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- Gli strumenti del padrone possono demolirne la casa? “Sì”, r | GaiaPost

- Gli strumenti del padrone possono demolirne la casa? “Sì”, risponde senza ambiguità Hester riportando le parole di Lucca Fraser, altra componente del collettivo: “gli strumenti sono esattamente questo, hanno degli utilizzi che vanno oltre le intenzioni dei loro padroni”. Il procedimento di riappropriazione e di hacking non può restare appannaggio di gruppi isolati, spiega Hester (prevenendo ogni sospetto di folk politics locale e isolazionista di cui si potrebbe tacciare il progetto): deve situarsi su un piano “mesopolitico”: operare cioè “nello spazio che intercorre tra gli interventi atomizzati e iperlocali (micropolitica), e i progetti speculativi di vasta scala fondati sul completo rovesciamento di potere a livello statale, e oltre (macropolitica)”.

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È proprio in questo che risiede lo “xeno” dello xenofemminismo: “una cornice che non rifiuta il futuro, ma lo intende come il non ancora realizzato, l’emergente, ciò che deve ancora venire”. Si tratta insomma di riconoscere dialetticamente “la possibilità costante che la ripetizione possa far emergere la differenza”, quindi anche attraverso la procreazione, che come la tecnologia non ha nulla di innato, ma che può generare qualcosa di nuovo e diverso, e la cui diversità può proliferare se accolta da un contesto incoraggiante e solidale. Un nuovo nato, insomma, è un essere in potenza, un “alieno”, qualcosa di imprevedibile nei suoi risultati, proprio come ogni forma di relazione, legame e alleanza che si può stringere.
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