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Proprio in Crimea – allora ucraina – nel 2013 si era tenuto il | Maurizio Vezzosi

Proprio in Crimea – allora ucraina – nel 2013 si era tenuto il congresso internazionale dell’organizzazione islamista Hizb al Tahrir (Partito della Liberazione), attiva in quaranta paesi del mondo con il sostegno di circa un milione di simpatizzanti, tra i quali anche gli islamisti tatari rappresentati da Fazil Hamzayev. In Crimea, Hizb al- Tahrir è stata messo fuori legge in quanto fautrice dell’estremismo religioso dopo l’annessione alla Federazione Russa, nella quale era già illegale. Ad Ankara, invece, si è tenuto a marzo l’ultimo congresso internazionale dell’organizzazione islamista.
Sarebbero vari anche i tatari di Crimea partiti alla volta della Siria e inquadrati nella formazione Katiba alMuhajireen: tra loro il kamikaze Abu Kalid, suicida in un attentato ad Aleppo nel 2013, e il jihadista Abdullah Dzepparov.

Un documento di cui sarebbero entrati in possesso alcuni hacker russi descrive un progetto sul quale esisterebbe già un accordo di massima tra Poroshenkoe Erdoğan. Nella regione di Kherson dovrebbero insediarsi ben duecentomila turchi meshketi – un numero pari a venti volte quello degli attuali residenti – trasformando la zona in una “Autonomia nazionale tataro-crimeana” e facendo assumere all’odierna Kherson il nome turcofono di Khan-Geray, in omaggio al khanato ottomano che nel XV secolo in Crimea succedette alla dominazione mongola, poi sconfitto dalla Russia zarista circa tre secoli più tardi.

L’accordo potrebbe offrire garanzie alla Turchia rispetto alle incalzanti richieste ucraine di sostegno economico, militare e energetico – oltre al carbone, con cui tamponare i deficit provocati dal controllo della stragrande maggioranza delle miniere del Donbas da parte degli insorti.
L’ipotesi di una guerra scatenata in Crimea da milizie tatare, reparti speciali turchi, regolari ucraini e gruppi neonazisti contro la Russia sembra fantasiosa. Ben più realistica appare se letta in una strategia complessiva di balcanizzazione della Federazione Russa.

L’utilizzo di consistenti minoranze etniche, dotate di proprie strutture militari e sostegni esterni, assume un ruolo centrale sia nella situazione presente che in quella di una futuribile – quanto non auspicabile – detonazione su base etnica della Federazione Russa. Nel solco del tentativo, che per il momento in Caucaso non ha avuto successo, di trasformare vaste zone dell’ex Urss in califfati, vista la rilevanza delle componenti islamiche e la presenza di movimenti jihadisti nello spazio post-sovietico.

20 luglio 2016

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https://www.limesonline.com/turchia-e-jihadisti-in-ucraina-contro-la-russia/93087