Get Mystery Box with random crypto!

Intervista alla portavoce del CNI: Consiglio nazionale Indigen | Ex Caserma Liberata

Intervista alla portavoce del CNI: Consiglio nazionale Indigeni

Rappresentante del CNI

Oggi, 25 anni dopo aver deciso di camminare nella lotta, nella resistenza e nella ribellione, con l'accompagnamento dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), siamo il Congresso Nazionale Indigeno e ci rivolgiamo ai popoli del mondo per dire la nostra parola:

Il 12 ottobre 1996, con la straordinaria presenza della Comandanta Ramona, del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno-Comando Generale dell'EZLN, a causa del quale sarebbe iniziato a sgretolarsi l’assedio che gli era stato imposto; e con la partecipazione di oltre 3.000 delegati provenienti da tutto il Messico, per la prima volta noi popoli indigeni abbiamo potuto incontrarci e conoscerci per sognare uno spazio organizzativo proprio, il Congresso Nazionale Indigeno (CNI), sotto il 7 principi del "Comandare Obbedendo" che desse l’impulso per un Paese diverso, in cui essere pienamente riconosciuti nei nostri diritti e culture.

Come antecedente di questo evento storico, abbiamo organizzato due precedenti forum nazionali e accompagnato la Marcia del Colore della Terra guidata dall'EZLN nel 2001, per fare pressione sullo Stato messicano affinché rispettasse gli Accordi di San Andrés "Sui Diritti e la Cultura Indigena". A questa marcia sono seguiti il tradimento degli Accordi di San Andrés da parte di tutti i partiti politici e dei poteri dello Stato; l'oblio della nostra lotta da parte di coloro che l'avevano trasformata in una moda passeggera, la disorganizzazione di una parte del movimento indigeno, la continuità del CNI nella sua regione Centro-Pacifico (20 anni fa); la decisione di fare nostra la Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona dell'EZLN, facendoci carico della lotta anticapitalista, in basso e a sinistra, ciò che ci ha procurato un maggiore isolamento dalla classe politica autoproclamatasi di sinistra, dalle ONG e dalle "personalità" che prima avevano affermato di essere nostri amici e nostri alleati.

In questi 25 anni abbiamo imparato che la lotta per la vita è la nostra parola collettiva e che come da più di 500 anni la spoliazione delle nostre terre, della nostra cultura e dei nostri modi di vivere ci affligono, ci portano ad organizzarci ed a lottare. Oggi, la spoliazione e lo sfruttamento capitalista diventati guerra, hanno lo scopo di realizzare grandi e pericolosi megaprogetti che seminano morte in tutte le geografie indigene del Messico, e con l'impero della violenza cercano di garantire i profitti delle bande criminali e della rete economica e politica che li sostiene; che è la stessa che non si ferma nel suo desiderio di vedere sterminati i nostri popoli. Questa guerra che viviamo nelle comunità del Messico, che ci ha riempito di lutto e rabbia, è condotta da politici, imprese e bande criminali che, insieme, sono il governo del Messico e servono un sistema mondiale che è quello del capitalismo.

In suo nome, i governi di prima e di adesso hanno commesso gravi crimini per reprimere i nostri popoli, quando collettivamente abbiamo deciso il nostro destino; e non dimentichiamo la sporca guerra con le sue migliaia di giustiziati, torturati e desaparecidos, il massacro dell’Acteal in Chiapas, la carneficina di Aguas Blancas, gli omicidi di Betty Cariño, del maestro zapatista Galeano, del bambino Hidelberto Reyes nella comunità di Santa María Ostula e del nostro fratello Samir Flores Soberanes; o la scomparsa dei 43 studenti di Ayotzinapa; non dimentichiamo i nostri fratelli desaparecidos come Sergio Rivera Hernández dell'organizzazione MAIZ; né i/l@ nostr@ compagn@ detenut@ per aver combattuto e che sono perseguitati per pensare e difendere con fermezza ciò che è sacro, come Fidencio Aldama della tribù Yaqui e Fredy García Ramírez del Comitato per la Difesa dei Diritti Indigeni, a Oaxaca.