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“Pensa che si riprenderà?” “Non possiamo saperlo, di sicuro ne | Soffi d'amore, cuori infranti

“Pensa che si riprenderà?”
“Non possiamo saperlo, di sicuro necessiterà di lunghe cure qui da noi”
“Ma di cosa si tratta? Qual’è il problema”
“Col. Johnson, sembrerebbe che sua figlia soffra di schizofrenia bipolare e che abbia generato l’identità di un ragazzo in una parte della sua psiche.”
“Credo di non aver capito”
“E’ come gli amici immaginari che ci si inventa da bambini, ma in questo caso la serotonina prodotta dall’ipotalamo provoca reazioni da parte di tutti e 5 i sensi, rendendo le allucinazioni tangibili agli occhi di sua figlia. Ha quasi ucciso una sua amica a causa della sua vivida immaginazione”
“Credo di non aver capito”
“Non si preoccupi, l’importante è che sua figlia resti qui con noi. Probabilmente riuscirà a guarire in 1 o 2 anni. Ma è difficile fare previsioni.”
La dottoressa guardò Primiera distesa sul letto, chiuse la cartella e disse: ”pare si sia svegliata, vi lascio soli”.
Primiera si guardò attorno, si trovava in una pallida stanza di ospedale, ai piedi del letto suo padre e una signora con il camice stavano discutendo. Provò a muoversi ma non ci riuscì. Guardandosi i piedi e le braccia notò di essere stata legata alle spondine del letto. Si trovava forse sul set di quel famoso film drammatico, “50 Sfumature di Grigio”?
“Pa… pa… Dove mi trovo papà?”
“Non preoccuparti piccola mia, credo di non aver capito cosa mi ha detto la dottoressa… ma probabilmente ci rivedremo tra un po’ di tempo… non mi permetteranno di venirti a trovare molto spesso qui… Però ti tratteranno bene, puoi starne certa”
“Cosa? Dimmi qualcos’altro papà, non lasciarmi qui” provò Prim a fermare suo padre ma questo le stava già facendo il saluto militare per congedarsi dalla sua stanza.
“Andrà tutto bene soldato, ti sei comportato valorosamente... Andrà tutto bene…”
“Non andartene babbino mio!” mormorò la ragazza, ma l’addestratissimo Colonnello Johnson si era ormai dileguato nella penombra.
Prim volse allora i lacrimosi occhi verso l’allegra finestrella ricoperta da una fitta maglia di filo spinato, facendo vagare lo sguardo sul gioioso paesaggio metropolitano all’esterno: pioveva.
“Ho sempre pensato che la pioggia potesse lavare via ogni mia tristezza, ma ogni goccia che cade sulla finestra… è una lacrima nel mio cuore.”
Si sentiva stanchissima, e cadde in un profondo sonno senza sogni.