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Perché il bilancio Ue non piace a nessuno (e come ci siamo arr | PRISMA 🔼 Politica ed Economia

Perché il bilancio Ue non piace a nessuno (e come ci siamo arrivati). L’analisi di Polillo

Quando si parla, come ha fatto il presidente del Consiglio, delle nuove “grandi sfide” non dovrebbe mancare una riflessione. A condizione, tuttavia, che l’orizzonte, alla fine, non sia solo quelle delle beghe di cortile tra le diverse forze della sua composita maggioranza
L’Italia ed il dramma dell’Europa. Di un’Europa, secondo l’immagine data dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che non riesce ad affrontare “sfide” particolarmente “complesse”, che gli sono di fronte. Come “la transizione verde, il governo europeo dei flussi migratori, il rilancio della crescita e dell’occupazione”. In una fase, come quella appena trascorsa, che è stata caratterizzata da “una lunga crisi economica, che ha accentuato le disparità territoriali e acuito le disuguaglianze”. Per cui “la politica di coesione” dovrebbe “più che in passato, contribuire a ripristinare la convergenza fra territori e assicurare maggiori e più dignitose opportunità di lavoro, soprattutto per i più giovani”. Parole sacrosante, rese di fronte all’Assemblea di Palazzo Madama.

Oggetto del rammarico: il Consiglio europeo di domani dove si discuterà di un’ipotesi di bilancio – quello relativo al periodo 2021 – 2027- che non sembra piacere a nessuno. Non a Ursula Von Der Leyen, né a David Sassoli. Come del resto non era piaciuta la bozza precedente, curata sotto la presidenza finlandese e ora riproposta, con piccole correzioni ritenute del tutto insufficienti, dal Presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Tensione, quindi, alle stelle. Al punto che quella che si ipotizzava essere una riunione conclusiva, in grado di licenziare il programma, rischia di trasformarsi in una piccola grande bolgia. Ed era forse anche a questo che pensava un Giuseppe Conte, ormai gasato, al termine di un dibattito che aveva visto un forte ricompattamento della sua maggioranza, quando ha detto, ai giornalisti: “la notizia è che vi sorprenderemo perché nei prossimi giorni ci sarà una cura da cavallo per il sistema Italia”.

In attesa di scoprire cosa ci riserva il destino, è bene non dimenticare che questo primo scotto – non è bello dover constatare come proposte comunque meditate da parte dei supremi organi europei siano considerate spazzatura – è solo la prima conseguenza della Brexit. L’uscita della Gran Bretagna ha fatto diminuire le risorse finanziarie a disposizione dell’Europa, comportando un’inevitabile limatura dei possibili programmi d’intervento. Con un budget più contenuto era inevitabile che qualcosa dovesse essere sacrificato. Si poteva, in alternativa, produrre una rimodulazione delle precedenti priorità. Vale a dire spostare risorse dai programmi più tradizionali, verso le nuove priorità. Ma anche questa seconda ipotesi è stata subissata dalle critiche. Si vorrebbe, in altre parole, la botte piena e la moglie ubriaca. Cosa non facile da ottenere: né in Italia, né altrove.