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LA MERITOCRAZIA AL CONTRARIO. Draghi ha detto che non tutte le | Fabrizio Cotza

LA MERITOCRAZIA AL CONTRARIO.
Draghi ha detto che non tutte le aziende meritano di essere salvate.
E su questo, concettualmente, potrei anche essere d’accordo.

Il problema è chi stabilisce le regole affinché un’azienda sia sana ed una invece meritevole di chiudere.
Immaginate una competizione sportiva, nella quale una delle squadre parte già con un vantaggio incolmabile nel punteggio. Sì potrebbe definire una sfida equa e meritocratica?
Ovviamente no.

Ebbene, è quello che succede nella nostra economia: chi davvero fa guadagni stellari ha la possibilità (in maniera totalmente legale) di non pagare le tasse, grazie alle loro sedi in paradisi fiscali. Mentre una micro impresa italiana avrà una zavorra di oltre il 60% sugli utili che riuscirà miracolosamente a generare.

È ovvio che una multinazionale, oltre ad avere un proprietario più ricco, si potrà permettere anche di investire di più in ricerca e sviluppo, in marketing, in personale di alto livello e in fiscalisti abili a non far pagare loro le tasse.

Mentre una micro impresa dovrà fare salti mortali per rimanere competitiva con i piccoli utili che farà (se li farà), nonostante non possa disporre di quel 60% di guadagni.

Ora, se davvero vogliamo parlare di sana “competizione” dobbiamo pretendere di giocare almeno ad armi pari. Consapevoli che un bar di Chivasso non potrà avere certo la sede fiscale alle Bermuda, come nel caso di Microsoft (e non solo).

Eppure nell’immaginario collettivo chi è l’evasore che non paga le tasse? Esatto: il piccolo imprenditore con “il macchinone”. Oggetto di accuse e attacchi da parte dei politici, dei media e del popolino.

Capite come sono stati abili a creare la guerra tra poveri, per spostare l’attenzione dai veri artefici delle ingiustizie sociali a chi ne è vittima?