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Lunedì 30 agosto Dal Vangelo secondo Luca Lc 4,16-30 In quel | Giovani di Parola

Lunedì 30 agosto
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 4,16-30

In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
a proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

A Nazaret si sapeva che Gesù era figlio semplicemente di un falegname e quindi come avrebbe mai potuto essere un grande predicatore, liberare i prigionieri, compiere miracoli, insomma essere il Cristo?! Impossibile! Com’è anche impossibile che il Signore possa amare proprio me che sono spesso figlio delle mie paure, dei miei limiti e delle mie fragilità? Forse c’è da iniziare ad avere uno sguardo diverso sulla realtà per riconoscere quanto di bello Dio Padre mi ha donato, c’è da avere uno sguardo diverso su me stesso per riconoscere quanto bello mi ha fatto, uno sguardo diverso su ciò che sono realmente per riconoscermi principalmente figlio Suo, amato nonostante tutto e grazie a tutto. Si tratta di imparare ad avere lo sguardo del Figlio e del Fratello, lo sguardo di Gesù. Come fare? Affidiamoci a qualcuno già in cammino dicendogli che vogliamo imparare ad accoglierLo e a lasciarci accogliere, dicendogli che vogliamo imparare a frequetarLo e essergli amico, dicendogli che ci insegni a pregare!