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BUEN RETIRO. Ho solo 50 anni, ma molto tempo fa ho realizzato | Fabrizio Cotza

BUEN RETIRO.
Ho solo 50 anni, ma molto tempo fa ho realizzato che aspettare la pensione per concedersi un po’ di riposo fosse una pessima idea. E non condivido neppure il famoso motto, attribuito a Confucio, ovvero “fai del tuo lavoro la tua passione e non lavorerai neppure un giorno”. Perché quella “passione” può trasformarsi in una trappola fatale che cattura l’intera esistenza, non lasciando spazio a tutto il resto.

Una dozzina di anni fa decisi di concedermi il lusso di un anno sabbatico. Bella esperienza, soprattutto per me che all’epoca lavoravo 7 giorni su 7, con una media di 14 ore quotidiane. Fu come svegliarsi da una ipnosi, che mi aveva portato a dimenticare tutto il resto. A volte persino me stesso.

Così iniziò un lento ma progressivo percorso di disintossicazione, finalizzato a riprendere il controllo sulle mie scelte: quando spingere volontariamente con il lavoro e quando prendermi delle pause. Pause fondamentali, se poi devi davvero fare ottime prestazioni.

Durante i miei corsi le paragono alle frenate prima dell’imbocco di una curva. Che va fatta invece accelerando nuovamente.
I periodi complessi sono le curve da affrontare, in accelerazione. Ma se prima non freni rischi di uscire fuori strada.

C’è chi ha bisogno di lunghe pause e chi si ricarica in mezza giornata. Questo è soggettivo. Ma per capire di cosa avete bisogno dovete ascoltarvi senza il frastuono delle urgenze, della tensione e della fretta. Quindi dovete rallentare.

Si potrebbe riassumere tutto questo citando Niccolò Fabi, “Chi si ferma è perduto, ma si perde tutto chi non si ferma mai”.