2021-11-09 00:40:57
Lioni – : Industrializzazione, ricostruzione, ruralitàLioni e gli altri, il bonus che cancella i murales
Non è passata inosservata la cancellazione a Lioni del murale di Hyuro, street artist argentina deceduta lo scorso novembre a soli 46 anni. I proprietari dell’edificio che lo ospitava dal 2016 hanno, infatti, deciso di usufruire del Superbonus 110% che prevede, tra le altre cose, la realizzazione del cappotto esterno. Così il murale, dedicato al terremoto del 23 novembre 1980, è stato tombato sotto i pannelli isolanti.
Lo scorso giugno, anche l’opera simbolo del rilancio turistico del piccolo centro di Civitacampomarano in Molise (foto in basso), era stata distrutta dal bonus facciata. In quel caso il padrone di casa era pure sindaco del luogo ed è stato travolto dalle polemiche. Ma i due episodi non sono destinati a restare isolati. Tutt’altro. Sotto i colpi della riqualificazione energetica degli edifici si prospetta in tutta Italia una strage di murales e non solo.
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“Formalmente su una facciata privata, a meno che il proprietario non abbia interesse specifico a conservarla così com’è, non c’è alcun vincolo, quindi è possibile fare questo tipo di intervento. E non c’è modo di opporsi, a meno che non esista un accordo disciplinare a monte, perché il bonus 110 è una misura di interesse pubblico volta alla riqualificazione del patrimonio edilizio italiano”, spiega l’architetto Angelo Verderosa, che aggiunge: “La stessa problematica si sta ponendo anche per l’edilizia minore che caratterizza tanti borghi e centri storici italiani: lesene, paraste, bassorilievi e bugnati, elementi che rappresentano lo stile costruttivo di un’epoca, stanno scomparendo a causa del bonus 110. Le Sovrintendenze stanno denunciando questo massacro del patrimonio storico, ma l’interesse alla riqualificazione prevale”.
Del tema Verderosa si sta occupando anche sulla rivista “Recupero e Conservazione”. “Il punto è che stiamo andando ad apporre delle buste di plastica, polistirolo, su edilizia artigianale o opere d’arte, su materiali naturali. Il risvolto della medaglia è che i cappotti non durano in eterno, anzi. Hanno vita limitata proprio perché elementi estranei alla muratura che quest’ultima rigetta. Tra una ventina di anni ritornerà alla luce tutto ciò che ora viene occultato, bisogna solo attendere”, chiosa ironicamente l’architetto.
Il murale di Hyuro era un’opera intimistica: braccia femminili di un corpo senza volto, il suo, sorreggevano un’abitazione. La stessa sulla quale Hyuro aveva realizzato il murale, una di quelle rimaste in piedi la sera del terremoto del 1980. A ben guardarlo il suo soggetto restituiva serenità e speranza: la madre terra fa da scudo ai luoghi.
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“Il proprietario della parete, per il diritto d’autore italiano, diventa anche proprietario dell’opera. All’artista, invece, appartengono lo sfruttamento economico e la tutela. Questo è l’orientamento che esiste attualmente a livello di street art. Legittimo, quindi, che i proprietari procedano alla copertura del murale per usufruire del superbonus, ma in realtà lo stesso poteva accadere per la semplice ritinteggiatura, che dopo un paio di decenni bene o male si fa”, aggiunge David Ardito, fondatore del Collettivo BoCa che negli anni ha portato grandi nomi della street art a Bonito.
“Gli artisti sono consapevoli, sono pronti a manomissioni o cancellazioni per intemperie. Nel caso di Lioni, l’artista è deceduta e aveva una certa notorietà, si sarebbe perciò potuto fare un tentativo di asportazione dell’opera, previo consenso del compagno. Ma sarebbe stato complesso per dimensioni e costi e, quindi, difficile da praticabile. Ora però si potrebbe fare qualcosa in ricordo”, conclude Ardito.
Per Mario [...]
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