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OTTAVA DI SANT'ELIA PROFETA, CAPO E PADRE NOSTRO (di tutto l'O | Christus vincit

OTTAVA DI SANT'ELIA PROFETA, CAPO E PADRE NOSTRO (di tutto l'Ordine Carmelitano)

Doppio maggiore.
Paramenti rossi.


Sant’Elia Tisbita fu profeta del vero Dio - il suo stesso nome significa Yahwhe è Dio - al tempo di Acazia e Acab. Combatté strenuamente - confermando la predicazione coi miracoli - per l’integrità della Fede contro il culto del demone Baal che era stato introdotto in Israele. Sul Monte Carmelo trionfò dei sacerdoti idolatrici, in seguito da lui stesso scannati. Per sfuggire all’ira della regina Gezabele fuggì nel deserto, dove, nel pieno dell’angoscia fu visitato da un Angelo che lo rifocillò con un pane miracoloso, figura dell’Eucaristia. Alla fine della sua missione fu assunto di tra gli uomini da un carro di fuoco e portato in luogo misterioso col suo corpo mortale: “Non è sfuggito alla morte, ma per lui essa è solo ritardata” (S. Gregorio Magno). Assieme al Patriarca Enoch tornerà a preparare la seconda venuta del Cristo e particolarmente per convertire gli Ebrei. I due moriranno Martiri prima della disfatta dell’Anticristo, il che giustifica l’uso dei paramenti rossi. Questo “angelo della terra e uomo del Cielo” (S. Giovanni Crisostomo), vindice dei diritti di Dio, prefigurò san Giovanni Battista. L’Ordine del Carmelo lo venera per suo Padre. Su quel monte infatti egli vide - nella nuvoletta ascendente dal mare - la Santa Vergine e originò un ceto di santi romiti.

Sermone di san Giovanni Crisostomo.
Sull'ascesa di Elia.
C'era l'usanza presso qualche antico re, che chi avesse agito valorosamente a favore del re in guerra, e non avesse temuto di gettare il corpo e la vita ai pericoli, gli fosse fatto dono del carro trionfale e della altre insegne della dignità regia. Dunque i re terreni e mortali furono così soliti ricompensare coloro che erano assai devoti ad essi. Quanto più l'onnipotente Iddio, poiché è Re dei re, e Signore dei signori, volle che il suo Elia, zelante nel votare tutto se stesso corpo e anima, dopo i sudori di molte fatiche, dopo le gravissime stanchezze per le crudeli persecuzioni, dopo le grandi e illustri vittorie di tanto grandi guerre, lui che conseguì lo splendido trofeo sul mondo e sul demonio, posto su un carro di fuoco e cavalli fiammanti, pervenisse al suo regno con splendente trionfale gloria?
Occorreva, infatti, che il signore e governatore del popolo errante, il reggitore delle cose sacre, l'auriga delle volontà discordanti d'Israele, che richiamò gli animi lascivi e incostanti dei cavalli al giogo del timor d'Iddio, che strinse con morsi e cinghie, e che costituì con alcuni legami concordi per percorrere la strada della disciplina con retto tenore, passasse a volo al regno celeste, sollevato da un carro e da cavalli. Da ciò credo che i poeti e i pittori abbiano preso esempi nel rappresentare l'immagine del sole. Appunto esso brillando dal carro e dai cavalli sfolgoranti, e risplendendo, e sollevato dal flutto dell'oceano, sfuggendo tra le scoscese rupi dei monti, sembra ascendere, per così dire, nei luoghi celesti, rivestito a somiglianza del suo lume. Il sole infatti si dice in greco Helios; onde Elia è realmente helios, poiché ascese, trasportato ai luoghi celesti, su un carro e dei cavalli sfolgoranti dal flutto dell'oceano, cioè dall'agitazione del mondo, attraverso le rupi dei monti, cioè procedendo attraverso le difficoltà delle grandi fatiche.
Ora finalmente, dilettissimi, esponiamo brevemente, come ci siamo proposti precedentemente, la ragione del carro e dei cavalli di fuoco. È stato scritto di Dio: Colui che fa suoi Angeli i venti, e suoi servi i fuochi fiammanti (Hæbr. 1:7). Essendo mutevole la natura di queste cose, esse si cambiano in quelle forme, che siano utili alle cause, per cui sono dirette naturalmente. Abbiamo già detto per quali motivi era stato necessario che Elia fosse trasferito in questo modo ai luoghi celesti; ed è perciò questo fuoco, che fu soggetto agli ordini del ministro di Dio, e che per ordine dello stesso sarebbe stato innalzato Elia in cielo, avrebbe assunto la forma del carro e dei cavalli.