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28 NOVEMBRE 2021 PIAZZA UMBERTO ORE 19 MANIFESTAZIONE ANTIFASC | Ex Caserma Liberata

28 NOVEMBRE 2021 PIAZZA UMBERTO ORE 19
MANIFESTAZIONE ANTIFASCISTA

La sera del 28 novembre 1977 Benedetto Petrone e Franco Intranò stavano tornando verso la città vecchia, quando un manipolo di fascisti missini usciti dalla vicina sede li insegue. Franco Intranò prova a tornare indietro per soccorrere Benedetto, attardatosi a causa della gamba offesa, ma riesce solo a vedere il coltello salire dal basso e trafiggere all’addome il compagno. Anche Intranò viene accoltellato, sotto la spalla, però riesce a mettersi in salvo dentro Bari vecchia. L’aggressione avviene a pochissimi metri dall’ingresso della Prefettura, nella piazza antistante. Testimoni parlano di una pattuglia presente. Il giorno dopo, le fabbriche sono in sciopero, Bari è attraversata da un corteo di decine di migliaia di persone, una città che piange suo figlio ma non solo. La sede della CISNAL è assaltata, devastata e incendiata, la sede del MSI viene murata, la polizia, che a un certo punto rinuncia ai tentativi di contenere il corteo, è costretta ad arretrare su corso Vittorio Emanuele.
Negli anni Sessanta, a Bari Vecchia, in più della metà delle case non c’era l’acqua corrente. In un terzo mancava l’elettricità. Il sottoproletariato urbano viveva quasi tutto qui. In questo contesto nasce e cresce Benedetto Petrone, studente, operaio e iscritto alla federazione giovanile del partito comunista della città vecchia. Da piccolo aveva avuto la poliomielite, che l’aveva lasciato vivo ma zoppo. Questo non gli aveva impedito di diventare, appunto, operaio, di suonare la chitarra e sviluppare una coscienza politica che lo portò presto a lottare per la “sua” Bari Vecchia, già allora nel mirino degli speculatori, il cui popolo veniva di fatto “deportato” verso i quartieri periferici.
A ridosso della città vecchia sorge il quartiere murattiano, la “Bari bene”, territorio pressoché indiscusso dei fascisti della città, insieme al quartiere residenziale benestante di Poggiofranco.
Da quarant’anni fa a oggi sono cambiate tante cose e non è cambiato niente: i fascisti continuano ad aggredire impuniti e coperti dalla polizia e il partito della speculazione edilizia è forte come non mai. La gentrificazione avanza, mentre il costo della vita in tutto il paese decolla, lasciando al palo i salari, fermi da trent’anni. La pandemia, che ancora viene descritta in termini di emergenza, è diventata la scusa per compiere un ulteriore giro di vite sulle libertà individuali e collettive, e chi alza la testa è oggetto di misure cautelari, denunce, processi, campagne diffamatorie.
Per questo, domenica 28 novembre saremo in piazza Umberto alle ore 19, a ribadire ancora una volta che l’antifascismo è un percorso consapevole, che appartiene alla città e non a chi si fa bello un giorno per poi continuare a svendere carni non sue tutti gli altri 364 giorni dell’anno.