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I FRATELLI OVITZ, TORTURATI PER MESI DA MENGELE, INTERESSATO A | Cronache Ribelli

I FRATELLI OVITZ, TORTURATI PER MESI DA MENGELE, INTERESSATO A SCOPRIRE LE ORIGINI DEL LORO NANISMO DA CONTRAPPORRE ALLA PUREZZA DELLA RAZZA ARIANA

Purtroppo ci sono molte vicende di torture e violenze da raccontare su Auschwitz ed in particolare sulle “ricerche” condotte dal dottor Mengele e dai suoi collaboratori su alcuni degli internati. Difficile trovarne alcune che abbiano un lieto fine, ma la storia dei fratelli Ovitz, almeno in parte, è una di quelle.
Dei dieci figli di Shimson Eizik Ovitz, un rabbino di origine romena, ben sette erano affetti da pseudoacondroplasia, una malattia genetica che comporta una delle forme più comuni di nanismo. Dopo la prematura morte del padre tutti i figli iniziarono a girovagare nell’Europa dell’Est, recitando in esibizioni ambulanti e poi unendosi a veri e propri circhi. Come protagonisti dei “freak show”, gli spettacoli nei quali venivano (e in parte vengono ancora) fatti esibire i cosiddetti “fenomeni da baraccone”, riuscirono, negli anni ‘30, a raggiungere una certa notorietà. Chiaramente la loro condizione fisica li esponeva costantemente allo scherno e alla ghettizzazione, ma questo era ancora nulla rispetto a quello che li aspettava.
Quando erano ormai all’apice della carriera e avevano una propria compagnia nota come “Lilliput”, scoppiò la guerra mondiale. A lungo, celando le loro origini ebraiche, riuscirono ad evitare arresto e deportazione, ma alla fine, nel maggio del ’44, il loro destino fu segnato. Presi in una retata, furono portati direttamente ad Auschwitz.
Qui vennero subito notati dal personale addetto allo smistamento, che li indirizzò direttamente da Josef Mengele. Quest’ultimo apparve particolarmente interessato ai fratelli, e decise di utilizzarli per esperimenti speciali. Comincia così il calvario degli Orvitz che vengono separati dagli internati comuni e godono di alcuni privilegi, come abiti e latrine personali, ma devono sottostare a violenze continue. Violenze interminabili perché Mengele è ben attento a non uccidere quelli che diventano i suoi giocattoli preferiti.
Prelievi di sangue e di midollo, capelli e denti asportati, liquidi iniettati nei loro corpi e nell’utero delle ragazze Orvitz, acqua bollente e gelida nelle orecchie; brutalità che si fermano solo quando i malcapitati stanno per morire soffocati dal proprio vomito o dal proprio sangue. Oltre al calvario fisico i fratelli devono anche subire quello psicologico; Mengele li costringe ad esibirsi, anche nudi, per sé e per gli ufficiali delle SS.
Una Via Crucis, durante la quale videro nani come loro essere uccisi e perfino bolliti, che terminò solo con la liberazione del campo, nel gennaio del ’45.
Nel frattempo uno dei fratelli era stato ucciso durante un tentativo di evasione.
Gli altri tornarono prima in Romania e poi si trasferirono in Israele. Furono tra i pochi a sopravvivere agli esperimenti di Mengele.