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• Commemorazione di Sant'Ignazio di Loyola, Confessore Ignazi | Christus vincit

• Commemorazione di Sant'Ignazio di Loyola, Confessore

Ignazio, di nazione Spagnolo, nacque nel 1491 a Loyola nella Cantabria, da nobile famiglia. Undicesimo figlio del signore di Loyola, entrò come paggio, all'età di quindici anni, alla corte del re cattolico Ferdinando V. Natura ardente e bellicosa, abbracciò poi la carriera militare. Essendo stato ferito gravemente a una gamba durante l'assedio di Pamplona, fu costretto a letto. Durante la sua lunga convalescenza, in mancanza di libri di cavalleria di cui era appassionato, gli furono dati da leggere alcuni libri pii sulla vita di Gesù Cristo e quella dei Santi. Questa lettura fu per lui una rivelazione. Egli comprese che anche la Chiesa ha la sua milizia, che sotto gli ordini del rappresentante di Cristo, lotta per difendere sulla terra i santi interessi di Dio degli eserciti. Egli allora, nella celebre abbazia benedettina di Monserrato, sospese le armi all'altare della beata Vergine, e la sua anima generosa, un tempo desiderosa di gloria mondana, aspirava solo alla maggior gloria del Re ch'egli ormai avrebbe servito. Nella notte del 25 marzo, in cui si celebra il mistero dell'Incarnazione del Verbo, dopo la confessione dei suoi peccati, egli fece la sua prima veglia d'armi e la Madre di Dio lo creò cavaliere del Cristo e della Chiesa militante, sua Sposa. Quindi vestito di sacco com'era, avendo dato prima a un mendicante i suoi ricchi abiti, si ritirò a Manresa, dove dimorò un anno, mendicando il pane e l'acqua di cui si nutriva, digiunando tutti i giorni, eccetto le Domeniche, domando la carne con una rude catena e col cilizio, dormendo per terra e flagellandosi fino a sangue, con una disciplina di ferro, ma confortato da Dio con sì meravigliosi lumi, che era solito dire: Quand'anche non esistessero le sacre Scritture, io non sarei meno pronto a morire per la fede per le sole cose che il Signore m'ha rivelato a Manresa. Fu allora che quest'uomo affatto illetterato, compose, guidato dalla grazia, quel mirabile libro degli «Esercizi Spirituali» - forse ispirandosi alla pratica dell'Exercitatorium dell'Abate Benedettino Gisneros di Monserrato (anno 1500) -, che si raccomanda per l'approvazione della Sede apostolica e per il bene che tutti ne ricavano.
Tuttavia per rendersi più atto a guadagnare le anime, risolvé d'assicurarsi il soccorso delle lettere, e cominciò a studiare la grammatica coi fanciulli. Intanto non trascurando per nulla quanto riguarda l'altrui salvezza, stupisce il vedere quante fatiche ed affronti ebbe a sostenere dappertutto, soffrendo le più dure prove, la prigione e le battiture fin quasi a morirne; ciò però non gli impediva di bramare ancora molto di più per la gloria del Signore. Essendosi uniti a lui nove compagni di diverse nazioni, appartenenti all'università di Parigi, tutti maestri nelle arti e addottorati in teologia, vi gettò a Montmartre i primi fondamenti del suo ordine, la Compagnia di Gesù, che poi stabilì a Roma, aggiungendo ai tre ordinari un quarto voto riguardante le Missioni, e mettendolo sotto la stretta dipendenza della Sede apostolica; e Paolo III prima l'ammise e confermò con la bolla Regimini militantis ecclesiae (27 settembre 1540), e altri Pontefici e il concilio di Trento l'approvarono. Egli poi inviato san Francesco Saverio a predicare il Vangelo nelle Indie e disseminati altri nelle diverse parti del mondo a propagarvi la religione, dichiarò guerra al paganesimo e all'eresia, e con tal successo, che, per sentimento universale, confermato anche da testimonianza pontificia, Dio volle opposto Ignazio e la sua società a Lutero e agli eretici d'allora (tra cui i giansenisti), come già altri santi uomini in altri tempi.