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Il premio Nobel fu istituito per volontà di Alfred Nobel, pers | .

Il premio Nobel fu istituito per volontà di Alfred Nobel, personalità eclettica, filantropo ed imprenditore di successo, inventore della dinamite. Nel proprio lascito testamentario decretò che la sua eredità fosse «distribuita annualmente come premi per coloro che, durante gli anni precedenti, abbiano conferito grandi benefici all’umanità». Una parte del premio fu da destinarsi «alla persona che abbia fatto di più o il meglio per promuovere l’amicizia tra le nazioni, l’abolizione o la riduzione degli eserciti permanenti e l’avviamento e l’avanzamento di congressi di pace».

Abbiamo visto come negli anni sia stato assegnato a diverse personalità che indubbiamente spiccano per la loro attività a favore dell’umanità: basti pensare al dottor Mukwege, insignito del premio nel 2018 per la lotta contro l’impunità dello stupro di massa come tattica di guerra, portata avanti nella RDC e in molte altre parti del mondo. Oppure, guardando più indietro, figurano i nomi delle più grandi icone pacifiste del ‘900 come Nelson Mandela (1993), Aung San Suu Kyi (1991) e Martin Luther King (1964).

Ma non sono sempre state tutte rose e fiori.

In passato infatti è stato assegnato a persone come Abiy Ahmed Ali (2019), politico etiope premiato «per i suoi sforzi per raggiungere la pace e la cooperazione internazionale», che da inizio 2020 porta avanti una sanguinosa guerra che vede massacrati centinaia di contadini nella contesa regione del Tigrè.

Nel 2009 invece il premio fu assegnato al neo-insediato presidente degli Stati Uniti Barack Obama «per il suo straordinario sforzo per rafforzare la diplomazia internazionale e la cooperazione per le persone», lo stesso poi che per primo ha formalizzato la “guerra al terrorismo” come mai nessun suo predecessore aveva fatto: la guerra coi droni portata avanti dalla sua amministrazione mieté nel continente africano centinaia di morti, scelti come target sulla base di criteri per lo più meramente suppositivi.

Ci sono cantonate rimaste leggendarie come quella del 1901 in cui lo sconosciuto poeta francese Sully Proudhomme soffiò il premio a Lev Tolstoj, e altri Nobel mancati alla Letteratura che gridano vendetta come Borges, Proust, Nabokov, Scott Fitzgerald, Tolkien, Céline, Joyce, D’Annunzio, Ungaretti, Eco, Mishima, Ezra Pound, molti fra questi elencati quasi certamente per ragioni ideologiche.

Vi sono Nobel alla Pace discutibili come quelli a Kissinger o ad Arafat (quando non addirittura le candidature di Mussolini e Stalin) mentre Gandhi non lo vinse mai, anche qui, per ragioni ideologiche.

Questo è stato soltanto il preludio di una premiazione che oggi è diventata la fiera dell’ideologia globalista.

Quest'anno infatti il Nobel alla Pace è stato dato al giornalista russo Dmitrj Muratovmm caporedattore del giornale antiputiniano Novaja Gazeta, seguendo così la scia segnata nel 2015 con la premiazione della giornalista bielorussa Svetlana Aleksievič, nota per le medesime posizioni antiputiniste.

Se quest’anno volevano davvero premiare gli attivisti per la libertà d’espressione, perché non Julian Assange o Edward Snowden? Sarebbe stato scomodo.

Il Nobel per la Letteratura è andato al semisconosciuto Abdulrazak Gurnah (del quale faticherete a trovare libri tradotti), un rifugiato che ha parlato male del colonialismo e che è riuscito a soffiare il premio agli eterni candidati Murakami, Don De Lillo, Cormac McCarthy, David Grossman, Margaret Atwood, Michel Houellebecq, Claudio Magris o anche al kenyota Ngugi wa Thiong’o, persone che purtroppo fanno letteratura e non ideologia.

Infine il Nobel alla Fisica è andato, oltre all'italiano Giorgio Parisi, grande fan dell’intelligenza artificiale e del lockdown, anche ai due climatologi Klaus Hasselmann e Syukuro Manabe.

Il fatto che gli argomenti COVID-19 e vaccini abbiano avuto poco spazio, lasciano così intendere i prossimi talking points: clima, intelligenza artificiale, lotta alla Russia e politicamente corretto.

@nonsolocovid catalogato in #disinformazione