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NOVENA IN PREPARAZIONE DELLA SOLENNITÀ DEL SACRO CUORE DI GESÙ | Vivere in ossequio di Gesù Cristo

NOVENA IN PREPARAZIONE DELLA SOLENNITÀ DEL SACRO CUORE DI GESÙ – II GIORNO – AMARE DIO PER GLI ALTRI

V.: Nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo.
R.: Amen.

V.: Vieni, Santo Spirito!
R.: Vieni per Maria. Amen, alleluia!

V.: Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo.
R.: Come era nel principio, e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

***
Dalla Prima Lettera di San Giovanni Apostolo (4,10)

“In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati”.

(Breve pausa di silenzio)

***

Da “La Mistica della Riparazione” del Servo di Dio Divo Barsotti, Sacerdote:

“Ma di che riparazione si parla? E per quali motivi siamo impegnato in questa riparazione? Intanto risulta dalle parole stesse di Gesù a S. Margherita Maria: ella deve supplire dinanzi a Gesù tante altre anime che non lo amano. La riparazione, prima di tutto, esprime un nostro dovere di supplenza, e questo ci sembra veramente cristiano. Nell’andare verso Dio non siamo mai soli, non possiamo mai scioglierci dalla comunità, non possiamo mai pretendere di fuggire soli col Solo; il nostro dovere, quanto più ci accostiamo a Dio, è quello di rappresentare tutti gli altri che sono lontani. Se Gesù ti dice: «Almeno tu amami», non intende con questo rinunziare all’amore di coloro che non lo amano, ma vuole che col tuo amore per lui tu compensi l’amore che i tuoi fratelli gli negano, che il tuo amore supplisca per loro, che tu lo ami per loro.

«Almeno tu amami!». «Mi ami tu più di questi?» domanda Gesù a Pietro. L’amore che il Signore chiede non sottrae l’anima al mondo, non la divide dai fratelli; al contrario. È questo amore che la unisce di più agli uomini, la fa più responsabile per tutti. Pietro, per questo amore, riceve una missione di universale paternità, la missione di guidare tutto il gregge di Cristo, e finalmente riceve la promessa di morire com’è morto Gesù: non solo il martirio, ma la partecipazione più piena alla Passione e alla Morte del Cristo, in una morte che dovrà essere atto di offerta per il mondo intero. «Signore, non imputar loro questo peccato». È la preghiera di Stefano, ed è la preghiera di Pietro, perché il martirio cristiano mai potrebbe essere soltanto testimonianza d’amore per gli uomini, per quelli stessi che ti danno la morte.

Sembra che tutto ciò risponda ad un disegno preciso della provvidenza di Dio: i molti si salvano per i pochi, tutti si salvano per uno solo. Gesù, l’Unico, salva la moltitudine immensa; dopo di lui, ma con lui, i pochi salvano i molti. È una verità che si adatta ad ogni generazione umana: i veri cristiani saranno sempre il sale della terra, la luce del mondo. Saranno sempre un piccolo gregge. Ma sarà per questo piccolo gregge, per questo pugno di sale, per questa luce sul moggio che tutto il mondo sarà illuminato, che sarà impedita la corruzione universale e la rovina degli uomini. Mistero che non osiamo nemmeno contemplare tanto ci fa paura, perché ci dice la nostra responsabilità precisa: siamo degli eletti da Dio. Ci rendiamo conto che non rispondere non è soltanto mettere in pericolo l’anima nostra, ma è mettere in pericolo la salvezza di innumerevoli anime, è defraudare tutta l’umanità, tutta la creazione, di una forza divina, di un potere di salvezza, di un dono di amore che attraverso i prescelti dovrebbe raggiungere gli altri?

Dio certamente ci ama, se ci chiama presso di sé, ma tuttavia la chiamata non è limitata a noi soli; la chiamata di Dio ci separa dagli altri, ma per renderci solidali con essi, padri di tutti come Abramo. La chiamata di Dio strappa Abramo alla sua tribù, lo porta fuori dalla sua città, ma per farlo padre di tutti i credenti. Se non rispondiamo al Signore, non mettiamo in pericolo soltanto la nostra perfezione, la nostra santità: se ci accontentassimo soltanto di una nostra salvezza forse non ci potremmo salvare.