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Critica alla filosofia marxiana pubblicata ne 'il Capitale' i | Mondo filosofia

Critica alla filosofia marxiana pubblicata ne "il Capitale" in ottica ambientalista.

1) Marx riconosce un valore d'uso diverso dal valore di mercato del prodotto. Questa distinzione è giustissima, peccato che l'autore non spenda neanche una pagina a spiegare il valore d'uso e le sue implicazioni. Dice solo che il valore di mercato è dato dal numero di ore spese per creare l'oggetto, anche se in realtà questo è il valore di produzione.

2) Marx scrive che il valore di un oggetto è dato dalla quantità di ore di lavoro impiegato per costruirlo, poi riconosce che è una semplificazione eccessiva (un tavolo non è la stessa cosa di una lasagna), peccato che non approfondisca mai, ma anzi utilizzi questo stesso concetto in tutta la sua opera.

3) Nell'opera si parte dall'idea che esiste una sorta di "fluido" di lavoro umano che si concretizza nei beni. Come intuizione può avere senso ed è anche molto ben inquadrata nella cultura del XIX secolo nel quale Marx visse, il problema è che il manuale non spiegherà mai come si crea il valore: come faccio a creare un tavolo utile? Utile per chi? L'autore non spiega mai le caratteristiche di questo fluido, da dove deriva, quando compare e accenna solo brevemente alla differenza tra lavoro utile e lavoro inutile o dannoso (idea che sarebbe stato meglio approfondire bene). Possiamo sostanzialmente dire che Il capitale non è un manuale sulla ricchezza, su cosa è ricchezza e cosa non lo è, su come viene prodotta o sulle sue qualità, quanto piuttosto sulla sua redistribuzione.

4) Nelle definizioni base del manuale la Natura viene vista solo come un dato di fatto scontato. Ciò che conta è l'uomo che lavora per creare valore su tale base. La Natura in sé non ha valore e non può averne, il valore deriva sempre e solamente dal lavoro umano su di essa. Marx è essenzialmente vittoriano: la Natura è un blob informe, senza capacità di creare a sua volta valore.
In questa ottica ci si chiede perché le persone vogliano andare in vacanza al mare o in montagna, se quel mare o quella montagna non hanno valore.

5) Il valore d'uso della merce è letteralmente alla base del libero mercato (i clienti finali comprano i prodotti per usarli), eppure continua a non esistere una trattazione sistematica e completa di questo valore, solo un vago accenno iniziale.

6) Marx non è sempre logico e consequenziale, infatti introduce la moneta il cui valore è legato alle ore di lavoro impiegate per estrarla, ma poi passa ad introdurre la banconota, il cui valore è slegato. La banconota viene introdotta proprio perché meno dispendiosa da creare rispetto alla moneta. Quindi l'idea che nel prodotto vi sia un valore pari al numero di ore impiegate per crearlo viene accantonata (momentaneamente) dallo stesso autore. Peccato non abbia mai introdotto una teoria consistente del valore che vada oltre il valore di mercato o le ore-lavoro.

7) E' invece interessantissima l'idea del denaro come mezzo di propagazione sociale della ricchezza. Peccato che sia l'ennesima idea geniale lasciata lì.

8) Il plus-valore degli uomini, il plus-valore delle cose, il plus-valore degli animali, il plus-valore delle piante, il plus-valore delle macchine.
Marx utilizza per tutto il libro l'idea fondamentale che gli oggetti (animali, piante, macchine, oggetti inanimati, ecc...) sappiano dare un valore equivalente solo al numero di ore che "possiedono", cioè alla forza lavoro che hanno accumulato, cioè al numero di ore che gli esseri umani hanno impiegato per creare tali oggetti.

FONTE: Da facebook

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