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#pagina15 Lane Bosling parte 2 La mattina è stata così monoton | SoT Italia-Diario di bordo

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Lane Bosling parte 2
La mattina è stata così monotona che ora mi toccherà passare un'altra sera in compagnia del mio passato. Come vi dicevo scappai su di un mercantile imbarcato come mozzo. Mi assegnarono una cassa dove mettere i miei averi ma, apparte quel bizzarro paio di guanti, non avevo nulla. Passavo le giornate a eseguire comandi che venivano dall'alto del castello di poppa e mi diedi molto da fare. In quel sottoscala non ero mai stato nessuno in 12 anni, su quella nave dopo qualche mese di navigazione ero stato promosso da mozzo a marinaio. Mi dissero che ero portato, imparai a sentire il vento e ascoltare il mare. In quei mesi imparai anche le leggi del mare, che erano tutte diverse da quelle di terra, ad esempio esistevano due tipi di capitani: i capitani per grazia di Dio e i capitani per grazia del diavolo. I primi, come il mio, erano coloro i quali davano ordini su navi che si fregiavano della regia bandiera inglese, spagnola, portoghese... Mentre gli altri erano assassini che si erano autoproclamati capitani e che davano ordini su disordinate navi della morte ornate da drappi neri e orribili disegni bianchi. I temuti, quanto a me allora estranei, pirati. Per tutta la mia permanenza su quel mercantile non ne incontrai nemmeno all'orizzonte. Incontrai, invece, feroci tempeste. Le prime furono un disastro: il capitano continuava a gridare ordini mentre i più erano in coperta a vomitare qualsiasi cosa avessero in corpo, il resto dell'equipaggio era sparpagliato sul ponte nella disperata ricerca di compiere le mansioni gridategli dal capitano senza finire fuoribordo. Sapeste quanti ne ho visti scagliati nel mare dall'impeto mostruoso di un'onda o da una raffica di vento, lo stesso quartiermastro Samberg (gran lavoratore e promesso successore del capitano) sparì in una tempesta. Quando approdammo, dopo quella tempesta, la nave era inutilizzabile e l'armatore ne trovò una nuova pronta ad accogliere l'equipaggio. Il capitano, che ormai mi aveva preso in simpatia visto che erano anni che lavoravo per lui, mi intimò di andarmene poiché lui si era fatto vecchio e sarebbe stato rimpiazzato dal figlio di un grasso banchiere incapace e crudele. Io non lo ascoltai e fu proprio così che andò: con la nuova nave arrivò anche il nuovo capitano, vestito sempre con abiti da terra sbraitava ordini insensati dal castello di poppa senza la minima strategia. Prima di una tempesta annunciata non fece tirar su le vele dell'albero maestro e quando la natura ci si scagliò contro la nave rischiò più volte di capovolgersi. Così ordinò a quattro mozzi di salire per tirare su vela maestra, velaccio e controvelaccio. Il primo arrivò al controvelaccio e non riuscendo a muoversi per le forti raffiche di vento rimase aggrappato al braccio implorando aiuto. Il capitano ordinò lui di adempiere al suo compito non curante della situazione e dopo un altro po' di esitazione fu portato sul ponte da una palla di piombo. Gli altri tre mozzi, scoraggiati e spaventati, corsero sull'albero e mentre tiravano su il velaccio assieme furono travolti da una raffica che gli riportò sul ponte con le schiene spezzate.
Chiamano dal ponte qui, scriverò il seguito un'altra sera.