimento. Tutto sommato non gli dispiaceva avere un po’ di compagnia ogni tanto.
Primiera percorse il dedalo di corridoi e stanze progettato dal famoso architetto Renzo Forte fino ad arrivare alla minuscola sezione “Quadri dipinti da donne”. Questa di trovava nella zona più remota e meno illuminata del complesso palazzo, dove una famiglia di procioni si era insediata esattamente come una famiglia di napoletani si insedia in un parcheggio pubblico facendo pagare la sosta.
Tra mucchi di assorbenti usati, pile di Cioè rovinati e sterili lamentele sul patriarcato erano appoggiate alcune tele ancora arrotolate.
Dietro quel mucchio di sporcizia artistica svettava una gigante tela incorniciata in del pregiatissimo cerume essiccato. Primiera non aveva mai visto un'opera così maestosa, alta almeno un metro e mezzo. Le sue deboli connessioni cerebrali la facevano sentire spaesata. Che i segreti della femminilità fossero sempre stati sotto gli occhi di tutti?
Guardò il dipinto con molta attenzione: la sinistra tela rappresentava un misterioso paesaggio rurale. Sullo sfondo si poteva riconoscere distintamente la maestosa fortezza di Butrecchio di Sopra, teatro di secoli di sanguinose guerre tra le due famose famiglie dei Montecchi e dei Cappelletti. Al centro della tela, in primo piano, giaceva un cuore umano trafitto da un gigantesco clitoride. Il cuore portava una corona dorata e una pelliccia incastonata di diamanti, mentre l’organo genitale femminile con le ultime energie reggeva uno stendardo della bandiera italiana con una scritta graffitata recitante “Amo noi”.
Il campo visivo della ragazza si oscurò improvvisamente di nero e le energie la abbandonarono di colpo facendola crollare a terra.
La sua mente vagava disperatamente attraverso un bombardamento di allucinazioni sensoriali, cercando di sfuggire a quel terribile incubo che stava prendendo forma nella sua travagliata mente. Il flusso dei pensieri si faceva sempre più vivido e reale e di fronte a lei si materializzarono uno per volta tutti i protagonisti colpevoli della sua avvilente vita.