fiammeggia e l’erba che verdeggia.” “Spicciati a scendere”, u | Fiabe per tutti
fiammeggia e l’erba che verdeggia.”
“Spicciati a scendere”, urlava Barbablù, “o se no salgo io.”
“Eccomi” rispondeva sua moglie; e daccapo a gridare: “Anna, Anna, sorella mia, non vedi tu apparir nessuno?”.
“Vedo” rispose la sorella Anna, “vedo un gran polverone che viene verso questa parte…”
“Sono forse i miei fratelli? ”
“Ohimè no, sorella mia: è un branco di montoni.”
“Insomma vuoi scendere, sì o no?”, urlava Barbablù.
“Un’altro momentino” rispondeva la moglie, e tornava a gridare: “Anna, Anna, sorella mia, non vedi tu apparir nessuno?”.
“Vedo” ella rispose “due cavalieri che vengono in qua: ma sono ancora molto lontani.”
“Sia ringraziato Iddio”, aggiunse un minuto dopo, “sono proprio i nostri fratelli: io faccio loro tutti i segni che posso, perché si spiccino e arrivino presto.”
Intanto Barbablù si messe a gridare così forte, che fece tremare tutta la casa.
La povera donna ebbe a scendere, e tutta scapigliata e piangente andò a gettarsi ai suoi piedi: “Sono inutili i piagnistei”, disse Barbablù, “bisogna morire”.
Quindi pigliandola con una mano per i capelli, e coll'altra alzando il coltellaccio per aria, era lì lì per tagliarle la testa.
La povera donna, voltandosi verso di lui e guardandolo cogli occhi morenti, gli chiese un ultimo istante per potersi raccogliere.
“No, no!”, gridò l’altro, “raccomandati subito a Dio!”, e alzando il braccio…
In quel punto fu bussato così forte alla porta di casa, che Barbablu si arrestò tutt’a un tratto; e appena aperto, si videro entrare due cavalieri i quali, sfoderata la spada, si gettarono su Barbablu.
Esso li riconobbe subito per i fratelli di sua moglie, uno dragone e l’altro moschettiere, e per mettersi in salvo, si dette a fuggire.
Ma i due fratelli lo inseguirono tanto a ridosso, che lo raggiunsero prima che potesse arrivare sul portico di casa.
E costì colla spada lo passarono da parte a parte e lo lasciarono morto.
La povera donna era quasi più morta di suo marito, e non aveva fiato di rizzarsi per andare ad abbracciare i suoi fratelli.
E perché Barbablu non aveva eredi, la moglie sua rimase padrona di tutti i suoi beni: dei quali, ne dette una parte in dote alla sua sorella Anna, per maritarla con un gentiluomo, col quale da tanto tempo faceva all’amore: di un’altra se ne servì per comprare il grado di capitano ai suoi fratelli: e il resto lo tenne per sé, per maritarsi con un fior di galantuomo, che le fece dimenticare tutti i crepacuori che aveva sofferto con Barbablù.
Così per tutti gli sposi.